LIBIA: GHEDDAFI JUNIOR LIBERATO. VERSO UN CAMBIO DI PASSO? di Antonio de Martini

La notizia è di quelle che vengono definite “game changer” tra gli addetti ai lavori.

Saif el Islam Gheddafi, secondogenito e delfino politico del colonnello laureatosi alla London school of Economics, prigioniero da quasi cinque anni  delle milizie di Zintan che non hanno mai voluto “cederlo” ai governi centrali che si sono succeduti a Tripoli, è a piede libero.       Avete capito bene: non solo non è prigioniero e nemmeno posto in residenza sorvegliata.

Il suo avvocato, Khaled al Zaiti, in una dichiarazione a FRANCE 24 ha dichiarato che il suo cliente si è dichiarato “pronto a collaborare per riunire i popoli libici” e che è stato liberato e graziato in virtu di un decreto legislativo del “Governo di Tobruk” che ha emanato una disposizione di Grazia in occasione della fine del Ramadan.

In altre parole hanno capito che  – i popoli di Zintan ( e di Sirte, che è casa sua) lui può riunirli sotto una sola bandiera costituendo un terzo polo costiero  tra Cirenaica e Tripolitania e che quindi è destinato ad essere l’ago della bilancia dei fragili equilibri.

Quanto ai ” popoli” dell’interno, il famoso Fezzan , di certo c’è che non si sono sottomessi ad alcun padrone e che oltre che il territorio è possibile che dispongano anche dei fondi necessari per far tornare il giovane Gheddafi in buoni rapporti con l’Occidente e in particolar modo con l’Inghilterra, dove ha vissuto a lungo e conta amicizie mai dimentiche della sua generosità. Unico dubbio, la gratitudine di Sarkozy sui 50 milioni avuti, ma una dimenticanza val bene Parigi.

E’ nel Fezzan che l’avventura è cominciata ed è li che probabilmente Saif el Islam è diretto.

Appena iniziata la guerra, non illudendosi  Muammar el  Gheddafi . circa l’esito e volendo far vivere comunque  il progetto di scalzare il Franco Africano  ( CFA), inviò 40 tonnellate di oro nel deserto sulla “via del sale” e pagò ai trasportatori il servizio con l’accesso illimitato alle armi dell’arsenale militare.

I beduini, che non sono  tanto beduini come si pensa a Gallarate, vendettero tutte le armi con gli esiti che sappiamo,  realizzando i profitti sperati e l’oro scomparve, o almeno non giunse mai nel Mali dove era ufficialmente diretto.

La via del sale, si chiama così perché le tribù beduine la usano per vendere il ricavato delle miniere di salgemma sfruttate fin dal tempo dei romani, si trovano in zona impervia a sei giorni di Land Rover a nord ovest di Timbuctu. A metà strada troverete ARAOUANI per rifornimento e poi, dopo altri tre massacranti giorni arriverete nella zona mineraria di AGOROT e TAOUDEMI. Da li i Tuareg partono vero il nord ovest portando il sale in Mauritania e in Marocco atraverso il deserto sferzato dal terribile Harmattan.

Se ” i trasportatori” siano rimasti fedeli al Rais ed abbiano conservato l’oro a sua disposizione o che se ne siano appropriati (e Saif el Islam sa a chi rivolgersi, magari con l’aiuto del generale Haftar per il recupero), l’oro verrà rimesso in circolo per ottenere il cambio di passo.

Il nostro capo centro dell’AISE, mi dicono, sia un sottufficiale della Guardia di Finanza, chissà che non chieda l’IVA…. Non disturbate il capo dell’AISE , generale ( di amministrazione) Alberto Manenti  che è ancora tutto emozionato per l’apparizione della figlia In TV – la RAI of course- in veste di esperta  di mondo arabo, attorniata da un prete e un Imam che non sono riusciti a piazzare un concetto senza essere interrotti dalla neofita.

Alla piccola , complimenti per la memoria e comunque sempre meglio che vedere la faccia di Margelletti.

 

 

 

 

 

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