Il 7 giugno i turchi saranno chiamati alle elezioni politiche più importanti da cinquanta anni a questa parte. In ballo la sopravvivenza della democrazia, l’appartenenza all’occidente e alla NATO, la stessa sopravvivenza di Erdogan e del suo partito della giustizia e dello sviluppo AKP.
È probabile, quasi certo, che Erdogan vinca, ma la misura del suo indebolimento deciderà del suo destino anche fisico nel breve- medio termine.
Ricorderete che la campagna elettorale è stata preceduta da alcuni attentati miranti a screditarlo come leader e porre un interrogativo sulla stagione turistica.
L’ultima parte della campagna elettorale è iniziata con la condanna all’ergastolo di due generali: il generale Kenan Evren capo delle forze armate all’epoca del colpo di stato ,il 12 settembre 1980 ,classe 1919 ( 96 anni) e il capo di SM dell’aeronautica del tempo, Tahsin Sahinkaya oggi 89 anni suonati.
Evren, dopo aver represso ogni focolaio di guerriglia a suon di impiccagioni ( famosa la pubblica spiegazione delle esecuzioni data nel 1984 ” perché nutrirli vita natural durante?” ) . A lui si deve la scoperta di Turgut Ozal un oscuro professore di economia che risollevò le sorti dell’economia turca eliminando tutte le regolette fiscali che opprimevano l’economia e al quale lasciò la presidenza del Consiglio prima e della Repubblica poi.
Suo è anche il criterio operativo ” alla militare” che ha trasformato la Turkish Airlines in un successo mondiale di puntualità e di preferenza della clientela internazionale.
Dopo il suo volontario ritiro a vita privata, il generale Evren è sopravvissuto a due attentati motivati più da vendetta di sangue che da amore per la democrazia.
Dopo l’assoluzione in appello dei trecento ufficiali accusati di preparare un altro colpo di stato di fronte al clericalismo APK ( il partito di Erdogan) serviva un esempio di rigore: visto che non si potevano ottenere condanne per un golpe che non si era verificato, hanno chiesto la condanna per il golpe avvenuto ma che è a fondamento dell’attuale regime….
L’essersela presa con due vegliardi è stato dai più visto come un gesto di debolezza.
Il colpo di scena di questa settimana con cui l’opposizione ha replicato è stata una fotografia pubblicata dal quotidiano principale del paese ( e del fronte laico) CUMHURRYET ( Repubblica, ma era preesistente a quella nostra …) .
La foto mostrava un convoglio di camion carichi di armi e mitraglie fermato alla frontiera siriana lo scorso dicembre e con il marchio M I T, l’acronimo del servizio segreto turco, in bella vista. Il convoglio era diretto in Siria al movimento terrorista Jubhat Al Nusra ( il primo che diede il via alle decapitazioni) . L’opposizione accusa anche per rifornimenti al DAESCH( ISIS).
La polizia, amica dei gulenisti (una influentissima conventicola tipo Cielle di ex amici di Erdogan che ebbe una parte nella rivolta studentesca dell’anno scorso quando ruppe per la politica estera) aveva fermato il convoglio per creare il caso, ma sul tutto cadde poi il sipario del segreto di stato.
Si presenta un Erdogan sostenitore del terrorismo, doppiogiochista e incapace di mantenere i segreti più gelosi dello stato.
La foto, dopo tre anni di negazioni e smentite e a sette giorni dalle elezioni, ha fatto un gran rumore ( In Italia nemmeno una parola), al punto che i tre “giornalisti genuflessi che hanno intervistato il Presidente non hanno potuto fare a meno di porre una domandina sulla foto.
La risposta è stata un accesso di rabbia furente con minaccia in diretta TV al direttore Can Dunbar ” la pagherà molto cara” ( lett un prezzo pesante). Non ha fatto buona impressione nemmeno come tenuta nervosa.
Come contromossa, forse per timore di incriminazioni il movimento Jubhat Al Nusra è stato cancellato dall’elenco delle organizzazioni terroristiche.
Visto che c’era, il focoso sultano ha definito il New York Times , sempre in TV ” straccio per pavimenti” dimenticando nell’impeto che il suo giornale SABAH ( il mattino), diretto dal genero, lo aveva distribuito in Turchia fino a pochi anni fa con tanto di spot pubblicitari e prosopopea.
GLI SCHIERAMENTI
Da una parte si sta schierando tutta la “Turchia moderna“, laica e Kemalista,, le minoranze che si sentono minacciate ( ebrei, Halevy, armeni, kurdi, Arabi del Sangiaccato di Alessandretta e Mardin) la minoranza qualificata dei mussulmani gulenisti che affolla la burocrazia, i militari e buona parte della magistratura. I giovani.
Dall’altra, la Turchia profonda e contadina – più numerosa- dell’Anatolia beneficata da Erdogan con dighe e donazioni di tipo laurino: frigoriferi, lavatrici ed altri prodotti acquistati per sostenere l’industria nazionale e distribuiti gratuitamente.
Il clero, molto rivalutato e i fratelli mussulmani oltre ai nuovi commercianti che hanno avuto un gran numero di licenze di vendita nei Bazar e si sentono vellicati dalla politica di potenza nazional popolare fatta in questo periodo verso il mondo arabo e Israele sono favorevoli all’ AKP, ma rispettano l’istituzione esercito che è l’orgoglio di tutti.
Una ricerca ha contribuito ad aumentare la confusione: i turchi ritengono che il maggior pericolo che li sovrasti sia Israele e gli Stati Uniti ( visti come egoisti e inaffidabili) , ma richiesti di dove vorrebbero collocare il paese nel prossimo futuro, lo vedono nella NATO come garanzia di libertà e “non vogliono finire nel medio oriente“ Una contraddizione che conosciamo anche noi.
Il crescere della ruvidità anti occidentale di Erdogan – che non ha digerito la messa alla porta dalla UE e la repressione nei confronti dei fratelli mussulmani su cui poggiavano , specie per Egitto e Arabia Saudita, le sue speranze egemoniche nel medio Oriente e una possibile significativa diminuzione dei suffragi elettorali, apriranno la strada ad una ripresa dei collegamenti tra militari e occidentali che col riacutizzarsi della contesa kurda ( mancata conclusione della pace e blocco degli aiuti durante l’assedio di Kobane, favorendo così l’ISIS-Daesch ) condurranno alla crisi determinante, specie se continueranno i segnali di collaborazione con Putin e se non si raggiungesse una intesa soddisfacente con l’Iran.
Dubito che gli diano da mangiare vita natural durante. Lui lo sa e si sta battendo come una tigre anche per un voto.
Commenti
L’ha ribloggato su IL CORRIERE DELLA COLLERAe ha commentato:
Giugno 2015. Dicevo di Erdogan che i militari lo aspettano al varco. Più chiaro di così….
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I fatti sono sotto i nostri occhi…e non credo che a lui riesca di far scoppiare una guerra civile di lunga durata
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Si veda il video che ho postato. C’è tutto. Con un anno di anticipo.
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