TUNISIA: che fare per smorzare l’ondata migratoria “democratica” in arrivo.

Terzo post con proposta su immigrazione publicato il 18 gennaio 2011

IL CORRIERE DELLA COLLERA

 Appena il Mediterraneo si metterà al bello, riprenderà il flusso migratorio dall’Africa per via di mare  – specie dal Maghreb – verso le nostre coste. Oltre alle solite motivazioni umanitarie,  adesso si potrà invocare anche l’asilo politico.

D’altronde, se non c’è lavoro in Tunisia, dove cercarlo se non da noi?  La risposta è impiantare un grande cantiere in loco e  guadagnarci.

 L’immigrazione, diminuita di oltre il 60% nel corso del 2009 riprenderà a salire. I punti di partenza più probabili sono le coste tunisine, visti i recenti eventi. La polizia, inevitabilmente ridimensionata dal nuovo regime, mancherà dell’autorevolezza necessaria a tenere in pugno la situazione.

Poiché sento già nelle orecchie i soliti amici dire ” Giusto, ma qual’è la terapia”?

 Eccola:

Si tratta di creare un grande progetto, della valenza  quasi del canale di Suez, da condursi con bassa intensità tecnologica per poter impiegare il massimo di mano d’opera.

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Commenti

  • Francesco Venanzi  Il luglio 2, 2014 alle 6:13 PM

    Idea alternativa: trovare il modo legale – sindacati permettendo – di pagare un salario minimo ai migranti qui sbarcati e impiegarli massivamente per la costruzione dell’alta velocità ferroviaria da Salerno a Reggio e poi Catania e Palermo. L’autostrada del Sole fu concepita nel 1953 per accorciare l’Italia e ci riuscì. Oggi per accorciare l’Italia verso il suo Sud serve la ferrovia AV piuttosto che l’autostrada. Utilizzando la manodopera a basso costo dei migranti il progetto potrebbe costare molto meno e diventare fattibile, con grande beneficio per lo sviluppo del Mezzogiorno. Si farebbe così anche una grande “formazione on the job” delle migliaia di migranti. Ai quali si dovrebbe garantire poi un bonus per tornare in patria, se vorranno.
    Follie.

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    • antoniochedice  Il luglio 2, 2014 alle 7:21 PM

      Inconveniente: immigrerebbero. Molti preferirebbero che restassero in Patria.

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  • foibar  Il luglio 3, 2014 alle 8:15 am

    “qual’è la terapia”?
    si avvicini, ancora più vicino e le sussurrerò nell’orecchio la risposta: “guerra”!!!!

    Ma dai non sia cosi scontroso e non si arrabbi; le do solo l’anticipazione di quello che stanno preparando.

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