BCE è l’acronimo di Beji Caid Essebsi, 88 anni, presidente della Repubblica, ex ministro di Habib Bourguiba , fondatore della Tunisia moderna dopo essere stato brillante avvocato al barreau di Parigi. Ha governato con Hedi Nouira, il liquidatore del ministro socialista Ben Salah che tentò di socializzare il paese e poi cadde nel 1971.
Dopo essere stato eletto presidente della Repubblica grazie ad una coalizione quadripartita ad onta della scissione subita dal suo partito Nida Tunes, il Presidente BCE ha iniziato un periodo movimentista, incontrando, il 16 aprile scorso, Rachid Ghannouchi , leader di Ennahda, il partito religioso uscito dalle urne del 26 ottobre 2014 in ottima posizione e diventato il primo partito a seguito della scissione di Nida Tunes.
Da allora le dicerie si sono susseguite, miranti sopratutto al superamento del primo ministro Habib Essid, un grand commis d’État, ormai considerato dai media e dall’opinione inadatto a dare alla Tunisia l’impulso necessario a superare la fase di stallo politico, economico e sociale del paese.
Si è anche parlato di un nuovo governo bipartito ( Nida Tunes e Ennahda) in sostituzione del quadripartito che sta litigando sulla IDV ( iniziativa di verità e dignità), una sorta di commissione di epurazione e indennizzi riguardante il passato regime.
Senza una soluzione soddisfacente che chiuda il contenzioso aperto con la rivoluzione, i capitali tunisini, sentendosi in pericolo, non torneranno a casa. Non basterebbero comunque, ma sono indispensabili: se i tunisini non mostrano fiducia nel loro paese, ai capitali stranieri.
In questo contesto, il 2 giugno scorso, BCE è andato in TV ed ha annunziato che il governo non è all’altezza e ce ne vuole un altro di Unione Nazionale, indicando come mancanti all’appello UGTT ( union generale des travailleur tunisiens), il maggior sindacato e l’UTICA ( la confindustria locale con dentro i rappresentanti economici dell’Ancien regime).
L’annunzio del possibile rimaneggiamento ha creato subbuglio.
Ennahda, ha chiesto, in un eventuale nuovo governo, un maggior numero di portafogli e con maggior valenza “rispetto allo strapuntino attuale”.
Bisognerà anche far posto alle due organizzazioni corporative e convincere il premier Essebsi a dimettersi perché tra i poteri del presidente non figura la possibilità di licenziare il governo.
L’Europa guarda col fiato, e i finanziamenti, sospesi, mentre bolle in pentola l’esautoramento , oltre che del premier, anche dell’IDV ( Sihem Ben Sedrine) rivelatasi incapace di risolvere il problema degli indennizzi alle vittime del regime e l’amnistia economica ( il progetto presidenziale di “riconciliazione economica”, giacente da mesi all’assemblea) che potrebbe aiutare a rimettere in moto l’economia rassicurando i capitalisti.
All’orizzonte del mediterraneo una nuova democrazia “robusta” e un’altro epitaffio per la prima primavera araba nata il 17 di dicembre.
Commenti
Tutto può anche essere ma che il nuovo che avanza abbia 88 anni e risalga a Bourguiba mi pare complichi un pochino le cose. GiC.
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Si chiama restaurazione. Presto il ricorso a vegliardi con memorie diventerà l’ancora di salvezza per tutti.
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Come Luigi XVIII dopo la Rivoluzione Francese ?
Come F. S. Nitti e V.E. Orlando e I. Bonomi dopo il fascismo ?
Sai che pacchia.
GiC
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À peu près
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