Ricoverato in ospedale a Nassirya – tristemente nota agli italiani- quando ormai impossibile salvarlo, si è spento TARIK AZIZ l’unico membro del governo di Saddam di confessione cristiana.
Nominato ministro degli esteri nel 1983 e vice primo ministro nel 1991 si era costituito un mese dopo la caduta del regime nel 2003.
Il mondo intero sapeva benissimo che non aveva mai avuto alcun potere reale, ma fu AZIZ fu ugualmente processato e condannato a morte.
La famiglia fece numerosi tentativi per salvarlo facendo appello ai leaders occidentali ed ai giornalisti con cui era stato in buoni rapporti, ma invano: doveva morire perché era ” il volto umano del regime baathista”, la prova che i cristiani d’Oriente non erano schierati con gli occidentali e la memoria storica di tutte le trattative intercorse tra gli Stati Uniti e Saddam Hussein.
Il premier Nouri al Maliki lo fece curare ( cardiopatico con problemi polmonari e diabete) perché potesse essere giustiziato per ” reati concerne i la repressione religiosa” in Irak nel 1980 che oggi farebbero ridere i bambini.
Nel trattamento inflitto dagli USA a Tarik Aziz vediamo tutte le ragioni per cui l’occidente viene frustrato nelle sue ambizioni irachene.
Il rifiuto a discutere con chiunque sia stato ” dall’altra parte” tipico di un certo puritanesimo USA. ; l’incapacità a trattare col vecchio nemico per sconfiggere il nuovo; il rifiuto a riconoscere un ruolo ai cristiani d’Oriente che non rientrano negli schemi culturali occidentali e nel piano del New World Order.
È noto che la resistenza irachena più cruenta si sia coagulata attorno al ” re di fiori ” Izzat Ibrahim al Duri ex numero due del regime, e al “re di cuori” Hani Al Latif al Tikriti ex responsabile dei servizi speciali.
L’uno gestiva tutto il potere di Saddam e l’altro quello del figlio Kusay. Erano i fedelissimi veri padroni del partito e dei servizi speciali. Sono tutt’ora latitanti e attivi da undici anni.
TARIK AZIZ li aveva costeggiati per venti anni, ne conosceva carattere e punti deboli per le frequentazioni avute nelle alte sfere del governo e avrebbe certamente saputo come trovare un contatto, avviare una trattativa e ottenere almeno l’isolamento politico dell’ISIS-DAESCH in nome del nazionalismo iracheno.
Una occasione perduta per capire e per stabilizzare uno dei due paesi chiave della penisola araba e non c’è più un George W. Bush cui attribuire la colpa.