Nilo bianco, Nilo Azzurro e la propaganda USA sul SUDAN

In una epoca preistorica in cui ho avuto l’ingenuità di  voler fare,  per circa un anno, il capo delle relazioni internazionali del Ministero dell’Agricoltura,  gestione Alemanno ultima parte,  ho avuto modo di occuparmi  anche del Sudan.

La prevenzione che avevo, è scomparsa alla prima volta che mi sono recato sul posto. Intanto la famosa battaglia campale di Omdurmann che fece la fama di Churchill, ho scoperto che le perdite inglesi furona di tre ufficiali e ventisette uomini di truppa, più pochi egiziani delle truppe ausiliarie. Poco più di una manifestazione turbolenta.  Dopo questa prima bugia  della perfida Albione, ne ho scoperte molte altre. 

 All’arrivo, nessun apparato poliziesco, nemmeno in aeroporto, una sola camionetta, con mitragliatrice, davanti alla presidenza della Repubblica, nessuna davanti al ministero dell’agricoltura e alle ambasciate, nessuna donna velata – sono generalmente ben fatte e vestono con una sorta di sari all’indiana –  tassisti onesti,  insomma  Khartoum- Ondurmann

Khartoum/Omdurmann: alla confluenza tra Nilo Bianco e Azzurro ed al centro di interessi petroliferi, strategici e militari

( le due città si sono praticamente fuse) è un posto pacifico, inabitabile d’estate per la calura, ma a dicembre , quando ci andai, c’era una primavera invitante che mi condusse a sorseggiarmi una Coca Cola alla confluenza tra Nilo Bianco e Nilo Azzurro godendo l’aria fresca dei due fiumi che si snodavano davanti ai miei occhi.

Questi ricordi me li ha fatti tornare GEORGE CLOONEY ieri sera quando al  telegiornale ( TG 1 delle 20.00) invece di offrire il solito caffé – a sessanta euro al KG ! –  ha annunziato al mondo che esiste finalmente una  speranza di pace in Sudan. Cosa c’entri George Clooney con la politica estera mondiale o degli USA, andrebbe chiesto alla signora  Clinton, a meno che la spiegazione  non sia che  anch’essa abbia uno  stagista.

L’annunzio di Clooney è stato breve e ambiguo perché la situazione è piena di  disinformazioni, utili però a capire il mondo in cui viviamo e come veniamo manipolati quotidianamente dai padroni del vapore.

IL SUDAN è il paese più grande dell’Africa ( 11 volte l’Italia) , col maggior numero di frontiere ( mar rosso, Eritrea, Etiopia, Congo, Uganda, Repubblica centroafricana, Tchad, Libia, Egitto), scarsi trenta milioni di abitanti, 130 milioni di animali  commestibili , è governato dalla legge islamica  applicata moderatamente, non ha mai avuto questioni di frontiere – ereditate dagli inglesi –  coi vicini e non ha mai messo sotto contratto  mercenari europei .

  Sul confine Ovest hanno un conflitto endemico tra due etnie transfrontaliere  al Tchad: una etnia è di pastori e l’altra di agricoltori. Il presidente del Tchad appartiene alla etnia minoritaria in Sudan  ed è stato recentemente vittima di un colpo di stato soffocato nel sangue dalle truppe francesi.  Già nel 1898 nel diario di un diplomatico italiano si narra di una cena a Cassala rinviata perché il  console inglese dovette recarsi d’urgenza nel Darfur  a causa di un combattimento in corso. Il paese produce il 95% della gomma arabica del mondo ( usata nella produzione della Coca Cola) e,  da poco,  petrolio a iosa. Per scelta politica tutti i proventi vengono investiti in agricoltura. All’altezza della quarta cataratta hanno costruito una diga grande quanto quella di Assouan. Il Sudan collaborò amichevolmente  con Israele negli anni passati al ponte aereo che condusse 20.000 ebrei neri ( i falascià) in Israele.

a sinistra il gnenerale Soleiman probabile successore di Mubarak a colloquio con il ministro Ehud Barak. In arrivo un altro dono dal Nilo

Alla frontiera SUD, da quando scoprirono il petrolio, iniziò una guerra vera e propria con uso di carri armati e artiglierie da entrambe le parti. I ribelli cristiani erano armati dalla vicina Eritrea  e la guerra è durata oltre un quarto di secolo.

Il primo nero ( mi spiace non ricordare il nome) che fece la pace, divenne vice presidente e  cadde in un incidente aereo ; si riuscì a fare comunque  un trattato ripartendo i proventi del petrolio con un accordo di diritto privato. L’anno prossimo giunge il sospirato momento in cui il Sud potrà chiedere l’indipendenza.

SORPRESA !:  i neri  pare non vogliano chiedere l’indipendenza, forse consapevoli che finirebbero nell’orbita del duo Israele-Eritrea .

Gli arabi del nord vorrebbero invece  liberarsi della zavorra, tenendosi la loro parte di royalties  e iniziare la marcia di avvicinamento all’Egitto di cui si sentono parte da oltre  tremila anni.

Il realizzarsi di questa  ipotesi significherebbe che l’Egitto/Nubia potrebbe diventare  una potenza agroalimentare e petrolifera, disporrebbe di un contraltare di venti milioni di islamici moderati da contrapporre alla crescente influenza dei fratelli mussulmani  e della minoranza Copta e Israele avrebbe alle sue frontiere un paese  con 100 milioni di abitanti, in grado di decidere la strategia delle acque del Nilo e guidare con mano potente tutto il mondo arabo.

Di fronte  a questa prospettiva provocata dalla politica USA  che puntava ad ottenere il petrolio a basso prezzo usando l’arma dei diritti umani, si è già ottenuto che il Sudan ha dato una enorme concessione petrolifera ai cinesi, aprendo loro le porte dell’Africa dove stanno dilagando, specie nella parte orientale.

sbarco di falascià in Israele durante l'operazione " Salomone" attuata in collaborazione coi sudanesi

Adesso il successore di Mubarak  si troverà a capo – come dicevano i faraoni, “dell’alto e del basso Egitto” –  di una potenza militare, ricca, autosufficiente  economicamente, capace di determinare la politica anche mediterranea e in grado di contendere alla Turchia il primato nel mondo isalmico.  E’ in arrivo nel prossimo decennio, la grana geopolitica del secolo.

 Se nasce l’indipendenza del Sud, avranno un sacco di problemi  e il tema della già complicata successione a Mubarak diventerà ancor più complesso. Se il Sud rinunzia all’indipendenza, avranno un bel da fare a spiegare come mai hanno finanziato una guerra per anni e senza costrutto. Di fronte a questi scenari, gli USA schierano, per ora  George Clooney.

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