Ecco un memorandum sulla scissione inglese stilato da un italiano da venti anni attivo sulla piazza di Londra. Lo pubblico integralmente per lasciare intatta la fragranza . Le sottolineature in rosso sono mie.
1. Naturalmente qui hanno giocato molti fattori, interni ed esterni, in particolare ”last but not least” la incredibile lentezza dell’azione europea degli ultimi anni (vedi economia ed immigrazione) troppo dominata da merkelismo e visione basata sulle regole.
2. Di fronte a questa grandissima e imbarazzante incompetenza delle cancellerie europee, i britannici hanno trovato nel referendum la possibilita’ di mettere in azione la loro insofferenza atavica verso l’Europa che ha sempre covato nonostante il buon viso di Cameron.
3. A lato delle note magagne nella governance europea ha trovato comunque gioco un sentire antieuropeo tutto tipico della Gran Bretagna che sotto molti aspetti e’ rimasta a Churchill.
4. Ieri purtroppo si e’ votato contro ‘a prescindere’, diciamo cosi’.
5. Molti britannici infatti hanno votato Exit senza sapere in realta’ cosa stavano votando in quanto nessuno del fronte Exit ha mai spiegato propriamente quale fosse il programma post uscita dall’unione, salvo qualche generico riferimento a controllo immigrazione e ripresa della sovranita’ britannica bla bla bla. Appare incredibile come con una tale pochezza di argomenti questi signori abbiano potuto vincere il referendum ma tant’e’.
6. Il voto e’ pero’ una sorta di self harming perche’:
– una uscita cosi’, alla cieca, con un big gamble di questo tipo, a mio parere danneggera’ il consenso interno una volta che l’azione del governo non sapra’ sufficientemente colmare il gap da uscita (vedi sovvenzioni agli agricoltori etc. etc).
– a fronte di un rallentamento dell’economia il deficit di bilancio si innalzera’ e quindi potrebbe aumentare la pressione fiscale.
– occorrera’ vedere se e in quale misura questo nuovo status si riverberera’ sulla centralita’ di Londra come motore finanziario-affaristico dell’economia globale. Forse non vi saranno soverchi effetti sotto questo aspetto ma di fatto diversi istituti bancari hanno gia’ indicato che procederanno a spostamenti di personale in altre aree geografiche per continuuare a beneficiare della liberta’ di circolazione di servizi della UE.
7. A livello politico si conferma:
– L’inettitudine mostrata dal PM Cameron a non intravedere i rischi enormi inerenti il lancio di un’avventura nel referendum Brexit. Cameron ha completamente sottovalutato il risentimento anti-europa che stagnava da tempo nella societa’ inglese. Avrebbe dovuto conoscerlo.
– A latere del problema elettorale, Cameron non ha saputo ponderare la ancor piu’ grande incognita che con un siffatto referendum andava a porre sul futuro della tenuta generale del sistema. La Scozia ha gia’ di fatto annunciato la rimessa in moto del referendum per l’uscita dallo UK. Se la Scozia uscisse dalla UK di fatto si torna ad un modello di stato England, sic et simpliciter. Uno stato medio in una economia globale e senza una grande manifattura.
– il timore dei rischi gravano sul nuovo assetto di governo che si preannuncia essere dominato dai Brexisti ( untested, Boris Johnson ha fatto il sindaco di Londra ma e’ totale unknown factor come potenziale PM).
Commenti
Sembra da questa riflessione, che l’europa regali i soldi delle sovvenzioni (anche agli agricoltori): miracoloso l’albero della cuccagna istituita…!!!
Ed io che pensavo che i paesi piu’ ricchi (tra cui uk, ma anche l’italia) versassero di piu’ di quanto non ne tornasse indietro…
Gli accordi bilaterali convengono a tutti: sopratutto agli esportatori (senza fare nomi sopratutti quelli che hanno un surplus commerciali altre le “quote” e “regolamenti” europei)…. che pagano i dazi di esportazione e devono quindi garantire di essere competitivi al di la’ dei cambi fissi.
Vero e’ che la manifattura inglese e’ in declino, ma quando si mantiene il know how e l’autonomia monetaria in pochi lustri si possono fare cose straordinarie.
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In pochi lustri saremo morti tutti:)
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Non io ….. spero
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Chi di speranza vive….
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Grazie ragazzo de MARTINI: sempre bravo e prezioso!
Acc
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Grazie a lei OG
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? Me la spiega?
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Commentare con la rabbia del marito che per far rabbia alla moglie…,considerando egotisticamente la propria vita come metodo di misura per eventi di portata mondiale e’ pura miopia. Peggiore di quella dei successori ai fondatori di un’architettura appena abbozzata, i quali non sono stati capaci di dar seguito al grande progetto creando l’asse portante al grande disegno, che pare le nuove generazioni hanno capito meglio di noi per una gran parte ingessati nel nostro passato.
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26 giugno 2016
Siccome sembra che un mio commento sull’esito del referendum sulla brexit abbia ricevuto un positivo apprezzamento da parte di “qualcuno” attivo nel “Corriere della Collera”, mi permetto di trasmetterlo anche al presente insostituibile blog, integrandolo anche con un mio pregresso “UE delenda est”, affermato prima che si conoscessero i risultati del referendum stesso. Il commento: “Cum Troia incensa et deleta esset, plerique Graeci iam in patriam reverterant et vitam cum uxoribus et liberis degebant. (Sostituire seconda parola con UE e si avranno la cronaca di queste ultime ore nonché una verosimile previsione ed auspicio per gli eventi prossimi).”
Massimo Morigi, 24-26 giugno 2016
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Mi stupisce la mancanza di precisione da entrambe le parti del dibattito, e quella sulle sovvenzioni all’agricoltura è una grossa sciocchezza.
Gli stati dell’EU hanno delegato all’EU la gestione della politica agricola, per cui mandano soldi a Bruxelles che decide dove distribuire i finanziamenti. Se UK esce dall’EU, dovrà rimettere in funzione un apolitica agricola nazionale (tramite il ministero dell’agricoltura penso) che definirà direttamente a chi andranno i contributi.
Considerando che UK era un contributore positivo al bilancio UE, verosimilmente avranno piu’ soldi da distribuire (su agricoltura o altro, scelta che faranno loro stessi)
Non lo dico per appoggiare la posizione Brexit o quella Remain, ma per sottolineare che c’é stata pochissima informazione precisa sui dettagli di quanto succederà.
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Mi stupisco che si stupisca. Se l’UK esce dalla politica agricola comune, i finanziamenti saranno certo erogati dal governo inglese, ma dubito siano a valere su fondi comunitari.
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Resta il dettaglio relativo alla grassa incompetenza mostrata da taluni politici. Nelle settimane precedenti il voto c’è stata una pioggia di critiche ai sostenitori dell’uscita; poi si è passati alle minacce plateali tipo “possibile crollo del pil” o “banche in ginocchio”.
Minacciare e sfottere il corpo elettorale, oltre che di cattivo gusto, è poco furbo. Ecco i risultati, pessimi. Una scommessa: ora gli inglesi faranno melina, prenderanno tempo. Non c’è fretta di negoziare niente con attori che in pochi mesi potrebbero svanire, no?
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UK importa da UE piu di quanto esporti, per cui ci fanno un favore se chiedono un trattamento “norvegese” di accesso al mercato .. se invece vince la linea dura tipo UKIP per avere anche il controllo stretto della circolazione delle persone, allora (economicamente) sarà peggio per tutti, in particolare per i paesi esportatori
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Nelle alleanze e combinazioni europee, gli inglesi sono sempre entrati e usciti a loro convenienza.
Sarà così anche questa volta temo….
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