ROMA CORROTTA HA STRATEGIE DIVERGENTI. SILENZI O GRIDA (MANZONIANE)? L’IMPORTANTE È NON MUOVERSI E ASPETTARE IL NATALE SPERANDO CHE PASSI. di Antonio de Martini

L’onda emotiva nata sulla scia dell’inchiesta sul Comune di Roma, mi ricorda quella dei tunisini il 17 dicembre di quattro anni fa, quando un ambulante si diede fuoco per la vessazioni della polizia amministrativa locale facendo esplodere i cittadini.

Per calmare l’onda emotiva romana che ha meravigliato anche Elisabetta Povoledo de il New York Times che ci credeva ormai mitridatizzati, sono in corso la strategia del “timore del vuoto” e quella dello “stiamo zitti e aspettiamo Natale.”
Il sindaco agonizzante, ha chiesto ( prima argomentazione) di non ” infangare i cittadini onesti di Roma sciogliendo il Consiglio comunale per mafia.”
Questa dichiarazione mi fa sorgere dubbi anche sulla sua pregressa professionalità : equivale a chiedere a un chirurgo di non estirpare un tumore per non offendere i tessuti sani.

Qualche tessuto sano – dubito esista – è sempre possibile vada di mezzo, ma l’operazione – se ben impostata – non può che giovare all’intera città ed alla nazione. Ed essere di esempio.

La seconda argomentazione usata dai corifei del regime è che i ” capi cupola” sono unicamente i due pregiudicati – Buzzi e Carminati – allontanati dalle galere capitoline dove, ovviamente, sono di casa.
Nei giorni trascorsi a Roma hanno ormai avuto modo di concordare la linea difensiva.
I ” lamentosi” ci dicono “hanno approfittato della debolezza della politica” per infiltrarsi tra gli angioletti del Consiglio comunale e i pii impiegati.

Non ci spiegano però come mai se la politica era così debole, perché pagare a 360 gradi? Bastava comprarsi un paio di dirigenti comunali.

Sono tutti in imbarazzo per la ripulsa di questi argomenti, ma insistono a voler rimanere abbracciati alle rispettive poltrone e straparlano, con l’eccezione della presidente della Camera, l’on Laura Boldrini, che si è fulmineamente azzittita, eppure ha fatto carriera proprio come esperta in assistenza ai rifugiati politici e su questo tema polemizzò con l’allora premier Berlusconi, chiedendo che ne venissero di più .
Un altro colpito da faringite acuta è don Luigi Ciotti grande gestore di ex carcerati e rifugiati politici. E grande incassatore di contributi pubblici.
Roma? Non conosco. Cos’è ? La gallina di Romolo Augustolo?

Visto che le argomentazioni a difesa erano risibili e il silenzio contagioso, i chiacchieroni hanno sub appaltato il TG uno al comico Roberto Benigni, come dire che hanno fatto ricorso alla loro arma nucleare.
Benigni si è profuso per lunghi minuti in un panegirico dell’onestà per mandato dello stesso partito che gli fece prendere in braccio, prima Berlinguer e poi D’Alema.
Ora prende in mano la situazione per via del crescere della corrente dei favorevoli al silenzio.

Altri dichiaratori professionisti che si sono azzittiti di colpo, sono tutti i vari comitati per la legalità , i professionisti dell’antimafia con in testa il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e “l’Orlando dei poveri” Enzo Bianco , ex ministro dell’interno e ora a Sindaco di Catania.
Non un invito a ” non lasciar soli i magistrati” e a ” far sentire loro l’affetto dei cittadini”.
Tace anche il Sindaco di Torino Piero Fassino ( dove un consigliere comunale, Alberto Musy, è rimasto vittima di un vero mafioso) e tace l’ANCI ( associazione dei comuni d’Italia) che vede in crisi il suo maggior socio.

Tace ormai anche il governo dopo le ridicole ” grida” manzoniane di vano inasprimento delle pene. Nessuno che abbia letto “i promessi sposi”.
Sappiamo tutti che in caso di condanna di questo gruppetto di imputati, la pena da comminare sarà quella di quando il reato fu commesso….
Sappiamo tutti che – ahimé- non si tratta del silenzio che precede la grandi decisioni. Col silenzio, mostrano di parteggiare per gli arrestati e temono per una ventilata seconda retata.

Se volessero mostrare solidarietà ai magistrati, il Consiglio potrebbe varare un ordine del giorno sulla legalità, il Parlamento, una Commissione di inchiesta, il Sindaco potrebbe conferire la cittadinanza onoraria al Procuratore Pipitone ( non ai magistrati inquirenti, naturalmente) e il Presidente della Repubblica potrebbe rendere visita a palazzo di giustizia e prendere un tè col procuratore generale.
Oltre che zitti, fermi.

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Commenti

  • abrahammoriah  Il dicembre 13, 2014 alle 10:44 PM

    13 dicembre 2013

    Per comprendere quanto la vicenda mafioso-amatriciana sia espressiva di un regime, de facto, totalmente antidemocratico ed autoritario ed irrimediabilmente irriformabile, basti prendere nota delle ultimissime ‘ineffabili’ reazioni del presidente della repubblica e del presidente del consiglio…

    Massimo Morigi

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  • luigiza  Il dicembre 14, 2014 alle 11:56 am

    Roma? Non conosco. Cos’è ? La gallina di Romolo Augustolo?

    Pure questo aneddoto conosce. Ma almeno lo spieghi ai suoi lettori che ne sono ignari. Immediatamente comprenderebbero la ‘vertiginosa altezza’ morale ed intellettuale dei ns. governanti.
    Stiamo facendo la stessa fine dei governati del tempo di Augustolo e neppure ci abbiamo un Oreste per padre.

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  • donato  Il dicembre 15, 2014 alle 2:09 am

    IMHO l’inchiesta è in larga parte montatura.Tuttavia se ci sbarazzasse da una parte del gruppo dirigente della Destra Romana (Alemanno & Polverini) che ha dato
    pessima prova di sé non tutto il male verrebbe per nuocere.Come l’inchiesta sulla Lega Nord che togliendo di mezzo il Trota ha favorito l’emergere di un leader più
    moderno (Salvini ) riducendo il folklore (Dio Po,riti celtici etc…)
    Orlando continuerà a fare quello che meglio gli è sempre riuscito:danni.

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    • antoniochedice  Il dicembre 15, 2014 alle 5:04 am

      L’inchiesta è reale ed è appena una scalfittura al sistema comunale di cui ricordiamo anche la fabbrica clandestina dei biglietti di autobus e metro, il costo della nuova linea metro (6 miliardi) , il comportamento dei vigili urbani, i permessi di accesso di auto nel centro, il tango dei tavolini all’esterno dei ristoranti, il racket delle multe per la sosta vietata o impropria, il business dei parcheggi riservati agli handicappati, l’utilizzo del Tevere e l’inutilizzo delle caserme non più necessarie alle FFAA, le “gare” per l’acquisto degli autobus, i criteri di assegnazione per le attività di comunicazione e marketing e potrei continuare.
      Il problema ormai non è più di ricambio della classe dirigente, ma di creazione di una authority di gestione della città e di esclusione della popolazione dal meccanismo di scelta dell’amministrazione per almeno due turni elettorali e di dimezzamento degli organici.

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  • gicecca  Il dicembre 15, 2014 alle 9:02 PM

    Caro Antonio, Le tue idee sulla faccenda romana, secondo me piuttosto esagerata per vari motivi (ne riparliamo tra un lustro più o meno, se ci sono ancora, a processi -di appello; in primo grado tutti condannati- esauriti) mi paiono un pochino fuori del mondo.
    Chi nominerebbe, l’authority di gestione ? E vista la situazione quale appare, chi assicura che il nominante sia migliore -in senso etico e pratico- dei nominati finora, tipo Prefetto e Ministro degli Interni ? L’esclusione per due turni elettorali della popolazione dai suoi diritti elettivi non mi pare una misura molto “dal popolo, per il popolo, con il popolo” (Lincoln). Il dimezzamento degli organici, immagino comunali, creerebbe una massa considerevole di individui e loro familiari dediti, per necessità, ad altre ruberie e a sommosse (vedi Tor Sapienza). Insomma, bisogna evitare le utopie. Poi, naturalmente, bisogna evitare di comportarsi “come fanno tutti”; al tempo di Tangentopoli sembrò che la tempesta dipietrista avrebbe reso l’Italia diversa e migliore; non mi pare che le cose siano cambiate di molto, se non in peggio. Fino a che, per dirla con una mia vecchia teoria, ciascuno di noi non eviterà nella maniera assoluta di lasciare la propria auto in seconda fila anche per un solo istante -naturalmente per una “assoluta necessità”- non si migliorerà nulla; anzi. Aspetto a piè fermo la tempesta sul mio capo. Buon Natale. giC

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    • antoniochedice  Il dicembre 15, 2014 alle 9:41 PM

      Il podestà , lo chiamerei così, di Roma potrebbe essere scelto dal Presidente del Consiglio.
      Una tecnica di management statunitense consiglia di corrispondere lo stipendio ai dipendenti di cui ci si vuole liberare, esonerandoli dal presenziare al lavoro. Sarebbe comunque un grande risparmio.
      Non è una scelta per il popolo e dal popolo, ma per il popolo.
      Sei un medico e sai che per salvare un malato a volte va creato un circuito sanguigno artificiale.
      Solo se si creerà un nuovo equilibrio economico senza malaffare, la città potrà essere bonificata.
      Tutto dipenderebbe dalla scelta del podestà che regni a tempo determinato e il fatto che venga scelto dal presidente del Consiglio è garanzia suprema di una buona scelta.

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  • donato  Il dicembre 15, 2014 alle 11:22 PM

    Capitale Corrotta Nazione Infetta è del 1958 se non si risolvono i problemi su scala nazionale come si potranno mai affrontare quelli locali?

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    • antoniochedice  Il dicembre 15, 2014 alle 11:23 PM

      O viceversa. Ma non è questo del territorio il criterio da usare

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  • gicecca  Il dicembre 16, 2014 alle 8:18 am

    Insomma, chiamiamo il Dictator, tipo Cincinnato o Fabio Massimo (non temporeggiatore, se no ritorna Letta junior). Solo che non vedo nessuno che poi torna a coltivare l’orticello. E una volta che l’hai chiamato, il Dictator, per mandarlo via ce ne vuole !!! Almeno venti anni, e una guerra persa. Ma poi, (“per il popolo”) sei proprio convinto che il popolo (italiano) voglia e sia disposto a accettare il Governo morale ? Quando mai lo ha fatto ? Mi pare di ricordare che Mazzini andò a Londra. GiC

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    • antoniochedice  Il dicembre 16, 2014 alle 3:04 PM

      No veniva da Londra. Mori a Pisa….

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      • bipolare30551  Il dicembre 17, 2014 alle 7:37 PM

        buona sera Antoniochedice, una volta mi hai “cassato” tu, ora purtroppo, a volte mi piace leggerti, devo farlo io…..dimenticavo, buonasera

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