La guerra di Libia ha portato alla luce il problema di chi fugge dall ’Africa. La soluzione è di una semplicità infantile e ci sono anche dei precedenti, ( Inghilterra anni sessanta), non costa, è umana ed è perfino gestibile da una classe dirigente sgangherata come la nostra.
Esiste una mafia di trafficanti di uomini che specula sull’immigrazione clandestina di disperati provenienti dall’Africa.
Lasciamo perdere la distinzione causidica tra clandestini e profughi. Non c’è luogo d’Africa ( forse il Kenia, che comunque..) che non abbia avuto eventi luttuosi sotto forma di guerra o di conflitto civile: L’Ageria, Il Marocco ( polisario), La Libia, Il Chad, Il Burundi, Il Congo, la Costa d’avorio, La Nigeria, L’Angola e il Mozambico, il Madagascar, L’Eritrea, La Somalia, L’Uganda, il Niger, il Sudan, la Repubblica centroafricana, L’Irak.
Sappiamo ormai tutti che un passaggio di sola andata costa dalle coste africane all’Europa costa circa 1.300 euro. Questo denaro finisce in mano alla malavita che lo usa per finanziare i suoi traffici ed aumentare in potenza e ricchezza. Molti per giungere alle coste africane ed avere il triste privilegio di rischiare la vita su un malconcio barcozzo, spendonoi altre cifre di denaro o si prostituiscono o compiono reati per guadagnarsi un passaggio. Tutto questo crea un circuito di corruzione di poliziotti, autidsti, impiegati consolari, doganieri.
Ogni disgraziato aspirante alla fuga dalla guerra e dalla miseria ha quindi a disposizione un budget di circa 1.500 euro.
Vediamo ora come un stato ordinato affronterebbe la situazione.
- il sig Ougadugu si presenta in uno sportello di una compagnia aerea ( ALITALIA?) di Abidjan o Addis Abeba o una agenzia di viaggi IATA delle stesse città e compra un biglietto a tariffa ” temporary immigrant”
- il biglietto ” temporary immigrant” è un biglietto di andata e ritorno in classe turistica, valido ( per il ritorno) fino a un anno. Per l’acquisto, il citato Mr Ouagadugu versa 900 euro. Un biglietto normale di classe turistica costa almeno 150 euro in meno. Un biglietto da Tunisi non supera i trecento euro.
- L’Agenzia versa il dovuto all’Alitalia ( o altra compagnia che venga a Roma o MIlano) e la parte “viaggio” è fatta in maniera legale da una persona munita di documenti e che si presenta per prima cosa alle autorità di polizia.
- All’arrivo, il viaggiatore – che ha dovuto esibire i documenti all’aeroporto di partenza – è identificato e mostra i quattrocento euro in contanti o in traveler’s cheques che dimostrano la sua capacità di mantenersi per X giorni ( ci sono libri che reclamizzano “Europe with 5 dollars a day,” noi diciamo 8 euro al giorno, ok? ) e finora siamo nei limiti del budget indicato, in regime di concorrenza con la malvita.A questo punto le organizzazioni umanitarie potrebbero dare ospitalità, diciamo a tre euro a notte.
- Il sig Ouagadugu sa che ha XX giorni per trovare un lavoro , tornare a casa e farsi chiamare dall’impresa che lo richiede, rispettando la legge. ( poi con un minimo di intelligenza si può cambiare la legge e si consente di restare senza fare avanti-indietro).
- L’Alitalia incassa i denari e mette in cassa novecento euro, affrontando i costi per una sola tratta di andata. Il resto è un residuo attivo che non danneggia certo il suo bilancio. Anzi.Rispetto ad altre compagnie aeree, l’Alitalia può offrire – grazie al patrimonio immobiliare situato in Italia – le opportune garanzie per i depositi che si accumulano nelle sue casse. Le altre compagnie se vogliono sfruttare questa opportunità di business , possono fare altrettanto, investendo in Italia nell’immobiliare.
- La polizia identifica così tutti coloro che entrano, li affida a organizzazioni umanitarie e monitorizza i loro movimenti.
- Trascorso il tempo consentito dalla disponibilità di contante, se il sig O. ha trovato da fare, bene. Sennò può essere rimpatriato a sue spese e se entra in clandestinità, lo fa senza suscitare pietà per la sua odissea che non c’è più, e gli organi di polizia hanno tutti gli estremi identificativi per rintracciarlo e rimpatriarlo. Eventuali terroristi, si vedrebbero preclusa l’opportunità di confondersi col flusso migratorio clandestino ( filiera cui non credo. I terroristi viaggiano in prima).
- Ci sono vantaggi di ordine pubblico, del bilancio dello stato ( la flotta che non va a caccia di singoli nel mare e non deve ospedalizzare tutti quelli che arrivano fortunosamente; gli straordinari di polizia, guardia costiera, carabinieri, ospedali ecc) di pubblica quiete e – la metto per ultima – di umanità.
- Ne sofrono le casse della malavita che vedono diminuire i loro introiti di 39 milioni anno ( base 30.000 immigrati). In capo a un anno la pista del dolore rappresentata dai migranti si inaridirà e verranno a mancare le maglie della filiera. A pari numero di “temporary Immigrant” nelle casse Alitalia entrerebbero 27 milioni di euro in biglietti di cui la metà in deposito, dalle rotte africane. La Partenza da Tunisi frutterebbe meno ovviamente, ma la basi di partenza indicate sono realistiche.
Cosa ci vuole ?? Semplice primo, che Alitalia adotti una tariffa ( due giorni?) secondo che il Ministro dell’Interno – che ha fatto il passo difficile del permesso temporaneo sotto la pressione degli eventi, che poi è quasi lo stesso – vari le necessarie istruzioni e ci dica quanto è il risparmio per l’erario.
Questo è il secondo di tre post ( pubblicato su questo blog il 9 aprile 2011) sull’emigrazione. Il precedente è di pari data e segue questo.
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Commenti
2 luglio 2014
L’idea che sia lo stato italiano ad organizzare e sovrintendere il flusso dei migranti possiede una carica di rivoluzionario buonsenso. Come al solito, l’unico ‘piccolo’ dettaglio è che mancando, sia nella classe dirigente italiana che nel suo povero popolo da questa insolentito e taglieggiato, una benché minima consapevolezza degli interessi geopolitici italiani, il dibattito sull’immigrazione rimarrà ancora per tempi immemori incagliato in un duello rusticano fra ‘buonisti’ e ‘cattivisti’, con tanti ringraziamenti da parte di una classe politica che così può continuare a far vestire ai rispettivi elettorati le magliette di destra e di sinistra e delle varie organizzazioni criminali che possono continuare a lucrare (e magari a girare cortesemente qualcosa alla suddetta classe politica …). Insomma l’imagination au pouvoir è una faccenda che ha assai poco a che fare, in questo caso come negli altri della nostra disgraziata vita pubblica, con lo spontaneismo ed implica una tenace costruzione politica e culturale: il compito, già in altre occasioni sottolineato, a cui è votato il repubblicanesimo geopolitico e tutti coloro che hanno smascherato i vecchi giochetti politico-ideologici del Novecento.
Massimo Morigi
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Sono d’accordo sulla posizione di Morigi. Aggiungerei il fatto che, trattandosi di una iniziativa che non ha costi e quindi “mazzette”, i nostri politici e burocrati non sono interessati ad attuarla.
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La UE , si. La popolazione, si. La Tunisia, si
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L’ha ribloggato su IL CORRIERE DELLA COLLERAe ha commentato:
SCRITTO A APRILE 2011 e RIBLOGGATO a LUGLIO 2014. NON C’E? PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOLE SENTIRE
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