Si narra che un visitatore, vedendo la gran mole di libri di teologia nella biblioteca di Voltaire, abbia chiesto ” ma li ha proprio letti tutti?” La risposta. ” si, ma me la pagheranno!”
Nel mio piccolo, ho letto il libro di Franzinelli su garbata esortazione del prof Alessandro Giacone della Università di Grenoble che ha letto il mio precedente articolo sul PIANO SOLO .
L’idea di affrontare, con la distanza dello storico, queste tematiche è in se lodevole semprecché non faccia parte di una metodologia per coprire altro, come spesso accade nella pubblicistica contemporanea.
un proverbio arabo recita che
“la donna più bella del mondo non può dare che quello che ha”, e con tutti i miei limiti vorrei contribuire a sanare le numerose lacune e pecche riscontrate nella lettura del testo, specie nella parte a me più direttamente nota.
Per facilitare la lettura, dividerò lo scritto in più parti: un pò di analisi critica del testo vero e proprio; un elenco incompleto di errori; il “golpe del 1960, esempio a cui qualcuno si ispirò per inventare i successivi; quello del ’70, meglio noto come “il golpe Borghese” e quello del 74 meglio conosciuto come “il golpe bianco”.
La parte comune a tutti e tre i racconti è che, come presidente del consiglio, il candidato sarebbe stato sempre lo stesso: Randolfo Pacciardi.
I protagonisti dei vari golpe – il principe Valerio Borghese e l’Ambasciatore Edgardo Sogno sarebbero stati i cirenei che una volta fatto il golpe, avrebbero lasciato il posto a Pacciardi !
I commenti li faremo poi assieme a chi vorrà farli.
Incominciamo.
L’impianto del libro è solido e presenta la parte narrativa, quella dei documenti ed infine una serie di profili biografici sulle persone, che aiuta a inquadrare alcuni personaggi. L’indice analitico dei nomi è poderoso.
Peccato che abbia sottovalutato la figura di Randolfo Pacciardi e quando non ha potuto fare a meno di citarlo, lo ha fatto mettendolo in una luce sfavorevole. Ci sono le biografie del generale Ciglieri ( citato 6 volte nell’indice analitico) e dell’on Giuseppe Alessi ( citato 7 volte), Ferruccio Parri (8 citazioni) Beolchini ( 9 citazioni), Cossetto ( 15 citazioni) , mentre manca la biografia di Randolfo Pacciardi (citato nel libro ben 19 volte), al quale è evidentemente assegnata la parte del cattivo della storiella e la cui biografia sarebbe stata in completo contrasto con il ruolo assegnatogli dall’autore.
Esagerata piageria, immagino non richiesta, scrivere nella biografia di Scalfari che fondò l’Espresso assieme a Arrigo Benedetti. L’Espresso lo fondò Benedetti e basta.

Arrigo Benedetti fondò l'Espresso e dieci anni prima, L'Europeo. Nella foto: il primo numero. Il titolo principale è su Pacciardi
Scalfari fece carriera più tardi, proprio come “Il Tempo” fu fondato da Angiolillo , mentre Gianni Letta, direttore amministrativo, emerse dopo la morte del fondatore, assumendo anch’egli connotati da giornalista che inizialmente non ebbe.
Il testo non è stato rivisto da una persona esperta di cose militari. Per un libro che parla di militari, di preparativi militari e di mondo militare in genere, non è un buon inizio.
FINE PRIMA PUNTATA…



Commenti
L’ha ribloggato su IL CORRIERE DELLA COLLERAe ha commentato:
Mentre riposo, repetita juvant
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Mio nonno (ufficiale dell’aereonautica allora in pensione) mi raccontava che la storia
del (presunto) golpe è nel romanzo “La Salamandra” di Morris West è verosimile?
Io lo ho letto pare assomigliare per certi versi a De Lorenzo (Leporello e i carabinieri golpisti) per certi versi a Borghese (il principe Baldassarri).
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