Detesto autocitarmi, ma nel deserto di servile idiozia che circonda la politica estera europea, e nostra in particolare, non vedo alternative. Nel 2013 scrissi su questo blog che la Francia in Africa, col suo interventismo, sarebbe andata incontro a un nuovo Vietnam. per chi voglia verificare, accludo – grazie a un amico caritatevole- i miei link dell’epoca necessari a capire cosa é successo mentre l’Europa dormiva, istupidita dalle chiacchiere sul terrorismo create ad arte per ottenere un casus belli.
In realtà adesso capiamo che di casus belli ne organizzarono due: uno verso L’Algeria e l’altro verso il Mali.

Nelle immagini sovrastanti, un esempio di come si fabbricano le fake news grazie alla compiacenza delle grandi agenzie di notizie: questa é della Associated Press ( le bugie francesi sono presentate dagli americani e viceversa quelle americane dalla Agence France Presse.) Nella foto racconta che a Timbuktu é stato trovato un “manifesto ” di Al Kaida scritto nientemeno che dall’emiro Abd el Malek Droukdel – sconosciuto al portalettere sia prima che dopo il 2013 a tutt’oggi – ma come dubitare della onnipresenza dei terroristi annunziata dalla Francia e confermata dalla Associated Press? Quindi parte la spedizione armata circondata dall’alone romantico della Legione straniera. Ora dopo un decennio cercano qualcuno cui mollare la vicenda ormai putrescente.
NASCE L’OPERAZIONE SERVAL
La motivazione fu la solita di origine anglosassone: “ evitare che i jihadisti si impadronissero della capitale del Mail, Bamako, e trasformassero il paese in un immenso campo d’addestramento di kamikaze pronti a lanciarsi negli Champs Elysées. ». Larealtà fu l’esatto contrario: gli attentati sofferti dai francesi furono la rappresaglia per l’intervento francese in Africa occidentale.
La prima avvisaglia fu l’operazione SERVAL, voluta dal Presidente Francois Hollande nel 2013 e mirante a stabilizzare il Mali che minacciava di implodere a seguito delle ambizioni indipendentiste dei TOUAREG cui fecero seguito con sospetta sincronia delle organizzazioni jihadiste “ legate ad Al Kaida” o all’ISIS che inquinarono il quadro politico reale e giustificarono l’intervento armato.
Qualche scettico già affiorò all’epoca, ma adesso sono legione.
Dopo l’iniziale successo a sorpresa di Serval, si eternizzò la permanenza delle truppe che lentamente si é trasformata in guarnigione con tutti gli inconvenienti del caso. Il nominativo cambia in “ Barkhane”, ma la mentalità e l’addestramento sono i soliti. Inadeguati alla guerra transfrontaliera e alla duttilità degli insorti.
La necessità tipica dell’esercito regolare di presidiare il territorio fu il primo errore. Mentre i francesi conquistavano il terreno, gli avversari le anime.
I mille morti del 2013 divennero seimila nel 19. Si crearono una serie di organismi internazionali dai nomi fantasiosi, cercando di coalizzare i propri e identificare i nemici. E qui il secondo grande errore: essendo importante avere UN UNICO nemico ( il “terrorismo”), i militari finirono per far coalizzare i vari filoni fino ad allora in competizione ( religioso, nazionale, sociale) che mano a mano si sono armonizzati raggiungendo la massa critica.
Ma l’errore più grande di tutti é stato il voler rovesciare Gheddafi con una intesa segreta anglo-francese da cui furono esclusi i capi di stato africani ( e l’Italia…ndr) che appresero gli eventi dalla radio.
La delegittimazione conseguente ha impedito agli amici della Francia di mantenere il controllo e il rispetto degli amministrati. Da lì, istanze indipendentiste nella base, corruzione frutto dell’incertezza politica nei dirigenti, prevalere dello spirito tribale in tutti.
La reazione politica francese ricalca stancamente i bei tempi della guerra di Indocina: ricerca-ripulsa dell’aiuto americano , tentativo di coinvolgimento degli alleati NATO ( tedeschi, italiani, lituani…), degli organismi internazionali ( Missione MINUSMA: missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite ), la UE e la Missione di formazione ( EUTM Mali) e il G 5 SAHEL. Una sorta di Forza multilaterale dei cinque paesi – Mali, Burkina Faso, Niger Mauritania, e Ciad ognuno partecipante con uno o due battaglioni privi di mobilità , logistica e comunicazioni adeguate.
Il Presidente senegalese SALL ha definito questi apparati “ uno stipendificio” al recente Forum della pace di Dakar. Solo MInusmo ha coinvolto quattordicimila dipendenti e collaboratori.
La Francia ha il completo dominio dell’aria e conduce una guerra di droni all’israeliana uccidendo singoli capi o ritenuti tali. E’ la rappresentazione plastica del distacco tra la popolazione e l’occupante che colpisce alla cieca mentre gli insorti gestiscono abigeati, accordi di spartizione di acqua, alleanze tribali, problemi migratori.
E’ in questo merdaio dall’esito già scritto che Romano Prodi ci vuole trascinare da quando con un articolo di fondo sul Messaggero di qualche mese fa, scrisse che di intervento nostro nel Sahel si poteva parlare a patto Dio essere coinvolti nella gestione delle risorse. Il tapino ignora che i francesi hanno delocalizzato i loro maggiori interessi petroliferi e minerari rispettivamente sull’Angola e la Nigeria e ci stanno passando il cerino acceso…
Commenti
L’ha ripubblicato su Pastor Aeternus proteggi l'Italia.
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“Piccolo” problema politico da affrontare dopo le calure estive: ovviamente, non le terze (e quarte e quinte e…) dose vaccinali da somministrare ad un popolo terrorizzato dalla paura della morte – e quindi anche dal vaccino stesso, terrorizzante perché il popolo bue non ha ancora capito che qualsiasi farmaco non è assimilabile allo Spirito Santo ma è un rimedio tutto umano con tutti i rischi e i benefici del caso – o come spendere i paperoneschi fantasliardi del recovery plan che, se un effetto sicuro avranno, sarà quello di rendere l’Italia ancora più servile verso la Francia e la Germania (e quindi gli Stati Uniti) di quanto essa ancora non sia, ma come costruire una piattaforma politico-informativa all’altezza delle grandi competenze che pur esistono e di cui il “Corriere della Collera” è il più luminoso esempio nel nostro paese, luminoso esempio sì ma purtroppo solo sul piano della competenza ed onestà intellettuale del suo creatore e principale animatore, vale a dire Antonio de Martini, ma non certo su quello della capacità aggregativa politica di creare un discorso pubblico veramente realistico ed altro rispetto alle porcate e alla disinformatia che attualmente regnano incontrastate (e su questa scarsa capacità aggregativa Antonio de Martini non ha proprio alcuna responsabilità, mentre “qualche” ce l’ha chi in questi anni ha seguito il blog, e ovviamente nessuno è escluso…). Viste le deboli capacità dei responsabili di questo fallimento il compito potrebbe sembrare impossibile, ma il quadro politico italiano sta subendo un tale deterioramento che anche vecchie talpe che in passato hanno creato solo cunicoli virtuali, possono infine sperare di scavare una bella mina… Massimo Morigi – 9 luglio 2021
P.S. Ovviamente, come sempre, complimenti ad Antonio de Martini per l’impareggiabile post Il mal francese di chiama Mali.
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