Avevamo dato la scorsa settimana notizia che il nuovo governo svedese aveva in programma di riconoscere lo Stato palestinese.
Il premier Stefan Lofven e la sua ministra degli esteri Margot Wallstrom a seguito della vivace reazione isteria a – inclusa la convocazione dell’ambasciatore svedese per una energica richiesta di spiegazioni – hanno deciso di accelerare i tempi e lunedì hanno convocato l’ambasciatore israeliano comunicandogli che il riconoscimento avrebbe avuto luogo l’indomani.
Il blitz è avvenuto per stroncare sul nascere le pressioni lobbistiche che stavano prendendo forma.
La reazione israeliana non si è fatta attendere e ha ottenuto una dichiarazione di segno opposto dal governo danese, incrinando la tradizionale coesione dei paesi scandinavi.
Il ministro degli esteri israeliano Lieberman, ha richiamato l’ambasciatore Isaac Bachman da Stoccolma e sta considerando di abbassare il livello della relazione diplomatica dal rango di ambasciata a quello di legazione.
Quando atteggiamenti simili venivano presi dagli stati arabi che negavano il visto ai viaggiatori che avevano sul passaporto il visto israeliano, venivano dagli israeliani considerati con sufficienza e come segnale di non conoscenza degli usi civili diplomatici.
Questa semi- rottura con la Svezia giunge mentre i rapporti con gli USA segnano un nuovo minimo storico, questa volta destinato a durare, poiché gli israeliani hanno fatto pressioni sul Congresso per bloccare gli aiuti americani alla Palestina ( 440 milioni di dollari nel bilancio 2014) e all’Agenzia ONU per i rifugiati (200 milioni annui) facendosi forti della presenza di Hamas al governo – il che è contro le disposizioni del Congresso- suscitando la reazione di John Kerry che ha definito il governo palestinese ” governo tecnocratico” ( tecnico?) quindi non politico, ” nel quale non sono presenti iscritti di Hamas.”
Questo scontro è destinato a durare nel tempo ed allargarsi coinvolgendo la UE e la NATO subito dopo le elezioni americane di metà mandato.
Unico spiraglio le possibili imminenti elezioni in Israele con cambio di premier ( definito chickenshit – merda di gallina – da un “senior official” americano che tutti ritengono essere la capa del NSC ( National Security Council) della Casa Bianca che lo ha accusato di badare solo alla sua carriera e non agli interessi nazionali.