FUMO DI LONDRA. di Antonio de Martini

Nove ore a Londra e sei appuntamenti. Più che di una missione diplomatica, mi ha fatto l’impressione di una tournée.
Una intervista al Financial Times ( al Die Welt l’intervista la diede il giorno prima) , dunque non in tempo per arrivare sul tavolo di David Cameron prima del meeting. Un incontro con il vice Clegg e uno com Millibrand del partito laburista, utili ma non utilizzabili.
Una lezione alla London School of Economics e un discorso a cento investitori della city ( cento investitori sulla piazza di Londra, sono uno sputo), in cui ha parlato bene dell’Italia.
L’incontro con Cameron ha fruttato solamente il commento che ” il governo e’ forte” punto.
Il pacchetto liberalizzazioni e’ miserevole al punto di assomigliare a una delle ” lenzuolate”di Bersani.
Se Monti credeva di poter vendere – rimettendoci, ma risolvendo – Finmeccanica, si sarà visto offrire di acquistare le attività missilistiche inglesi che sono in via di dismissione come l’ultima portaerei britannica che si avvia al disarmo. Ci sarà rimasto male.
Restano quattro giorni per impostare una politica seria e aggressiva da portare alla riunione dell’Eurogruppo dei ministri economici, ma credo che sarà Sarkosy a rubargli la scena.
Il risultato ottenuto mi pare sia quello di aver dato ai suoi interlocutori il senso della sua personale durata, ma temo che gli mancherà il tempo di rivendicare una politica europea da farsi a cura di Bruxelles.

I giornali hanno approfittato del naufragio della Costa Concordia ( NON DIMENTICHIAMO CHE E’ ORMAI DI PROPRIETÀ DELLA CARNIVAL AMERICANA) per distrarre l’opinione pubblica dal fiasco politico del presidente del consiglio e dalla notizia che in settimana la Grecia chiederà un altro taglio del debito alle banche private creditrici che già hanno accettato un taglio del50%.
Evidentemente andremo al settanta per cento o al fallimento.

Il problema e’ la spesa pubblica. Negli ultimi venti anni il prelievo del fisco e’ cresciuto dell’uno per cento all’anno. E la spesa non e’ diminuita mai.
Gli attentati a Equitalia sono arrivati a quota sette.
Lo scorporo tra Eni e rete gas ha suscitato molte perplessità, ma niente soldi.
L’unico ad averceli e’ Sarkosy.

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Commenti

  • Avatar di emme emme  Il gennaio 19, 2012 alle 11:55 PM

    ma che possiamo fare? scusi l’ingenuita’ della domanda ma oltre che stare attenti e e farsi delle opinioni non si sa piu’ cosa fare.

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    • Avatar di antoniochedice antoniochedice  Il gennaio 20, 2012 alle 9:36 am

      L’informazione e’ solo uno dei diritti di un cittadino.
      La Costituzione dice che i cittadini( soggetto) possono concorrere alla vita politica riunendosi in partiti( complemento).
      Un cittadino e’ una persona che conosce i propri diritti E LI ESERCITA.

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  • Avatar di Mario Maldini Mario Maldini  Il gennaio 20, 2012 alle 9:31 am

    La proiezione politica della società, ora chiamata casta,non trova ragione di vita
    se non nella spesa pubblica, ora arcaica ( provvidenze post feudali varie), ora
    moderna ( ambiente, ricerca, etc). La costante, come rilevi giustamente, è la di-
    latazione inarrestabile della pressione fiscale, di ” emergenza” in ” emergenza”.
    La legittimità della democrazia si sta dissolvendo, la sua funzione è solo quella
    di organizzare la divisione delle risorse ( e dei debiti). Senza questa legittimità,la
    battaglia è persa; i corpi legittimati non annaspano nel debito, anzi. Quale fedele
    cattolico reclamerebbe dal Papa una politica di grandi spese e indebitamento?
    O quale azionista di una grande impresa spingerebbe la sua ingordigia fino a
    chiedere politiche aziendali che comportano indebitamenti pericolosi?

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    • Avatar di antoniochedice antoniochedice  Il gennaio 20, 2012 alle 9:39 am

      A Maldini: giusto. Domanda quale popolazione ha mai visto diminuire le tasse senza rivoltarsi in maniera brutale?
      Forse questi signori puntano sul fatto che siamo un popolo civile.

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  • Avatar di Roberto Roberto  Il gennaio 20, 2012 alle 10:25 am

    Civile o no dobbiamo smetterla con i mangiapane a tradimento. Se non operiamo una rivoluzione di “sistema” non se ne viene fuori. E’ l’economia reale contro quella finanziaria. E possiamo vincere solo se torniamo all’economia reale.

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