Francesco Venanzi è un manager ENI – uno dei ragazzi di Mattei – che dismessa la casacca del dirigente si è scoperto una godibilissima vena narrativa che andrà lontano.
Intanto, regala un racconto di Pasqua ai lettori de http://corrieredellacollera.com
Lascio. Il titolo del racconto dato dall’autore anche se avrei preferito un più caliente ” Il pompino gay come strumento di democratizzazione dell’America Latina”. Donna Mariela, Il colonnello Josè e Marcel Prada, vi terranno compagnia in questa Pasqua bagnata e faticherete a dimenticarli.
” GENESI DI UN COLPO DI STATO di Francesco Venanzi
L’ora della siesta era stata un tormento. Non era riuscito a dormire nemmeno un poco, rimuginando senza fine la faccenda del figlio, l’impossibilità di dargli qualsiasi incarico serio, la dissolutezza, le frequentazioni sbagliate e ora anche lo scandalo. “E che scandalo, questa volta!” pensa a voce alta il Presidente Julio Valdez, girando nervoso nella grande sala del suo studio e guardando di tanto in tanto fuori dalle finestre la piazza dove passano gli stanchi carri che tornano dalle campagne e dove sotto gli ombrelloni dell’unico bar stanno seduti alcuni vecchi vestiti di nero.
Vicino ai 70, in buona forma, sempre impeccabile nei panni borghesi e in quelli militari di gran parata, i baffetti lineari ben curati, è da venti anni al potere nella piccola Repubblica di Banarica.
“Per fortuna la stampa continua a essere discreta e obbediente. Anche questa volta Marcel Prada non pubblicherà nulla su “La Nacion”, Horacio Guerin lo tiene sotto controllo stretto – ma uno scandalo come questo dilagherà di bocca in bocca. E’ la cosa più infamante che quel coglione di Josè poteva escogitare. Qui ci andrà di mezzo la mia presidenza; si scateneranno i soliti arrivisti, assetati di altro potere.”
“Che hai Julio? Ti vedo agitato” dice donna Mariella appena affacciatasi nello studio. La consorte del presidente è una matrona sopra i 50 che tiene ad apparire ancora piacente e degna del ruolo di first lady. “E vorrei vedere! Lo sai che ha fatto questa volta tuo figlio, Josè, il colonnello Josè? Stanotte era al Caballo Blanco e in mezzo a tutta la gente che cenava e guardava il solito spettacolino si è messo in ginocchio a succhiare l’uccello del compagno.” “Ma no! Non è possibile; oh mio Josè!”
“ E invece è proprio così. Sono venuti questa mattina a dirmelo con il mattinale Luis Cerro e il capo della polizia. E tutti che ridevano al Caballo Blanco, ed hanno pure applaudito, capito? Quelli della ronda hanno portato i due in Questura e lì hanno riconosciuto Josè. L’altro lo hanno trattenuto per identificarlo.Josè – che era ubriaco – lo hanno riportato a casa questa mattina presto.” “Il mio Josè! Che vergogna! E ora Julio che succede? Cosa vuoi fare? Come farò a presentarmi tra le mie amiche e nei vari Comitati di cui sono presidente?” “Non lo so, Mariella.
Questa mattina ero fuori dalla grazia di Dio e disgustato. Le ho tentate tutte con Josè. Gli ho dato da dirigere una fazenda ed è finita come sai. Gli ho dato la privativa dell’importazione di filati, ed ha fatto un casino. L’ho fatto entrare nell’esercito come colonnello, e fa solo la bella vita. Stamattina ho detto al ministro dell’Interno, di pensarci lui. Il buon Luis Cerro, col quale abbiamo vissuto tutte le storie di questa Repubblica, non è una cima, ma è fidato e ha tutti gli strumenti per fare qualcosa. Aspetto che venga stasera per riferirmi.”
Il Presidente si agita, non riesce a star fermo, ripensa alla sua vita, alle dure vicende che lo hanno portato al vertice della Banarica e si confronta con la nullità di suo figlio. “Non ci voleva questa disgrazia di Josè, Mariella, dopo quasi venti anni che ho lavorato con passione per questa Repubblica. Venti anni di buon governo, non ti sembra? Ho distribuito feudi, privative, prebende, incarichi onorifici a tutti quelli che potevano pretenderli con i soliti golpe. E golpe non ce ne sono stati più. Ho tenuto le masse dei contadini al riparo dalle influenze dei sobillatori di professione e dalle attrazioni del consumismo. Garantendo però a tutti il pane.
Ho bloccato l’ingresso delle compagnie straniere che con i loro investimenti e pratiche avrebbero indotto il comunismo. Insomma, la nostra Banarica è un paese tranquillo; non ti pare?”
Luis Cerro e Horacio Guerin, il capo della polizia, appena usciti dallo studio del Presidente, dopo avergli riferito di prima mattina cosa era accaduto al Caballo Blanco, riflettono sul mandato perentorio di risolvere il problema pena la testa e raggiungono la sede del Ministero, dall’altra parte della piazza, per consultarsi sul da fare. Nello studio del ministro, tutto foderato di legni pregiati che nascondono una spessa lamina di piombo insonorizzante, discutono animatamente sulle varie possibilità. Horacio Guerin, un uomo a forma di palla sempre sudaticcio e con varie macchie di unto sulla divisa, ricorda le parole del Presidente: “Ha detto ‘fatelo sparire’. Ma chi? Lei signor ministro cosa pensa?” “ Certamente va fatto sparire il colonnello Josè!”
Non ha dubbi Luis Cerro, bell’uomo appassionato di cavalli, di una decina d’anni più giovane del Presidente, ma suo fedele compagno in tutte le battaglie e gli intrighi che hanno portato Julio Valdez alla presidenza della Repubblica. “Il Presidente si è scocciato di lui e delle sue bravate che mettono in pericolo la Repubblica. Credo che il modo migliore sia di mandarlo all’estero dove potrà sfogarsi senza turbare l’ordine di questo Paese. A questo ci penso io; ho qualche idea.” “ Mi sembra giusto, signor ministro, io mi occuperò invece del giovanotto; credo che sia bene far sparire anche lui, come dice il Presidente. Abbiamo i nostri metodi, lei sa, e credo che questo sia il caso di usarli. Ci penso io.” “Si, si, Horacio Guerin; ma dovrà anche contattare riservatamente tutti quelli che erano al Caballo Blanco per far loro capire che il Presidente non potrà tollerare la diffusione dello scandalo. Si è fatto dare l’elenco dei presenti?” “Certamente, la ronda era stata chiamata dal signor ministro della Difesa Salvador Guerrero, che era allo stesso tavolo con il signor ministro dell’Economia Gomez Pina e rispettive signore. Gli altri erano i soliti notabili tra cui anche Marcel Prada il direttore de La Nacion, e signora.” “Bene, ai due ministri telefonerò io, Lei contatti tutti gli altri.” “Sarà fatto signor ministro.”
Luis Cerro pensa di utilizzare la conoscenza, quasi amicizia, di un dinamico militare americano, il capitano Jim Ruthvel, conosciuto l’anno precedente quando ha frequentato a Oklahoma City il Seminario di Strategie Antiterrorismo. L’idea di Luis Cerro è di spedire il colonnello Josè a San Francisco, città che sicuramente sarà gradita per la notoria apertura alle tendenze più trasgressive. E come pretesto per il soggiorno a San Francisco, Luis Cerro pensa di dargli l’incarico di avviare le trattative con la Boeing della vicina Seattle per l’acquisto del nuovo aereo presidenziale, che in realtà non è affatto in progetto. Per avviare al più presto tutta questa manovra, Luis Cerro pensa di appoggiarsi al capitano Ruthvel, che da Washington potrebbe organizzare le azioni opportune. Si fa chiamare quindi dal capo del gabinetto il capitano Ruthvel a Washington, che Luis Cerro non immagina essere il capo del Dipartimento dei Servizi di sicurezza militare per l’America Latina.
“Caro capitano Jil, come stai? Ti immagino fortemente impegnato contro il terrorismo che di questi tempi è sempre in agguato.” “E’ proprio cosi, caro ministro Luis! Che piacere sentirti, a cosa devo la tua chiamata? Dimmi, com’è la situazione politica nel tuo Paese? Ho sentito che i gruppi ostili al tuo Presidente si stanno agitando. Avrai molto da fare, credo.” “Ma sì, sono i soliti che si sentono esclusi dalle gestioni più ricche; ma sono inconcludenti e non hanno seguito. La situazione è stabile e sotto controllo. Ti ho chiamato perché voglio chiederti un grande favore. Il figlio del nostro Presidente, il colonnello Josè, è stato incaricato di avviare la trattativa con la Boeing per l’acquisto del nuovo aereo presidenziale. Ho pensato di farlo scendere a San Francisco per avviare la trattativa con la massima riservatezza.” “ E’ certamente la scelta giusta. Quelli della Boeing ci mettono un attimo ad arrivare da Seattle a San Francisco. In cosa posso esserti utile?” “Ti chiederei un minimo di assistenza per l’insediamento del colonnello a San Francisco e per il primo contatto con quelli della Boeing.” “Ma certamente, con il massimo piacere. E quando potrà partire il colonnello Josè?” “Oggi stesso e potrebbe essere a San Francisco domattina.” “Nessun problema, caro Luis. Risentiamoci nel pomeriggio per l’orario di arrivo. Un mio uomo lo accoglierà all’aeroporto e lo accompagnerà all’albergo che avremo prenotato. Stai tranquillo, non ci saranno problemi.” Luis Cerro si frega le mani: l’idea è risultata vincente. Ora si tratta solo di andare dal colonnello e convincerlo a partire in giornata.
Fiducioso che sarà capace di convincerlo, telefona ai colleghi ministri della Difesa e dell’Economia. “ Caro Salvador, ho saputo di questa notte. Ti voglio assicurare che ho già sistemato la cosa: il colonnello Josè partirà questa sera stessa per l’estero e non darà più adito a scandali che mettano a rischio la nostra Repubblica. Ti chiedo ovviamente di sopire tutta la faccenda per quanto di tua competenza, per dare sollievo al nostro Presidente.” “E’ stata una cosa molto incresciosa, capirai, c’era mia moglie. Hai fatto bene ad allontanare il colonnello, ma stai con gli occhi aperti, perché episodi come questo danneggiano immensamente l’immagine del nostro Presidente e fomentano le opposizioni.” Il commento di Gomez Pina è più preoccupante: “ Caro Luis, ho già sentito negli ambienti economici qualche sussurro per approfittare del caso e montare qualche nuova richiesta al Presidente. Spero che finisca tutto in nulla. Ma stai con le orecchie aperte. Comunque hai fatto bene ad allontanare il colonnello.”
Il capitano Ruthvel, occhi azzurri, mascella volitiva, dalla linea ben curata sui campi di tennis, sta nel suo ufficio tutto vetri di Washington cercando di capire cosa c’è dietro la storia poco credibile della trattativa per l’acquisto dell’aereo presidenziale. E’ proprio il caso di sentire il suo referente in Banarica e chiede alla segretaria di chiamarlo al telefono. “E’ Horacio Guerin, comandante delle forze di polizia?” “Si è lui, chiamalo subito”
Horacio Guerin, appena rientrato nel suo ufficio, chiama il tenete Vicente Diaz responsabile dell’Unità Speciale per incaricarlo del consueto trattamento al giovanotto arrestato al Caballo Blanco. Il tenente Diaz è un ex-pugile pieno di cicatrici, avvezzo a far parlare gli arrestati con metodi spicci. “Anzitutto, tenente, lo avete identificato?” “Capo, abbiamo in corso gli accertamenti, perché il soggetto afferma di essere Joaquin Boniche, figlio di Agustin Boniche , il ministro della Giustizia.” “Cazzo! Ma è un millantatore! Controllate bene e subito. Ci va di mezzo un grosso scandalo.”
Mentre Il tenente Diaz va ad effettuare i controlli, Horacio Guerin riceve la telefonata del capitano Ruthvel. “Allora Guerin, cosa c’è dietro l’improvvisa spedizione del figlio del Presidente a San Francisco?” “Veramente capitano, ancora non sapevo che il colonnello Josè andrà a San Francisco. Ma capisco la mossa del ministro Cerro: la notte scorsa il colonnello Josè è stato protagonista di uno scandalo gay ed è bene che per qualche tempo non si faccia più vedere in Banarica. Il Presidente è furioso con lui.” “Bene, bene, ho capito. Buon lavoro, comandante, a presto.” Il capitano Ruthvel ci pensa un poco e capisce che forse è venuto il momento per intervenire in Banarica. Ne parlerà con colleghi e superiori. Horacio Guerin è invece rimasto sconcertato: la telefonata lo ha sorpreso per la precisione e la tempestività: ne ricava la vaga sensazione che la faccenda rischia di diventare un caso internazionale.
Luis Cerro va personalmente a visitare il colonnello Josè nel suo attico in Avenida Floriana. La guardia del corpo al portone riconosce il ministro e scatta sull’attenti. Il colonnello riceve con molta giovialità il ministro. L’appartamento è vasto, ha una bella veduta su tutta la città, è pieno di tappeti, divani, quadri di soggetto erotico, oggetti etnici; una porta è aperta su una camera dove si vede un gigantesco letto tondo. “Desidera bere qualcosa, ministro?” E, rivolto all’attendente – un bel giovaneazzimato: “Manuelito, prepara un Martini per il signor ministro.” “A cosa devo la visita, ministro?” “Verrò subito al punto, colonnello, data la strettezza dei tempi. Dunque, il Presidente, suo padre, desidera intensificare in futuro le relazioni internazionali di Stato e quindi vuole cambiare l’aereo presidenziale che ha ormai quasi quindici anni con uno nuovo, più efficiente e più degno della nostra Repubblica. Desidera quindi avviare la trattativa con la Boeing per scegliere l’aereo, le dotazioni e poi concludere l’acquisto. Il compito è delicato e richiede la massima oculatezza, come può comprendere, e quindi ha designato lei, che riscuote la sua fiducia, per avviare i contatti con la Boeing. Per garantire la riservatezza della trattativa abbiamo pensato che lei si insedi per il tempo che servirà nella città di San Francisco, che non è lontana da Seattle, dove ha sede la Boeing. Se lei accetta l’incarico, potrà prendere il volo di questa sera e domattina un nostro uomo sul posto la accoglierà all’aeroporto e la accompagnerà nel migliore albergo della città. Poi la assisterà per prendere contatto con la Boeing.” “Caro ministro, ho capito tutto. Mio padre vuole allontanarmi per qualche tempo a causa di quanto accaduto al Caballo Blanco, perché teme chissà quali conseguenze. Ma si sbaglia, perché è stata una semplice sciocchezza; tutti al Caballo Blanco si sono divertiti e le signore ridevano e ammiccavano. Ma devo dire che la proposta è ben congegnata e mi piace: l’incarico è interessante e la città di San Francisco mi attira. Tra le dotazioni dell’aereo farò mettere una grande jacuzzi e un paio di pedane per lap-dance. Così mi piacerà utilizzarlo. Bene ministro, a che ora è l’aereo?” “Mi fa piacere, colonnello, che abbia accettato l’incarico. Le farò avere in brevissimo tempo tutte le informazioni necessarie e il biglietto aereo.” Il colonnello si rivolge all’attendente e ad una bella fanciulla nel frattempo comparsa e che si è presentata come la cuoca, per informarli e salutarli: “Caro Manuelito e cara Carmencita, starò fuori per qualche tempo. Vi darò l’indirizzo dove inviarmi le notizie di qui. Penso che non avrete da annoiarvi.”Luis Cerro torna al ministero molto soddisfatto; non pensava che sarebbe stato così facile convincere Il colonnello Josè: evidentemente la sua idea e i suoi contatti americani hanno funzionato. Sara orgoglioso di riferirne al Presidente.
Il tenente Vicente Diaz rientra con i risultati dei controlli: “Capo, abbiamo verificato tutto: è proprio il figlio del ministro Agustin Boniche. Cosa dobbiamo fare?” “Come lo avete trattato finora?” “Capo, voi sapete. Qualche ripassatina in questi casi viene spontanea tra i nostri uomini. Cose da poco, ma qualche segno lo hanno lasciato.” “Il ministro Boniche è stato informato?” “Non ancora, volevamo prima informarvi e lasciare a voi di informare il ministro nel modo migliore.” “Cazzo, cazzo, cazzo! Quale modo migliore?! Portatemi qui il giovanotto. Come si chiama?” “Joaquin.” Viene introdotto un giovane biondo e longilineo, dall’aspetto un intellettuale, con la camicia strappata e macchiata di sangue, visibilmente provato ma con un contegno dignitoso e quasi di sfida. “Dunque, Joaquin, mi dispiace fare la vostra conoscenza in questa incresciosa situazione. Voi capite …, voi conoscete le circostanze …, voi sapete che certi comportamenti dei nostri uomini esplodono spontanei irrefrenabili…, voi….” “Signor capo della polizia, potete smetterla di cercare scuse; sapete benissimo che non c’era alcuna ragione di arrestarmi e tanto meno di trattarmi come avete fatto. Desidero parlare subito con mio padre. Avvertitelo e portatemi da lui. Questo diventa un caso di Stato. Il Presidente dovrà intervenire di persona.”
Horacio Guerin comanda di far pulire e curare le ferite ed ecchimosi del giovane Joaquin e di dargli una camicia nuova. Poi lo accompagna personalmente dalministro Agustin Boniche. Il ministro è un giurista colto e amante dell’arte; ha qualche anno di meno del Presidente, di cui è stato compagno in tante battaglie politiche e affaristiche e infine suo sodale nella scalata al potere. Riceve i due nel suo studio tappezzato di libri e di quadri. Subito abbraccia affettuosamente il figlio e si fa raccontare cosa è accaduto e come è stato trattato. Ascolta con attenzione le rimostranze indignate di Joaquin e – con un sorrisino agghiacciante – le confuse giustificazioni e scuse di Horacio Guerin. Quindi telefona al Presidente per una immediata udienza.
Il Presidente riceve Agustin Boniche con sollecitudine, interessato a conoscere l’oggetto della udienza, nonostante lo stato di agitazione dovuto alle vicende della giornata. “Caro Julio, mio Presidente, tu sai quanto ti sono devoto, dagli antichi anni delle nostre battaglie contro il corrotto presidente Garcia Cabral, fino a tutte le difficoltà che ti ho sempre aiutato a superare in questi lunghi e difficili anni della tua presidenza. Sono perciò qui a raccomandarti un atto di saggezza per sanare la situazione che si è venuta a creare con l’arresto arbitrario di mio figlio Joaquin e il brutale trattamento che gli è stato inflitto dalla polizia; egli è pieno di ferite e di ecchimosi provocate dalle botte o bastonate. Potrai fatti informare direttamente da Horacio Guerin. Il problema sta anche nel fatto che Joaquin ha un carattere molto forte e idee che potrei definire democratiche. Egli ha un qualche seguito in certi circoli giovanili e potrebbe essere molto pericoloso lasciar montare la sua indignazione.” “Capisco, caro Agustin, è una maledetta situazione da cui voglio uscire al più presto, spero con la buona volontà anche del tuo Joaquin. E del mio Josè, maledetto scapestrato, che non so ancora che fine abbia fatto. Scusami, Agustin, se telefono subito a Horacio Guerin per farmi aggiornare. Non l’ho più visto da questa mattina. Il Presidente si fa passare al telefono Horacio Guerin e si fa raccontare come è stato trattato il figlio del ministro; mentre ascolta dà evidenti segni di disapprovazione. Poi chiede del colonnello Josè. “Presidente, eccellenza, risponde Horacio Guerin, la polizia di frontiera dell’aeroporto mi ha informato poco fa che il colonnello Josè è salito sul volo per San Francisco.” “Ah sì? E chi l’ha deciso? E per fare che cosa?” “Ha organizzato tutto il ministro Cerro per affidare al colonnello la trattativa per l’acquisto del nuovo aereo presidenziale.” “Ah, perdiana! Ne parlerò col ministro stasera.”
Il Presidente è profondamente contrariato e preoccupato e comincia a misurare in lungo e in largo la stanza con passi nervosi. “Vedi Agustin che cosa mi ha combinato Luis Cerro? Io non ho bisogno di nessun nuovo aereo. L’unico risultato di questa alzata di ingegno è che la notizia in un modo o nell’altro filtrerà e farà montare un movimento di protesta di cui non sentiamo alcun bisogno. E poi, ancora peggio, la cosa va nelle mani degli americani; quelli – lo sai – non mi amano perché ho bloccato molti affari che volevano fare e che avrebbero turbato la pace sociale della Banarica.Se potranno, utilizzeranno la faccenda per aumentare la pressione e magari ricattarci. Santo cielo, Agustin, ti rendi conto in che casino ci siamo infilati? Ma la cosa è fatta ormai e bisogna che tutto resti nel più assoluto segreto.”
Sfogatosi sul caso della missione del figlio Josè, il Presidente torna sul caso del figlio di Agustin Boniche. “Penso che a Joaquin farebbe bene una esperienza di lavoro per conoscere la realtà del nostro popolo e delle nostre aziende dove si crea la ricchezza di questo paese, lontano dagli sterili dibattiti ideologici che si fanno in città. C’è giusto una mia azienda agricola nel Sud che ha la direzione vacante. Joaquin potrebbe andarci subito, ha le capacità di dirigerla, e credo che potrà essere una esperienza positiva.” “Amico presidente, l’idea mi sembra ottima; credo che in qualche modo risponda alla esigenza che ho da tempo avvertito in Joaquin; egli vuole conoscere le condizioni di vita e di lavoro dei nostri contadini per farne oggetto di proposte, anche politiche, come peraltro abbiamo fatto noi da giovani. Conto di convincerlo.” “Spero che non diventi un comunista.” “Ma no! Lo conosco bene! “ “Fagli tanti auguri e digli che conto sui giovani come lui per la nuova classe dirigente del nostro Paese. Ciao Agustin; sai, sono preoccupato; non vorrei che da San Francisco ci cada in testa qualche tegola. Devo sentire quali idee ha in mente Luis Cerro.”
Luis Cerro si reca dal Presidente per riferire. Il Presidente lo blocca subito con una domanda. “Cos’è questa storia dell’acquisto di un aereo e di San Francisco? Mi spieghi che ti è venuto in mente?” “Presidente, è il mio capolavoro. Per far sparire il colonnello, come hai giustamente comandato, non c’era che mandarlo all’estero; perché accettasse la destinazione doveva essere di suo gradimento: San Francisco è la città ideale: bella, avanzata, trasgressiva come può piacere al colonnello; la motivazione doveva essere plausibile e degna del livello di responsabilità del colonnello: la trattativa per l’acquisto di un aereo è certamente un incarico prestigioso e interessante. Ed infatti tuo figlio ha subito accettato ed è già partito. Mi ha incaricato di porgerti i suoi saluti.” “Ma io non ho bisogno di un nuovo aereo. E quando la cosa si saprà fioccheranno pesanti critiche per la spesa e per le presunte mie senili manie di grandezza.” “Ma Presidente, la trattativa potrà non concludersi mai.” “E già, ma intanto le critiche saranno partite e magari avranno avuto effetto. E poi, come hai fatto a organizzare così rapidamente il viaggio a San Francisco?” “Ecco, Presidente, un altro dettaglio del mio capolavoro. Mi sono rivolto al capitano Jil Ruthvel che ho conosciuto l’anno scorso al Seminario sulle Strategie Antiterrorismo, ad Oklahoma. E’ un personaggio molto bene inserito nell’ambiente militare americano, dotato di propaggini in tutto il territorio degli Stati Uniti. Ed infatti ha subito messo a disposizione un suo uomo per accogliere il colonnello all’aeroporto, accompagnarlo all’albergo e assisterlo nei primi contatti con la Boeing.” “Ma ti rendi conto Luis della terribile cazzata che hai fatto? Non solo arriveranno le critiche dai nostri soliti oppositori alla ricerca di pretesti per ottenere nuovi privilegi, ma corriamo il rischio che gli americani ne approfittino per aumentare le pressioni per concludere i loro maledetti affari. Lo sai che sono anni che ostacolo in tutti i modi la concessione dei permessi per la ricerca petrolifera e perl’acquisto degli elicotteri che secondo loro dovrebbero servire a contrastare le esportazioni di droghe dal nostro paese. E che invece sono fonte di importanti introiti per le nostre finanze? Lo sai o non lo sai? E allora capisci che gli hai dato uno straordinario appiglio per ricattarci e concludere gli affari cui stanno dietro da quasi dieci anni?” “Ma Presidente….- comincia a balbettare Luis Cerro – le tue sono previsioni pessimistiche; non accadrà niente di tutto questo. Sono pronto a metterci la mia testa.” “Non ci faccio niente della tua testa …..; il guaio è ormai fatto e non possiamo far altro che star quieti nella speranza che i nostri nemici interni ed esteri non si accorgano del passo falso e non accada nulla. Ma sono preoccupato. Convocherò una riunione del Consiglio dei ministri per fare il punto.” Luis Cerro lascia la riunione con la coda tra le gambe.
Al termine della pesante giornata, Julio Valdez cena con la moglie donna Mariella e sconsolato le riferisce degli eventi e delle sue preoccupazioni. Donna Mariella aggrava il quadro raccontando delle telefonate ricevute nella giornata: “Vedi Julio, la faccenda del Caballo Blanco sta avendo qualche risonanza in giro. Mi hanno telefonato due amiche per salutarmi, ed hanno fatto caute allusioni e mi hanno chiesto come sta Josè, cosa che a loro non aveva mai interessato prima d’ora. Ma la cosa più grave è quello che accade alla nostra cara Estrella. Le sono arrivate allusioni abbastanza esplicite sulla bravata del fratello da vari suoi collaboratori, tanto che Estrella, poverina, ha deciso di darsi malata per non andare al Liceo. La capisco, come potrebbe fare la Preside della sua scuola se si scatenassero le allusioni dei professori e i lazzi degli studenti? E’ una tragedia.” “ Sì Mariella, è proprio una tragedia; forse finisce così la mia vita. “
Il capitano Ruthvel prima di concertare le mosse con i colleghi, si fa portare la relazione sulla Banarica che il Servizio Documentazione tiene costantemente aggiornata. L’abstract recita: ”L’economia di Banarica non può continuare a fondarsi quasi esclusivamente sulla proprietà terriera e l’attività agricola, che poi nasconde la produzione di droga. Il presidente Julio Valdez è salito al potere e vi si mantiene privilegiando gli interessi dei proprietari terrieri. Così mantiene in condizioni miserevoli la popolazione e lucra sulle esportazioni delle derrate agricole e su quelle clandestine di droga. La dura opposizione alle concessioni petrolifere e all’acquisto degli elicotteri sono parte evidente di una politica conservatrice, oltre che – ma in seconda battuta – della volontà di lucrare le più alte tangenti possibili. In questa situazione di diffusa corruzione, gli interessi della popolazione banaricense coincidono con quelli delle imprese che possono dare una svolta verso l’industrializzazione del paese, con le produzioni petrolifere, la vendita degli elicotteri necessari a contrastare i narcos, e gli investimenti esteri che potranno seguire.”
Per il capitano Ruthvel, appare chiara quale debba essere la linea d’azione e ne parla con i colleghi della Segreteria di Stato. Ottiene carta bianca e subito agisce. Anzitutto occorre che la missione del colonnello a San Francisco diventi di pubblico dominio in Banarica. Poi, facendo leva sul discredito dell’attuale presidenza, gli agenti dell’azienda petrolifera e di quella elicotteristica dovranno aumentare la pressione sui ministri dell’Economia e della Difesa. Dovranno apparire chiari i vantaggi che potranno derivar loro da un cambio del regime in Banarica.
Il capitano si fa chiamare al telefono il referente in Banarica, Horacio Guerin. “Salve comandante Guerin; è vero che c’è la libertà di stampa nel suo Paese” “Veramente, capitano …. , ma sì, …. certamente” “Bene, le raccomando di garantirla. Saluti.” Horacio Guerin resta interdetto e registra inconsapevole la raccomandazione. In serata il direttore de La Nacion, Marcel Prada, chiede di conferire con Horacio Guerin. “In redazione è arrivata una agenzia della California con la notizia secondo cui è sceso all’Hotel Four Seasons di San Francisco il colonnello Josè Valdez figlio del Presidente della Banarica per trattare l’acquisto del nuovo aereo presidenziale, che potrà costare 500 milioni di dollari. Le chiedo comandante Guerin se posso pubblicare la notizia.” Horacio Guerin capisce finalmente il senso della telefonata del capitano Ruthvel e autorizza la pubblicazione: “ Certamente direttore, vige la libertà di stampa, no?” Marcel Prada, un poco sorpreso, si fa coraggio e pubblica l’indomani su una sola colonna un breve trafiletto con la notizia messa tutta al condizionale.
Il capitano Ruthvel fa chiamare al telefono il Vicepresident Exploration della compagnia che aspira alle concessioni petrolifere in Banarica e il Vicepresident Marketing della compagnia produttrice degli elicotteri che è da anni in trattativa con la Banarica e spiega loro che ci sono buone prospettive di un cambiamento politico in Banarica favorevole alla conclusione dei rispettivi affari. Gli agenti delle due compagnie sono convocati nello studio del capitano per ricevere precise istruzioni. Il capitano Ruthvel consegna ai due una nota sulla situazione politica ed economica della Banarica che sintetizza l’analisi di Washington letta pochi giorni prima. “Ed io vi dico che sulla base delle informazioni acquisite dal mio Servizio, sta maturando in Banarica una situazione molto precaria per il suo Presidente. Sta a voi riprendere i contatti con i ministri vostri interlocutori, dell’Economia e della Difesa, per aumentare la pressione e concludere gli affari da troppo tempo in sofferenza, spiegando loro come la pensa Washington e facendo capire che è loro interesse approfittare del momento di difficoltà del Presidente per dare una svolta alla situazione politica del loro Paese. Washington seguirà con attenzione gli sviluppi.”
Il Presidente Julio Valdez legge il trafiletto pubblicato da “La Nation” e subito chiama Horacio Guerin: “Che cazzo ci stai a fare a capo della Polizia se lasci passare una notizia come quella? Fai subito pubblicare una violenta smentita; “La Nation” dovrà pubblicarla bene in vista domani.” Horacio Guerin farfuglia qualche scusa e ordina subito a Marcel Prada di pubblicare bene in vista una netta smentita. Il giorno stesso giunge alla redazione del giornale dalla stessa Agenzia californiana la notizia che il colonnello Josè spende le sue giornate a San Francisco presso i circoli gay più trasgressivi, invece di dedicarsi alla trattativa per l’acquisto dell’aereo. Marcel Pradatelefona a Horacio Guerin, lo informa e chiede se può pubblicare la nuova notizia.“Ma certamente, caro direttore, è la conferma della smentita sulle trattative per l’aereo. E abbiamo la libertà di stampa, no?” Marcel Prada si fa coraggio e pubblica su tre colonne la furibonda smentita della Presidenza insieme alla notizia che effettivamente non sembra che il colonnello Josè sia a San Francisco per acquistare l’aereo presidenziale perché invece è stato notato nella frequentazione assidua dei circoli gay della città.
Il Presidente alla lettura del nuovo articolo, diventa livido e convoca urgentissimamente il Procuratore della Repubblica Daniel Castellanos: “Procuratore, questa è sedizione! Capisce che la pubblicazione di quelle notizie è una pugnalata alla dignità della Repubblica e alla mia Presidenza? Faccia subito arrestare il direttore de “La Nation” per la pubblicazione di notizie diffamatorie e il capo della polizia per la mancata censura delle stesse.” L’alto magistrato non ha mai avuto in simpatia il colonnello Josè, perché per rimediare alle sue mattane è stato costretto più volte a stravolgere il corso della giustizia. E così prende tempo: “Mio Presidente, certamente interverrò dopo che avrò verificato come stanno le cose.” Julio Valdez comincia a sentire puzza di bruciato.
Il ministro dell’Economia Gomez Pina e quello della Difesa Salvador Guerrero, sollecitati da pressanti telefonate ricevono in sedi separate gli agenti delle compagnie petrolifera ed elicotterista. I due americani, seguendo le istruzioni ricevute, non si soffermano a illustrare la bontà degli affari proposti, ma evidenziano gli aspetti politici. L’ingegner Marlow della compagnia petrolifera è subito in argomento: “Eccellenza, penso che voi – come ministro dell’Industria – vediate con favore l’evoluzione dell’economia banaricense verso l’industrializzazione, per sollevare dalle misere condizioni attuali la popolazione e ridurre i privilegi della casta degli agrari. Ho informazioni di prima mano che Washington appoggerebbe concretamente una radicale svolta politica, con l’esautoramento dell’attuale corrotta direzione e l’ascesa al potere di una nuova dirigenza sensibile alle istanze del progresso e dell’industrializzazione.” “ Non sono insensibile alle esigenze di favorire l’industrializzazione del mio Paese – risponde Gomez Pina – ho bisogno di qualche giorno per riflettere e valutare le possibilità di successo ed i rischi di una azione per realizzare la svolta politica che Washington auspica. Riferisca la mia sincera attenzione.” L’ingegner Symons della compagnia elicotterista fa al generale Salvador Guerrero, un discorso analogo a quello di Marlow; ed aggiunge; “Egregio ministro, posso dirvi senza tema di smentita che Washington conta anche sulla consapevolezza delle Forze armate banaricensi circa ciò che gioverebbe al benessere del popolo e nella loro lungimiranza per l’azione decisiva necessaria alla svolta politica.” Il generale Salvador Guerrero capisce dove tira il vento: “Ingegner Symons, non mancherò di studiare attentamente quanto occorre per il bene del popolo banaricense. Riferisca la mia disponibilità.”
I due ministri, Salvador Guerrero e Gomez Pina, si sentono per telefono e subito decidono di incontrarsi. Caro Gomez, credo che sia arrivato il momento di assumerci la responsabilità di una svolta. Dopo due decenni, la presidenza di Julio Valdez fa acqua da tutte le parti: non si può continuare a fare da guardiani agli interessi degli agrari; alla lunga, la conservazione produce solo corruzione e le condizioni del popolo sono miserevoli. So io quante volte debbo intervenire per soffocare piccole rivolte dei contadini nelle campagne. Il rischio di qualche sommossa più grossa e organizzata è alto. So che oggi ci sarà una riunione dei notabili presso il Circolo della Caccia. E’ prevedibile cosa ne verrà fuori: una congerie insostenibile di nuove rivendicazioni che metterebbero in ginocchio l’economia del nostro Paese. E sarebbe la fine. E’ meglio intervenire con una azionetempestiva, saggia e controllata che si presenti nell’interesse del popolo. Hai ragione, Salvador, è da tempo che ci penso; abbiamo bisogno di sviluppare l’industria per dare opportunità di lavoro ai tanti giovani che languono nelle campagne. Vediamoci Lunedì per concordare una linea di azione.”
Al Circolo della Caccia, abitualmente frequentato dai notabili della repubblica, proprietari terrieri, industriali, titolari di privative e grandi professionisti, è stata indetta per Sabato una riunione urgente . Nei confortevoli locali del Circolo, foderati di legni pregiati e aperti con grandi vetrate verso il parco con piscina e campi da tennis, che confina più oltre con un grande bosco, si fa il pieno dei partecipanti. “Sulla base di quanto accaduto al Caballo Blanco, che tutti sapete, e delle notizie pubblicate ieri e oggi da La Nacion – interviene il presidente del Circolo – si può capire che il Presidente Julio Valdez è ora in difficoltà. Per venire subito al sodo, dico che abbiamo due scelte: la prima è quella di sostenere il Presidente nel difficile frangente al prezzo di una sua apertura verso maggiori benefici a nostro favore. L’altra scelta è quella di lasciare che le cose si deteriorino fino alla caduta di Julio Valdez, per ridare dignità alla nostra Repubblica e ridistribuire più equamente i poteri. Dichiaro aperta la discussione.” Il problema non poteva essere affrontato con maggiore chiarezza. La discussione si è subito sviluppata vivacemente con interventi di ogni genere, da quelli intrisi di patriottismo a quelli disfattisti, alle rivendicazioni e recriminazioni. La riunione non si è conclusa con una precisa scelta, ed è prevalsa l’idea di fare sondaggi in varie direzioni e di rivedersi entro una settimana.
La Domenica La Nacion pubblica la nuova violenta smentita presidenziale, ma nella stessa pagina compare su quattro colonne la notizia delle proteste indignate che si sono levate da numerosi circoli d’opinione nel paese, tra cui il Circolo della Caccia. Il Movimento di Azione Sociale, il Circolo Diritti e Libertà e l’Associazione Lotta alla Corruzione hanno indetto per il successivo Sabato una manifestazione di piazza con l’intervento di numerosi oratori. Il Presidente, allarmato, chiama a consulto il fedele ministro Boniche e convoca una riunione di emergenza del Gabinetto per quello stesso Sabato.
Alla Messa in Cattedrale, è evidente l’attesa dei fedeli di sentire cosa dirà il Vescovo nell’omelia. Donna Mariella e la figlia Estrella non sono mancate, ma si sono presentate sotto un pesante velo nero come in lutto ed hanno evitato di fermarsi a parlare con chiunque. Il Vescovo ha commentato l’episodio evangelico della cacciata dei mercanti dal Tempio inserendo una felpata considerazione sulla necessità di fare pulizia, “di liberare la piazza dalle impurità.”
Lunedì mattina Salvador Guerrero e Gomez Diaz si incontrano nella sede del Ministero della Difesa. “ L’esame delle ultime vicende e notizie – sottolinea Salvador Guerrero – rende evidente la necessità di un intervento tempestivo, prima che la situazione si deteriori e sfoci nel caos ingovernabile. La riunione al Circolo della Caccia, la ridicola smentita presidenziale pubblicata da La Nacion, la notizia che i circoli d’opposizione organizzeranno Sabato una manifestazione di piazza, la convocazione del Consiglio dei ministri per quello stesso giorno, tutto converge verso la necessità di una svolta.” “Sono d’accordo, Salvador. Sei tu che hai gli strumenti per intervenire. Fallo con intelligenza e ti darò ogni appoggio. Viva La Banarica!” “Viva!”
Mercoledì alle prime luci del giorno i contadini che si avviano con i loro carri verso la campagna notano nella città un insolito movimento di militari. “Staranno preparando una parata militare – è il commenti di tutti – Strano, però, non hanno annunciato nulla.” Alle ore 6 l’esercito circonda il palazzo presidenziale, quello del Governo e la sede della televisione. Alle ore 7 il generale Salvador Guerrero, ministro della Difesa, irrompe con un agguerrito commando nell’appartamento presidenziale e arresta il Presidente Julio Valdez. Alle ore 8 il generale Guerreroappare in televisione per proclamare la destituzione del corrotto presidente, l’arresto di tutti i suoi stretti collaboratori e la nomina del ministro dell’Industria Gomez Pina a reggente provvisorio fino alle elezioni, che saranno indette entro sei mesi.
27/08/2014
Commenti
In questo romanzo manca due informazioni importantissime,cioé quale era la collocazione geopolitica internazionale del Banarica,ante colpo di stato e in quale periodo storico si svolge la vicenda.
un saluto di buona Pasqua
Alexfaro
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