MEDIO ORIENTE DOPO LA CRISI. COSA SUCCEDERÀ ? ORA È POSSIBILE UNA PACE CON ISRAELE SENZA REAZIONI DI PIAZZA E ATTENTATI A CHI FIRMA. di Antonio de Martini

http://corrieredellacollera.com
Esaminando freddamente la situazione politica nell’area MENA ( Middle East & North Africa), constato due novità che proprio oggi la Stratfor – una agenzia ufficiosa americana – ha diffuso:

a) l’esistenza, finora tenuta segreta, di un secondo negoziato Israelo-Palestinese che procederebbe parallelamente a quello di Washington, in quel di Jerico ( nel territorio di Fatah) dove il controllo della stampa è piu agevole.
b) la “imminente riapertura” di un ufficio commerciale di rappresentanza israeliano a Doha, capitale del Katar.

Entrambe queste informazioni vanno nella direzione individuata nello scorso post di una razionalizzazione della politica del Levante e quindi per la prima volta in assoluto di un aumento delle prospettive di una pace concreta, dovuto all’assenza – per un periodo non prevedibile – della opinione pubblica, influentissima nel Levante, domata da varie forze armate e per varie cause nei due anni precedenti.

LA SITUAZIONE STRATEGICA NEL LEVANTE

1) alla decisione immediata con cui il Comitato Militare Egiziano ha schiacciato le unghie alle ipocrite proteste legalitarie della confraternita dei Fratelli Mussulmani appoggiati dagli USA e in particolare dalla nuova ambasciatrice Patterson;
2) alla virile risposta indipendentista siriana di questi due anni di guerra alla ingerenza della internazionale salafita appoggiata dagli USA e dall’Arabia Saudita e Katar.
3) alla desistenza diplomatica USA ( almeno in posizione di prima fila) dal negoziato reale in corso a Jerico.

Tra levantini e in assenza di un pubblico yankee da impressionare, Palestinesi e Israeliani rischiano di intendersi più facilmente ed è probabile che la partecipazione diretta di Abu Mazen e Netanyahu ( meglio sarebbe Peres) , consenta – in caso di intesa – di concludere più rapidamente, impegnando i massimi vertici delle parti.

L’INFLUENZA DELLA PUBBLICA OPINIONE NEL LEVANTE

Finora, chi ha apposto la sua firma ad accordi di pace tra arabi e israeliani ( Sadat e Rabin) è stato ucciso dai suoi ( che dietro questi omicidi ci siano o meno cospirazioni, è indifferente) e sepolto con lutti ipocriti e plauso diffuso.

L’assassino sapeva di diventare con quel gesto un eroe nazionale e – nel caso arabo – tutte le capitali d’oriente si sarebbero infiammate d’un colpo a sostenerlo :Algeri, Tunisi, Tripoli, Cairo, Beirut, Bagdad, Damasco, Istanbul.

Da ferragosto tutto è cambiato . Le sofferenze, gli entusiasmi, la motivazione e i leader di un tempo, non ci sono più. Ci sono solo morti da piangere, detenuti da visitare, feriti da assistere. Certezze da raccogliere nella polvere.
Tutta l’area MENA, dopo quasi tre anni di unrest anela alla stabilità più che a ogni altra cosa. Dal 2010 al 2012 i profughi approdati nella sola UE sono passati da 230.000 a 340.000 annui.

Tutto il Levante – senza eccezioni – sarà chiamato – se si creerà un clima di pace – a condividere le immense ricchezze offerte dai due bacini di Gas e Petrolio il cui sfruttamento sta per iniziare ( Leviathan, Tamar e il bacino marittimo di idrocarburi prospiciente il Delta del Nilo).

Una pace in cambio della concessione dei territori occupati nel 1967 da Israele – come da dettato delle Nazioni Unite – oggi è realistico immaginarla e l’arma della piazza araba che da sempre si scatena “spontaneamente” è ormai spuntata anche a causa dei fucili di agosto.

Ogni capitale del Levante ha morti da piangere, progetti da lanciare, richieste da soddisfare, all’appuntamento rivoluzionario non crede più nessuno. La mancanza delle piazze gremite nega legittimazione e gloria agli assassini.

L’assenza di capi carismatici nazionali – tutti sradicati – impedisce i crescendo demagogici che propiziavano le tensioni e impedivano l’apertura o la prosecuzione di negoziati. Il Prossimo Ramadan, più vicina occasione di pulsioni mistiche popolari ci sarà tra 12 mesi.

Si tratta di una finestra cronologica favorevole che si riprodurrà forse tra cento anni.

IL MOMENTO GEOPOLITICO

Anche i sauditi e gli emiri del golfo,” i principi ereditari” come li definì Ben Laden, stanno capendo che nessuno può impedire all’Iran l’entrata nell’era nucleare. Cercano un ombrello nucleare che gli Stati Uniti non gli offriranno mai.
Il Pakistan – altro paese nucleare islamico – riceve ogni rifornimento energetico dall’Iran a prezzi scontati e vanta con esso rapporti idilliaci.
La sola alternativa al nucleare iraniano è quello israeliano.
Verità geopolitica dura da digerire, ma non per questo men vera.
Se Israele non coglie questo momento per ottenere anche una cattiva pace con i suoi vicini, finirà per rovinare definitivamente ogni possibilità di inserirsi con le buone nella realtà del mondo che si è scelto con la forza.
Anche il momento di estrema debolezza della UE e l’imbarazzo dell’amministrazione Obama possono aiutare.
Mettere da parte quintetti, quartetti e troike e trovare per il mediterraneo equilibri mediterranei garantiti da tutti.

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Commenti

  • gicecca  Il agosto 21, 2013 alle 6:43 am

    Insomma, la pace sui punte dei carri armati. A volte funziona. Si dice anche in Arabo che Dio (Allah) permette il male da cui provenga un bene ? GiC

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    • antoniochedice  Il agosto 21, 2013 alle 7:00 am

      Non so risponderti data la vastità delle tradizioni orali, ma tieni presente che Maometto è stato Magistrato a Medina anche delle due tribù ebree ( i khaibari) che vivevano costì, amministrando sulla base della legge mosaica. Quel che consente di razionalizzare la vicenda è che due dei massimi elementi di disturbo del processo di pace sono stati messi fuori gioco: il “popolo dimostrante” e i media, tutti partigiani.

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      • antoniochedice  Il agosto 21, 2013 alle 8:44 am

        Chiariamo: credo che nessun governo sia interessato alla pace, ma solo qualche singolo.
        Nei periodi di crisi il potere dei governi aumenta e i controlli si fanno rari. Adorano tutto questo.
        Sapere fare la pace è da pochi e tra questi non vedo nessuno di cultura anglosassone.
        È più facile che la pace sia desiderata dai militari, almeno fino a che sono loro a pagare il prezzo della guerra, ma stanno attivandosi per trasferirlo in massima parte ai civili.
        Vero che c’è molto da fare per costruire uno stato palestinese che includa Gaza.
        Volendo trovare una “Patria di sostituzione” per i Palestinesi, questa è oltre Giordano sia perché la Transgiordania è un paese mai esistito, come l’Irak del resto, creati dagli inglesi nel 1928 come ” Patria di sostituzione” per i figli di Faisal cacciati dai Saud dalla posizione di custodi dei luoghi santi.
        Quel che o detto nel post è che QUESTO è il momento più favorevole per i negoziati perché i tre principali veicoli di confusionedisinformazione – dimostranti giornalisti e diplomatici USA – sono per ragioni diverse e solo in questo momento, fuori dal circuito dei negoziati e questa sincronia non si ripeterà più.

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  • gicecca  Il agosto 21, 2013 alle 6:44 am

    Scusa, “i punte” dovevano essera “i cingoli” . GiC

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  • ray.issa  Il agosto 21, 2013 alle 8:03 am

    Speriamo ma non ci credo conoscendo la situazione .Non basta volere la pace ma saperla realizzare.Necessitano diversi anni per creare fisicamente uno stato coeso palestinese.Legare la striscia alla cisgiordania non e solamente un wishful thinking.

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  • 66633322  Il agosto 21, 2013 alle 2:30 PM

    a me la storia della cosiddetta “piazza araba” pare una chimera, e mi spiego. tutti i governi del medio oriente arabo si sono imposti con la forza armata. la piazza a avuto al piu’ il ruolo di applaudire. certo le manifestazioni posssono dare fastidio ma mai e dico mai e’ mancato il piombo o il gas per calmarle.il ruolo della massa nella storia della regione c’e nel 1956 quando Nasser (insediatosi con un golpe) dopo la disfatta militare egiziana fu salvato da gigantesche manifestazioni popolari e durante la rivoluzione iraniana (paese non arabo)

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    • antoniochedice  Il agosto 21, 2013 alle 4:47 PM

      I paesi arabi sono il Vicino Oriente. Il medio oriente è quello Indo-iranico.
      Per il resto sono d’accordo. Le folle sono sempre raccolte per applaudire. Quelle egiziane in particolare e Nasser non fece eccezione. Per simpatia gli fecero uno sconto.

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  • antoniochedice  Il novembre 9, 2014 alle 10:23 PM

    L’ha ribloggato su IL CORRIERE DELLA COLLERA.

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    • antoniochedice  Il novembre 10, 2014 alle 12:08 am

      Il centro cui fa riferimento l’ANSA ha base a Londra , è constituito da una sola persona che da i numeri dei morti in Siria da anni . Dice che glieli telefonano.Cerca,n con questa ” notizia” di far capire che gli studi nucleari iraniani potrebbero essere stati trasferiti in Siria e quindi sfuggire ai controlli. Cerca anche di far credere che gli ingegneri nucleari girano in pulmino come per gita scolastica e il quartiere di Damasco non si chiama Barze, ma Yarze. Credo faccia parte dei numerosi tentativi di sabotaggio che subiranno i negoziati IRAN – 5+1 che sembrano essere in dirittura finale.

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  • donato  Il novembre 10, 2014 alle 11:29 PM

    Però dopo quanto accaduto oggi una terza intifada non le appare imminente?

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    • antoniochedice  Il novembre 10, 2014 alle 11:33 PM

      Oggi spezzare una intifada con trecento morti, non commuoverebbe più nessuno. Piccoli attentati servono a ricordare il problema e affrettare il riconoscimento da parte dell’Europa ( francesi e italiani sulla rampa di lancio).

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  • donato  Il novembre 21, 2014 alle 12:56 am

    Le sembrano attendibili queste valutazioni?Nonostante l’assenza di Lavrov
    un rinvio IMHO non è catastrofico

    http://www.ispionline.it/it/articoli/articolo/sicurezza-mediterraneo-medio-oriente/il-negoziato-tra-iran-e-p51-gli-scenari-possibili-11655

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    • antoniochedice  Il novembre 21, 2014 alle 7:51 am

      Il rinvio sarebbe catastrofico in parte per Rouhani e in toto per la credibilità degli USA specie nell’area mediorientale e in particolare per il Dipartimento di stato. Gioirebbero Arabia Saudita e Israele, si rafforzerebbero Hamas, Hezbollah e i ribelli del Sinai. Assad riceverebbe nuovi rinforzi e i mille uomini che gli USA intendono lasciare a Kabul ” per sicurezza” avrebbero problemi per la loro stessa sicurezza. Inoltre i negoziati potrebbero continuare non più con il 5+1, ma con Russia e il gruppo di Shangai e questa sarebbe la campana a morto per la capacità di risolvere i problemi sia per le Nazioni Unite che per l’AIEA. Si creerebbero due legittimità internazionali con l’estromissione di fatto degli USA dall’area asiatica… Si tratta di uno scenario negativo per tutti e che ci avvicinerebbe a un confronto armato. Ritengo che per evitarlo potrebbero annunziare un rinvio consensuale ” per approfondire i dettagli in atmosfera di reciproca collaborazione” in diretta con gli USA, con l’ONU o con AIEA. Gli europei si sfilerebbero. La conseguenza principale di questo rinvio-irrigidimento, sarebbe un rafforzamento dei rapporti Russia -Cina e di una loro ripresa di collaborazione in campo militare. L’America avrebbe la scelta se rendersi flessibile segretamente alle esigenze – almeno di propaganda – dell’Iran o estendere la crisi mediorientale progressivamente al Pakistan e zone limitrofe ( Caucaso incluso) e imporsi con la forza contro mezzo mondo.

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  • donato  Il novembre 22, 2014 alle 12:36 am

    Non è detto che tutti i mali vengano per nuocere anche se un accordo in astratto
    è sempre auspicabile (bisogna vedere i contenuti) quale sia lo stato reale di avanzamento del progetto nucleare iraniano (che giova ricordarlo fu iniziato dallo Shah) e quali contropartite sulla sua sicurezza (in primis Iraq,Siria e Libano) otterrebbe la Repubblica Islamica in cambio dello stop.
    Qui Lavrov è possibilista:
    http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2014/11/21/mosca-nucleare-iran-questione-politica_9063a750-3b2a-4f36-9d0a-3cbe7c961bff.html
    L’unico precedente è quello poco felice di Gheddafi,la DPRK che lo ha portato a termine viene trattata dagli USA con la massima cautela.Detto questo IMHO una
    limitazione della proliferazione nucleare sarebbe in linea di principio positiva ma non dovrebbe riguardare anche Gerusalemme allora?Un coinvolgimento attivo della Russia ridurrebbe la tensione nell’area.

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    • antoniochedice  Il novembre 22, 2014 alle 5:12 am

      Dato il gran numero di russi presenti in Israele, il trattato di alleanza con la Siria e il ruolo svolto in Iran e quello che si appresta a svolgere con la Turchia, il coinvolgimento russo c’è già.
      Non credo che la presenza russo-americana nell’area giovi a una distensione. Anzi.

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  • donato  Il novembre 22, 2014 alle 11:30 PM

    Certo quando la stampa europea saluta Rouhani come il “Gorbachev iraniano”
    penso che molti a Teheran facciano gli scongiuri.

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