La parte iconografica e le didascalie del libro di Franzinelli sono piuttosto sciatte. Raccattate da archivi di agenzia e prive di interesse politico o umano.
Un argomento tanto nuovo e poco conosciuto, avrebbe richiesto, ad esempio , fotocopie dei documenti più importanti come il Franzinelli ha fatto in un altro suo libro “Guerra di spie” in cui ha forse persino ecceduto nel pubblicare fotocopie di corrispondenze del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato.
In particolare la foto di de Lorenzo comandante dell’Arma è stata scattata in altra occasione: infatti non indossa la mantella da Carabiniere che egli scelse come caratterizzazione del suo periodo di comando.
De Lorenzo ha sempre indossato – durante il periodo a viale Romania – il mantello rosso/nero dei carabinieri, dando l’ordine a ufficiali e truppa – tuttora in vigore – di indossare unicamente l’uniforme nera e scartando quella Kaki che i carabinieri indossavano specie nel periodo estivo e in zone rurali. Non è un dettaglio da nulla e spiego perché.
Questo provvedimento consentì di rafforzare lo spirito di corpo dei Carabinieri, distinguendo gl uomini dell’Arma da quelli del resto dell’Esercito e di realizzare anche un risparmio per il bilancio dello Stato.
Tutte le foto di de Lorenzo col cappotto, non appartengono a quell’epoca, ma ad altre epoche successive. Uno storico meticoloso avrebbe saputo la storia dell’obbligo dell’uniforme nera e non avrebbe “arronzato” foto e didascalie. Tra i profili biografici dei protagonisti, spicca per l’assenza – come ricordato – quella di Randolfo Pacciardi ( per forza! L’autore avrebbe dovuto dire che aveva combattuto contro il fascismo per venti anni, attentato alla vita del Duce, comandato la Brigata Garibaldi in Spagna contro i franchisti, che scrittori come Hemingway e il sovietico Ehrenburg lo descrivono come un eroe; che nel dopoguerra aveva ricostruito le Forze Armate : tutte caratteristiche che avrebbero contrastato con gli epiteti di “stizzito”, “battitore libero”, “isolato ” ” politico in disarmo circondato da generali a riposo ” ( Raffaele Cadorna comandante militare della Resistenza e Mancinelli ex capo di S M della Difesa – il quale, secondo il diario di Fanfani, era in urto con Pacciardi – al punto che secondo Fanfani, Pacciardi non poteva tornare al ministero della Difesa…) che l’autore affibbia a Pacciardi ogni volta che lo cita, al punto di sembrare sua suocera. Volendo ( io ndr) infierire,a pag 80-81 l’autore cita 12 persone come amici e consiglieri di Segni: di questi tre erano di Nuova Repubblica ( nome completo: Unione Democratica per la Nuova Repubblica) e ci sono rimasti fino alla morte: RandolfoPacciardi , Ivan Matteo Lombardo ( co-fondatore come si direbbe oggi) e Celso De stefanis che ha collaborato con Nuova Repubblica fino alla morte, lasciandoci un inedito sulla esperienza di “Europa 70” la corrente presidenzialista della DC.

Giovanni de lorenzo, ingegnere, generale, divide col generale Cadorna il non invidiabile record d'essere stato "avvicendato". E' in uscita un libro che contesta anche la destituzione di Cadorna che sarebbe anch'egli vittima dei politici del tempo.
Giovanni de lorenzo, ingegnere, generale, divide col generale Cadorna il non invidiabile record d’essere stato “avvicendato”. E’ in uscita un libro che contesta anche la destituzione di Cadorna che sarebbe anch’egli vittima dei politici del tempo.
La conseguenza di queste omissioni/sottovalutazioni ha valenza storica : se ci si limita a dire che venne costituita una brigata meccanizzata e basta, si produce “l’effetto sospetto”: a che serve una brigata? Perché a Roma ? Così come il solito Eugenio Scalfari si chiese a cosa servissero i C 130 per l’aeronautica italiana. Servivano a voli di lunghe tratte, che l’esperienza ha dimostrato utilissimi.
Invece , se si presenta la realtà, ossia un insieme organico di misure che oltre al cambio di uniforme e alla creazione di una sala operativa e all’installazione di ponti radio che collegavano anche le più remote stazioni, si abolirono le biciclette ( che i più anziani ricorderanno) , sostituite da tremila “Giulie Alfa Romeo” su cui vennero installate anche delle radio, si da la sensazione oggettivamente più realistica che – a parità di costo – il de Lorenzo ha rivoluzionato l’Arma e ne ha fatto uno strumento di sicurezza moderna. L’autore invece , tende ad assolvere il de Lorenzo dalle accuse più pesanti, ma cerca di non disturbare la vulgata delle trame che molti hanno interesse a non rivangare.
Questi exploit amministrativi sarebbero stati impossibili senza la capacità del colonnello Tagliamonti che “L’ingegnere” ( come era chiamato il generale) si portò appresso dal SIFAR. L’autore vede in questo trasferimento solo un aspetto clientelare.
La storia delle Giulie Alfa Romeo ( così come i C 130 del successivo scandalo Lochkeed) hanno radici in questa nostra storia: in entrambi i casi il concorrente sconfitto nella fornitura era il gruppo FIAT con le sue auto e con l’aereo G 222. Se il Franzinelli lo avesse esplicitato, avrebbe reso più comprensibili le polemiche sugli appalti di cui pure meritoriamente fa cenno.
Esistono importanti correnti di pensiero che hanno interesse a non cambiare la storiella delle trame e dei Golpe propinata agli italiani dai media, dai DC di sinistra , dal PCI e dagli USA. A questi si sono accodati una serie di giornalisti “pistaroli” che hanno cercato editori che li promuovessero a scrittori grazie a un paziente lavorio di ritagli stampa che moltiplicò i gossip, promuovendoli a informazione accertata
FINE SECONDA PUNTATA
Commenti
L’ha ribloggato su IL CORRIERE DELLA COLLERAe ha commentato:
Prima e dopo la data di questo post, potete leggere gli altri sei episodi che raccontano la storia di golpe mai avvenuti, ma utili per eliminare personaggi avversi al gruppo FIAT. O politici che volevano ammodernare l’Italia ed impedire i disastri che viviamo oggi. Per andare sulle date, clikkare sui mesi/anni indicati nella colonna a sinistra.
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