La crisi libica sta provocando una serie di effetti che produrranno ulteriori complicazioni a livello Europa e paesi Arabi e Africani. Vediamoli rapidamente:
- Si stanno delineando due schieramenti. Uno di paesi che seguono le indicazioni politiche della NATO che ha sempre avuito la guida della direzione della politica estera del continente ( USA e Inghilterra che , scoperte le infiltrazioni britanniche in Libia , adesso parlano di organizzare un “intervento umanitario” in Libia e di creare una “no fly zone” – come in Irak – per evitare che Gheddafi usi l’aeronautica contro i “ribelli”) e dall’altra si sta creando uno schieramento che cerca di promuovere una iniziativa della U.E. che fa capo all’Italia ed al Vaticano. Assordante e ostinato, il silenzio della Ashley, ormai sedicente alta rappresentante della politica estera europea.
- Gheddafi sta mostrando doti di resistenza che non sembravano essere una delle sue caratteristiche principali. Certo, adesso si comprendono meglio – alla luce delle sue esigenze di accarezzare le tribù del deserto – le pretese di montare una tenda a villa Panfili, di attaccarsi al petto la foto di Omar el Mukhtar, o di insistere sulle repressioni italiane degli anni trenta.
- La lega araba che non potrà non prendere posizione su una vicenda che vede coinvolti quasi metà dei suoi aderenti. Le linee politiche che si confronteranno sono quella dei filo occidentali e quella dei “nazionalisti arabi” che si vedranno costretti in un angusto spazio tra le posizioni alla Ben Laden e l’ammissione di impotenza che porterebbe alla ibernazione dell’organizzazione. Interessante sarà vedere quale sarà la posizione dell’Arabia Saudita, alleato tradizionale dell’America.
- L’organizzazione dei paesi africani ( OUA) ha a sua volta tre suoi importanti membri coinvolti in forma diretta in questa crisi e non potrà restare inerte ancora a lungo senza prendere posizione. Il paese da tenere sotto osservazione è il Sud Africa.
- L’altro assordante silenzio è quello russo. Sembra quasi che la Russia abbia il sospetto che la vittima finale di questa crisi possa essere lei, invece dell’Iran come molti cominciano a credere . Due suggerimenti al ministro della difesa: rimpatri al più presto i contingenti in Afganistan e quello in Libano, lasciando casomai le unità navali. Non è il caso di citare Cefalonia, ma certo non va dimenticato quel che accadde dopo l’8 settembre 1943, quando le truppe italiane nei Balcani e nel dodecanneso si trovarono isolate e in una situazione di confusione , ” a dio spiacenti e a li inimici sui”. E sopratutto non accetti di mandare truppe italiane in Nord Africa. Sarebbe la tomba della nostra politica estera e il sugello del nostro vassallaggio. E’ piuttosto l’occasione di un governo di unità nazionale per affrontare le enormi conseguenze economiche e finanziarie che si profilano.