Nell’articolo pubblicato su questo blog il 20 gennaio dal titolo ” Tunisia bloccare il rischio di contagio. Troppo tardi?”
dicevo testualmente ” siamo in presenza di una grande rivoluzione di cui è difficile intravvedere forma e calendario” aggiungevo che, l’unico ad aver messo le mani avanti era lo sceicco del Kowait, che aveva decretato una elargizione una tantum di mille dinari ( 2700 euro) a tutti i cittadini ed una distribuzione di viveri ai più bisognosi per la durata di quattordici mesi.
Pochi hanno infatti considerato che un sovvertimento del regime Koweitiano metterebbe in crisi la presenza del contingente USA in Irak, oltre beninteso a privare il mondo occidentale ( leggi le multinazionali del petrolio) dell’enorme gettito petrolifero del piccolo stato e di quello dell’Irak che deve passare per la stessa strada.
Questo è uno dei pericoli stategici legati a un rovesciamento del governo nel Bahrain, ma non il solo.
Una seconda conseguenza sarebbe la possibile perdita della base navale della quinta flotta USA di stanza nell’oceano indiano ( vedi stesso articolo) con conseguente allungamento dei tempi di intervento in caso di crisi politico-militare nell’area, se dovessero spostarsi a Gibuti ( vedi articolo in uscita tra un’ora) o , peggio, a Diego Garcia.
La terza conseguenza sarebbe il riavvivinamento del Bahrain all’Iran che dista un tiro di schioppo e che in tandem con il Bahrain potrebbe chiudere lo stretto di Hormuz o comunque minacciare il traffico marittimo da e per il Kowait. Una ipoteca insopportabile per gli USA che per quella via ricevono il petrolio e inviano rifornimenti agli oltre centomila soldati americani e inglesi che occupano l’Irak.
Pochi mesi fa il Bahrain – su pressione americana – aveva bruscamente interrotto il negoziato per il riforniumento di gas naturale iraniano per quasi un miliardo di dollari all’anno. Il 70% della popolazione del piccolo regno è sciita come in Iran ( e anche il 70% degli abitanti del Kowet lo è). Questo crea un legame culturale forte ed è alla base delle paure USA sul pericolo di contagio.
Ecco perché l’importanza strategica del Bahrain è a mio avviso superiore a quella della Libia .
Poi se a questa situazione ,vista da un occhio occidentale, aggiungiamo il fatto che anche i sauditi hanno una popolazione Sciita , infiammabile, nelle provincie orientali – la più ricche di petrolio – ed hanno il confine Est esposto verso gli emirati e un nemico mortale nel dirimpettaio Iran ( e già altri problemi al confine Sud con lo Yemen, senza contare che è la regione natale di Ben Laden) il quadro è ancor meno tranquillizzante.
Infine se il re del Bahrain ( unico che si definisce re, gli altri sono emiri o sceicchi) dovendo adottare un comportamento “democratico” decidesse di fare delle concessioni all’opposizione, che protesta e ha avuto anche alcuni caduti, cosa pensate che sarebbe disposto a concedere: la propria testa o l’invito agli USA a sloggiare la flotta?