Il generale Alberto Zignani è stato segretario generale della Difesa, ed è figlio di un eroe di guerra. Ora che ha dismesso l’uniforme,
mi ha spedito un commento a un post precedente.
La risposta richiava di non essere letta dato il tempo trascorso. La pubblico e condivido integralmente . ” Caro Antonio, le nostre Forze Armate (in particolare l’Esercito) hanno cercato in tutti i modi di scongiurare l’avvento dell’esercito professionale.
Sin dalla fine degli anni ’80 (la caduta del muro di Berlino) abbiamo cercato di illustrare in tutte le sedi (molte volte l’ho fatto anch’io) i molti aspetti negativi di una simile scelta. Ma poi ci siamo dovuti arrendere quando abbiamo preso consapevolezza della ineluttabilità di tre fattori.
1. Sin dagli anni ’70 la media e alta borghesia nazionale è riuscita con sempre maggiore facilità e frequenza a non far fare il servizio militare di leva ai propri figli. Quindi sin da allora non esisteva più, di fatto, il servizio militare di leva come “altissima funzione sociale ed educativa” di massa. E la tendenza appariva ormai irreversibile.
2. L’impiego delle Forze Armate si stava spostando sempre più all’estero, con rischi concreti di perdere la vita. Pertanto i Governi consentivano l’impiego nelle missioni all’estero soltanto delle Unità paracadutiste (perché considerate composte da “volontari” di leva) o di Unità formate riunendo singoli “volontari”, dando vita, in tal caso, a Unità “abborracciate” di difficile e anche rischioso comando in situazioni di emergenza. In sintesi i Governi non volevano morti di leva. Soltanto i “volontari” potevano “tranquillamente” morire, tanto se l’erano … cercata!
3. La tendenza all’esercito professionale andava affermandosi in tutto il mondo occidentale e la classe politica, anziché valutare le nostre considerazioni, ci accusava di non saper stare al passo con i tempi e di conservatorismo “ottuso”.
A questo punto ci siamo detto: tutti vogliono l’esercito professionale, soprattutto lo vuole la classe politica che, in definitiva, è la vera responsabile di simili scelte. Noi, per più di un decennio, abbiamo fatto tutto il possibile per far riflettere su questa decisione. L’effetto conseguito sembra opposto a quello da noi auspicato. Ebbene, venga l’esercito professionale!
Questa è, in estrema sintesi, la storia dell’esercito professionale in Italia e, credo, anche in gran parte del mondo occidentale. E penso che sarebbe oggi molto difficile invertire la marcia!
Ora, qualche precisazione.
La presunta limitata operatività dell’esercito di leva non è altro che una sciocchezza diffusa dai fautori dell’esercito professionale per conquistare facilmente il favore dell’opinione pubblica.
Una manovra d’attacco di un gruppo tattico a livello di battaglione (al quale sono stati addestrati i militari di leva fino alla fine degli anni ’80) è di gran lunga più complessa dei servizi di pattugliamento e di presidio di postazioni fisse che costituiscono la base operativa delle missioni all’estero.
Infine l’affermazione che le armi moderne sono di più difficile impiego rispetto alle precedenti è, nella maggior parte dei casi, infondata. Anzi, in molti casi è vero il contrario!
Commenti
A prescindere da tutto ma per i ragazzi e ragazze odierni, farà un gran bene.
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18 gennaio 2015
Se si pensasse seriamente ad una reale funzione di difesa e presidio dei confini nazionali e delle nostre naturali aree geopolitiche, l’unica scelta logica sarebbe, per una nazione come l’Italia, un moderno esercito di leva. Per una nazione che invece ha rinunciato a qualsiasi reale proiezione geostrategica, va benissimo un esercito “professionale” che possa fornire, senza tanti problemi, carne da cannone per servire gli interessi di una alleanza di cui siamo l’ultima – e giustamente disprezzata – ruota del carro. Massimo Morigi
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Se non ho capito male, tra le righe, si ventila la possibilità che un esercito di professionisti sia stato sponsorizzato per aggirare alcuni articoli della costituzione, o sbaglio?
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L’art 52 recita che il servizio militare ” è un sacro dovere” e quindi è stato violato, non aggirato. L’art 11 dice che l’Italia ripudia l’uso della forza. La dottrina riconosce la possibilità di intervenire militarmente nel quadro dell’ONU, ma non di un’alleanza diversa e meno che mai per accordi a tre o quattro.
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