Da un qualche tempo a questa parte, si ha notizia di convogli di carburanti incendiati mentre viaggiano dal Pakistan verso l’Afganistan e di difficoltà dei rifornimenti che, via terra, attraversano il Turkmenistan alla volta del teatro di operazioni. Per capire meglio cosa accade, propongo di
tornare per un momento all’inizio del secondo conflitto mondiale. Quasi tutti, attribuiscono l’occupazione nazista della Norvegia alla follia hitleriana. Falso.
La strategia inglese per vincere il conflitto – evitando la guerra di trincea e le perdite umane del primo conflitto mondiale – consisteva nel tagliare alla Germania i rifornimenti di acciaio e materie prime correlate. Niente acciaio: niente carri Armati e niente cannoni. Il ferro veniva dalla Svezia, via Norvegia, e il calcolo era semplice: tagliati i rifornimenti, la Germania in sei mesi sarebbe stata costretta alla capitolazione. Iniziarono ad arrivare, alla chetichella, missioni militari inglesi in quasi tutte le zone della Norvegia di maggior interesse
.
I tedeschi, mangiata la foglia, batterono gli inglesi sul tempo e occuparono l’intera costa norvegese con una blitzkrieg
navale considerata impossibile data la superiorità degli inglesi sul mare.
All’entrata degli USA in guerra, questi presentarono una nuova strategia: se non si poteva impedire ai tedeschi di costruire carri armati e aerei, questi potevano essere messi a terra per mancanza di carburante. Di qui gli sforzi di contenimento di Stalingrado e El Alamein miranti a impedire l’accesso al petrolio del Caucaso; l’occupazione dell’Iran ( lo scià simpatizzava per l’Asse); il bombardamento dei pozzi petroliferi di Ploesti, in Romania e la distruzione delle raffinerie europee mediante bombardamenti aerei.
In Afganistan, sembra proprio che qualcuno abbia suggerito la lezione ai Talebani che hanno adottato la stessa strategia col contingente NATO . Gli attacchi politici stanno concentrandosi sulla logistica dei carbolubrificanti che affluiscono in Afganistan dal Nord, mentre quelli militari stanno intensificandosi in Pakistan , cioè la porta Sud del teatro di guerra.
Presto, se non lo fanno già, i convogli dovranno essere scortati anche dall’aria oltre che dalle difese terrestri, rivelatesi inefficaci. Ma i convogli viaggeranno anche di notte e per far saltare i carburanti, basta un fiammifero antivento e una borraccia di benzina. In questo quadro, l’aumento delle truppe NATO in zona, costituisce un altro fattore che contribuirà alla crisi logistica che si profila.
L‘irritazione NATO è affiorata, lo ricorderete, quando le truppe tedesche hanno bombardato dall’aria, annientandolo, un gruppo di oltre quaranta civili che si stava spartendo il bottino di un’autobotte alla frontiera Nord. Una rappresaglia tanto cruenta, non si giustifica che con l’intento di scoraggiare un’ abitudine pericolosa.
Per l’immediato, il comando alleato rischierà di diventare parsimonioso nel numero delle missioni di controllo del territorio e nella loro consistenza. Aerei ed elicotteri potrebbero rifornirsi lontano dal teatro dei combattimenti diminuendo le missioni di copertura alle fanterie e ai convogli.
L‘addestramento dell’esercito afgano fedele a Karzai sarà meno agevole e il consumo ed il contrabbando di carburanti diverrà – oltre che conveniente – un atto patriottico. Certo, se migliorassero i rapporti con il vicino Iran, la minaccia ai rifornimenti NATO risulterebbe ridimensionata. ..
Mentre con perseveranza asiatica si sviluppano queste strategie, da parte nostra il silenzio e la speranza che l’alleato ci tiri fuori dai guai.
Anche questa nostra strategia è un remake della guerra mondiale.


Commenti
L’occidente -specie dopo l’arrivo di Obama e la scomparsa, a diverso titolo, di G.W. Bush e di Oriana Fallaci ha una sola strategia: fuggire e (lasciar) perdere. Chi vuole vincere trova i mezzi per farlo (lacrime e sangue, alla Churchill); l’occidente pensa a tirare a campare fin che si può, poi “vedranno” (chi ci sarà). Triste, ma vero; bisogna rendersene conto. basta considerare il diverso modo di accogliere i soldati morti in Afghanistan le prime volte e l’ultima volta (ci saranno state, al Celio, cento persone). GiC
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Oriana Fallaci, ha rubato a Montanelli il titolo di giornalista più sopravvalutato del secolo. ERa moribonda, detestatva, giustamente, i portatoti di morte ( per i quali ha scritto “Inch Allah”) e si è espressa in una splendida lingua toscana. Fare di lei un baluardo dell’occidente, mi pare eccessivo.
Esistono persone e personalità capaci di visione e progettualità strategiche – come Churchill era contemporaneo di Chamberlain – ma il sistema elettorale vigente premia i demagoghi. Ecco perché un capo eletto dal popolo e non rieleggibile interrompe il circuito del consenso ed è solo di fronte alla sua coscienza.
Il colmo del dramma demagogico si consuma quando, come hai constatato, il SOLO morto in combattimento ha cento persone ai funerali, mentre i morti in incidenti, diecimila.
La demagogia finisce per nauseare anche i beneficiari. E secondo me, ci siamo.
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I tedeeschi non hanno effettuato alcun bombardamento aereo in Afganistan. Non sono colpevoli dei 42 morti
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Ringrazio il generale Angioni per l’onore che ci fa leggendoci e per la precisazione autorevole.
Eravamo anche noi caduti nell’inganno propinato dai media. Angioni , come deputato della commissione Difesa, è andato più volte sul posto ed ha fonti qualificate. La versione veritiera è la seguente: le quattro autobotti sono state catturate nel settore tedesco, ma il bombardamento – e sopratutto la decisione del bombardamento – sono americani. Il colonnello tedesco ha, come da prassi, comunicato la cattura delle autobotti al comando superiore ( USA).
Questo comando NATO – a conduzione USA – ha deciso che, se il carburante non poteva essere recuperato, “se ne doveva impedire l’uso al nemico” che per l’occasione era rappresentato da 42 poveracci con tanachetta di benzina da riempire al seguito.
Il bombardamento ha fatto 42 morti e distrutto l’obbiettivo. Il governo tedesco ha rimosso il colonnello che si era fatto portar via le autobotti e il Capo di Stato Maggiore della Difesa. Questa decisione ha avvalorato nei media e nella pubblica opinione l’idea di una responsabilità tedesca nell’eccidio. Ci sono caduto anch’io e me ne scuso. Chiunque abbia compiuto – e/o ordinato – questa azione ha commesso un crimine di guerra per il quale deve pagare. Questo crimine è stato fatto sotto l’egida della NATO ed è anche affar nostro. Chi offre solidarietà e protezione all’alleato, è complice. Il soldato Lozano che ha sparato una raffica su un funzionario di P.S. è stato inquisito dal magistrato. Qui ci sono 42 morti bombardati dal cielo improvvisamente. Come se gli afgani non fossero persone. E’ gente senza onore. Se vogliono assassinare esseri umani inermi, lo facciano sotto bandiera americana. Senza di noi. A de M
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Complimenti non solo per la precisa e dettagliata ricostruzione dell’episodio (sia pure in seconda battuta), ma soprattutto per il commento sul disprezzo dei militari americani per la vita di esseri umani, quando non sono “yankee” e “wasp” e per l’oggettiva complicità che ne viene all’Itali, in queste sedicenti operazioni di “mantenimento della pace” e di “esportazione della democrazia”.
Giorgio Vitangeli
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Caro Giorgio,
qui si tocca il tasto dolente del se esistano valori universali. La verità è come la mamma che “è una sola”. Peccato che ciascuno quando concorda con questa asserzione, pensa alla propria( di mamma).
Il problema che porrei è: chi denunziare alla procura e come trovare un numero di firme tali da non passare per “originali.” Direi centocinquanrta firme. TRa poco esce un “pezzo” sull’economia e mi piacerebbe che lo commentassi.
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