EGITTO: LA NASCITA DEL PROGETTO DI DIFESA COMUNE INNERVOSISCE GLI USA.CHE INIZIANO LE CRITICHE COL SOLITO CORO DI “ESPERTI” DEL NULLA. di Antonio de Martini

Ieri 2 aprile ho dato notizia della progettata costituzione di una Forza Araba di Difesa Comune ( FADC, l’acronimo è mio) e oggi, 3 aprile , come era facile a prevedersi, è iniziato il fuoco di interdizione mirante a dissuadere, svilire, presentare come improbabile questa iniziativa che accanto al significato tecnico-militare assumerà un significato politico destinato a influire sul quadro geopolitico dell’intero Medio Oriente e Nord Africa. 

Come per il negoziato 5+1 -Iran, gli Stati Uniti si sono attribuiti il ruolo del ” poliziotto buono” lasciando a Benjamin Netanyahu il ruolo del cattivo: Barak Obama ha tolto l’embargo alla consegna dei caccia F16 bloccati subito dopo il colpo di Stato dei militari egiziani. Al Sissi li aveva ormai sostituiti con la fornitura francese dei 24 Rafale e gli affari sono affari. Apparentemente la sola reazione USA a questo annunzio è stata il non attribuire un acronimo alla iniziativa. Lo fanno sempre. Ho rimediato io e spero che lo useranno tutti per ragioni che vedrete proseguendo nella lettura.

A questo annunzio che la Lega araba aveva deciso di agire, sono scesi in campo una serie di “esperti” , tutti citati dal filo britannicissimo “Times of India” che scopre l’esistenza di “domande che restano senza risposta a cominciare dal numero degli Stati che parteciperanno e dalla dimensione della forza armata che si farà”. E’ un’ottima domanda  a cui rispondo io in maniera che smettano di fare gli indiani: se i capi di Stato Maggiore dei tre paesi progettisti hanno deciso di riunirsi entro Aprile, può esserci una risposta il 2 aprile?

Risposta: no. Prima deve nascere il progetto, poi, secondo il piano politico dell’organizzazione i singoli paesi saranno liberi di aderire o meno. I tre paesi progettisti, anche da soli hanno uomini e mezzi sufficienti per numerosi compiti possibili nell’area, Ivi compreso il possibile Peace Enforcement in Libia, così come realizzato in Libano dalla Siria – su mandato della Lega Araba e finanziamento saudita – per por fine alla guerra civile che durava da 15 anni. E la guerra finì.

Frederic Wehrey del Carnergie Endowment for International Peace, mostrando il suo evidente disinteresse per ogni iniziativa di pace che non sia “made in USA”, ha dichiarato al citato giornale ” La nozione di una forza militare araba congiunta rimane tuttora più una aspirazione che una realtà” Egli ha inoltre aggiunto che il progetto “si confronta con problemi di interoperabilità, sfiducia politica tra gli Stati e mancanza di addestramento realistico”. Continuando nella inchiesta critica  su un progetto ancora da farsi, il giornalista pretende sapere da subito   “se si tratterà di una forza permanente e basata dove”.

Credo che la sfiducia politica sia un dato permanente in una zona in guerra da oltre dieci anni e che peccano degli stessi difetti  anche le tre coalizioni messe in piedi dagli USA. Quanto a consistenza, dislocamento e permanenza eventuale, potrebbe rifarsi alle numerose proposte di Forza Multilaterale che gli USA diffondono nel mondo dai primi anni sessanta.

Poiché la cultura militare Egiziana, Kuwaitiana e Marocchina è di tipo occidentale, non ci saranno grandi discostamenti. Piuttosto quel che preoccupa è dove potrebbe essere usata questa forza. Se in Libia o in Tchad o nel Sinai. Questo farebbe la differenza e questo preoccupa gli USA in un momento delicato di riavvicinamento all’Egitto ed alla necessità di non urtare il leader in nessun modo.

Sir James Dorsey della S. Rajatnam School of International studies   ” a middle east analist” – anche questo sconosciuto al portalettere – il quale ci informa che ” non credo ci sia molta sostanza in questa forza. Ad onta delle dichiarazioni unitarie esistono vaste differenze tra gli stati arabi ( ha scritto between invece che among. Between si usa quando le differenze sono tra due, among tra tanti ndr), come si è visto nel caso dello Yemen”.

Doppio errore da matita rossa.

Lo Yemen è terra di scontro tra arabi e Iraniani ( che arabi non sono). L’iniziativa saudita , presa dal ministro della Difesa saudita che come abbiamo visto è il figlio del re in cerca di allori e lo fa per ragioni di politica successoria) è una iniziativa velleitaria che mostra già la corda. La scorsa settimana la marina USA ha annunziato di aver raccolto l’equipaggio saudita di un F16 nel mare di Aden in cui era precipitato, ad onta dell’assenza di attività contraerea da parte Houti….., hanno deciso di non impiegare truppe di terra e fanno foto di “blindati al confine”, al punto che il Washington Post ha scritto ier l’altro che i “sauditi facevano i bulli”. La differenza è tra chi sa combattere e chi no. I sauditi hanno avuto a metà del secolo scorso una guerra con l’Egitto e il capo dei sauditi finì impiccato.

Mathieu Guidere, professore di geopolitica araba all’Università di Tolosa è il terzo commentatore : ” il problema è che questa forza potrebbe essere vista come una forza arabo-sunnita e quindi confessionale e alcuni paesi potrebbero vedere l’iniziativa come una minaccia alla propria sovranità nazionale o come indebita ingerenza nei loro affari interni”.

Limitare la geopolitica geograficamente è un miracolo possibile solo a cattedratici latini, comunque è difficile vedere come forza confessionale sunnita l’Egitto che sta impiccando i capi della fratellanza mussulmana e che ha visto decapitati 21 suoi concittadini di religione cristiana e li ha vendicati con una serie di bombardamenti che hanno spaventato…gli occidentali per le mire territoriali sulla Cirenaica che questi hanno attribuito al presidente egiziano. E’ vero che il ministro degli esteri iracheno ha sollevato obiezioni al progetto, escludendo che questa nuova forza straniera  possa essere impiegata sul territorio iracheno.

Infatti,  di forze straniere sul territorio iracheno ci sono solo quelle USA, un po di inglesi e di carabinieri italiani,  le truppe indipendentiste Kurde equipaggiate dagli USA, dalla Francia e Israele e infine i consiglieri iraniani che guidano le milizia sciite.  Su titti i volontari dell’ISIS che come vediamo quotidianamente sono al 50% stranieri dotati di passaporti francesi, inglesi e persino qualche australiano….Se venissero altri sarebbe la replica linguistica della torre di Babele.

Aaron Reese dell’Institute for the study of war , base a Washington, è lo dice la parola stessa , il piu intelligente dei quattro esperti. ” è una buona idea di come dovrebbe essere fatta una forza potenziale”. E poi ha aggiunto che la Libia “sarebbe una logica futura missione, anche se , non essendo confinante con L’Arabia Saudita e poiché l’Iran non è coinvolto, potrebbe non essere tra le priorità dei paesi che hanno approvato la creazione di questa forza multilaterale”.

Finalmente ! Ci voleva tanto a dirlo?

Con questa iniziativa l’Egitto torna ad essere la priorità numero uno della politica americana nell’aerea MENA ( middle east and North Africa). L’opzione  egiziana di focalizzarsi sull’Africa e di creare un cordone di sicurezza al confine con Israele anche a prezzo di desertificare una fascia di territorio abitato da secoli fu accolta dagli USA  con favore. Adesso stanno capendo che rischiano di finire dalla padella nella brace.

Sta succedendo un pò come accadde nei primi anni sessanta (metà ’62) con Kennedy e Israele. L’America fornì armamenti Hawk ( missili aniaerei ) agli Israeliani per convincerli a rallentare la costruzione dell’Atomica ed accettare ispezioni alla centrale di Dimona. La motivazione fu “armiamoli per evitare che costruiscano l’Atomica”. Adesso la motivazione è ” armiamoli perché temiamo che altrimenti potrebbero usarla”.

Con questi precedenti di ingenuità nessuna meraviglia che Netanyahu tema il ripetersi della trappola, questa volta a favore degli Iraniani,  che Al Sissi abbia deciso di mettersi in proprio e che trovi collaborazione.

Pubblicità
I trackback sono chiusi, ma puoi postare un commento.

Commenti

  • gicecca  Il aprile 3, 2015 alle 5:22 PM

    Tutto bene. Soltanto, io mi ricordo, forse a causa della mia età, di una RAU (acronimo che stava per Repubblica Araba Unita) tra Egitto e Libia che finì molto presto. E’ vero che i tempi cambiano e le situazioni evolvono, ma ho l’impressione che unire “contro” sia molto più facile che unire “per”. Qualcosa del genere lo diceva molti decenni fa Isaiah Berlin, al quale non sono degno di legare i lacci dei calzari … giC

    "Mi piace"

    • antoniochedice  Il aprile 3, 2015 alle 6:16 PM

      RAU è stato un tentativo di creare la Repubblica Araba Unita a fine anni cinquanta. Era una unione tra Egitto e Siria, cui per un periodo si unì – a statuto speciale – anche lo Yemen del nord.
      Fini in maniera indolore il 30 settembre 1961 dopo tre anni per la grande differenza di preparazione tra le due classi dirigenti. I siriani hanno una preparazione e un’organizzazione di tipo europeo, mentre l’Egitto era burocratico e non in grado di dirigere il nuovo stato.
      Hai ragione, è più facile lanciare anatemi che trovare punti di intesa….

      "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: