Oltre ai duecento “volontari” spagnoli che dopo aver compiuto un intervento “umanitario” hanno deciso volontariamente di rimanere a combattere in Libia dalla parte degli insorti,
adesso, una fonte oculare degna di fede, cita la presenza di numerosi combattenti egiziani, anche loro inquadrati tra le fila degli insorti. Una stima conservativa valuta al 5% dei combattenti il numero di egiziani coinvolti nel conflitto. E’ intuitivo che fino alle elezioni di un governo che abbia superato la prova delle urne, in autunno, nessun governante egiziano voglia impegnarsi , mentre tutti vogliono ingraziarsi il gigante USA, proprio in vista delle elezioni.
Il problema della NATO, lo abbiamo detto, consiste nella impossibilità di perdere soldati appartenenti al “primo mondo” che accetta il rischio guerra solo a patto che sia una guerra tecnologica che consenta di non subire perdite umane. I paesi del terzo mondo – con l’aggiunta spagnola – stanno timidamente cercando di offrire dei contingenti, ma non in numero sufficiente per cambiare le sorti della guerra e quella dei disoccupati. La presenza dei militari egiziani è però una garanzia di continuità stabilità per il comitato di Benghazi ed è il segnale che la NATO è pronta a considerare la spartizione e la rinunzia al forcing verso Tripoli.
Altra novità militare: la NATO ha capito di dover dare la caccia ai Pick up ( camioncini) con i micidiali Katiuscia ( lanciarazzi) montati a bordo, che hanno funzionato egregiamente da sostituti dei carri armati, troppo riconoscibili.
E’ probabile che i lealisti cercheranno di adattarsi ancora una volta , usando probabilmente i campi minati e gli attacchi notturni seguiti da immediati spostamenti. L’arrivo dei primi caldi contribuirà comunque a stabilizzare “il fronte” e suggerire la rassegnazione tattica ad entrambe le fazioni. Inizia la guerra di logoramento che punta all’esaurimento dell’avversario ( da qui l’attentato in Bielorussia che è il fornitore di armi della fazione dei Geddafiani) . L’estate sarà forse il momento della trattativa, specie se si trova un interlocutore credibile per entrambi. Nessuno può permettersi di arrivare a primavera del prossimo anno con la guerra ancora in corso :sia il leader libico che Sarkosi , Obama hanno le elezioni e Cameron ha le Olimpiadi.
La strategia di inviare degli “istruttori” non è risultata vincente, dal Viet Nam ( 250.000) , all’Irak ( ora 138.000) fino all’Afganistan,( 130.000 +45.000 ausiliari) , anzi ha innescato sempre l’escalation che ha finito per stabilizzarsi sopra i centomila militari impegnati e nella migliore delle ipotesi ha portato a uno stallo.
Oltre agli uomini impegnati su fronti caldi, gli USA hanno truppe scaglionate nei punti sensibili del globo: 41.000 in Corea del Sud; 40.000 in Giappone; 74.000 in Germania; 1.500 a Guantanamo, nelle Filippine, e in Egitto; 5000 tra Bosnia e Macedonia.
Finora gli STATI uNITI, da soli , hanno vinto scontri militari in maniera definitiva solo nella Repubblica Dominicana ( 1965) Granada ( 1983) e Panama(1989). La durata degli impegni bellici è andata in crescendo: la Corea è durata tre anni; il Viet Nam ,nove;In Serbia – anche se il fardello è stato passato alla NATO – ci sono ancora presidi militari; l’Irak è iniziato nel 2003 e non si vede la fine; L’Afganistan ha superato la durata del Viet Nam e si spera finisca nel 2014.
Il caso Libia non ha fatto eccezioni: iniziato con i soli “insorti”, una massa , gradatamente assottigliatasi , di giovinotti di provenienza tribale ed età massima venti anni, non ha subito il fascino dell’addestramento alla Rambo. Attaccano in maniera disordinata, fuggono ai primi colpi e spesso si accoppano tra loro, più per imperizia che altro.
L’appello del presidente Obama ai paesi arabi perché partecipassero allo sforzo, non ha sortito altri effetti che qualche sovvenzione dal Golfo ( il Quatar, specie dopo un fallito colpo di palazzo di cui nessuno parla, ma attribuito ai sauditi), ma niente soldati. Non ufficialmente.
Evidentemente sono stati notati e stanno affluendo “volontari” abbastanza riconoscibili dall’accento, ma ancora in numero insufficiente ad inquadrare e motivare gli “shabab” ( in arabo vuol dire giovanotti) che cominciano ad avere qualche soldo in tasca e ad amare la vita.
Commenti
E io che credevo che la politica italiana fosse la più complicata del mondo!
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Guerra in Libia: era tutto programmato?
http://coriintempesta.altervista.org/blog/guerra-in-libia-era-tutto-programmato/
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