Il confine tra Sudan e Libia – chiuso dal luglio dello scorso anno – è stato riaperto ieri per consentire l’ingresso ai numerosi cittadini sudanesi che si stanno rifugiando in Patria a seguito dell’unrest nell’est libico

Ali Karti ministro degli esteri del Sudan. Ha dichiarato che le frontiere del Sudan le hanno fissate gli inglesi. Non sono dunque intangibili. I profughi sudanesi , passano in Egitto.
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Il confine era stato chiuso per protestare contro l’asilo che la Libia aveva concesso al leader dei ribelli del Darfur , Khalil Ibrahim, dopo che questi aveva rotto i rapporti col il Chad che era il precedente ospitante.
Nel primo giorno di esodo, circa mille sudanesi hanno varcato il confine nella zona di Al Salum, per poi dirigersi al vicino confine con l’Egitto e fare domanda di ammissione. Circa 400 hanno ottenuto il visto e sono entrati in Egitto ed altri seicento stanno perfezionando le pratiche, assistiti da diplomatici sudanesi che stanno facilitando il passaggio.
Il ministro degli esteri sudanese , Ali Karti, ha dichiarato che fornirà assistenza a tutti i sudanesi che vorranno ritornare in Patria ( a Benghazi ve ne sono circa diecimila) , inclusi quanti abitanti del Darfur vogliano rietrare in Patria e abbandonare le armi. Il ministero degli esteri sudanese ha lasciato intendere che i famosi mercenari di Gheddafi potrebbero essere seguaci del leader ribelle Khalil Ibrahim, ma questi ha sdegnosamente respinto l’addebito, sottolineando che questa dichiarazione del governo sudanese minaccia la vita dei cittadini sudanesi presenti in Libia. Nessuno ha respinto l’addebito pretestando fede democratica.
Queste dichiarazioni lasciano capire meglio di un trattato, come la vicenda del Darfur sia ben più complicata delle semplificazioni in circolazione qui in Europa.