Il nuovo governo di centro sinistra svedese presieduto da Stefan Lofven , sostenuto dai verdi e socialdemocratici, ha annunziato in Parlamento che a seguito del riconoscimento de facto delle Nazioni Unite del 2012 , la Svezia intende riconoscere formalmente lo stato Palestinese.
” Il conflitto Israelo-palestinese può essere risolto unicamente con la soluzione dei due stati negoziata nel quadro del diritto internazionale” ha dichiarato il neo premier in Parlamento annunziando l’imminente passo formale.
In altre e più chiare parole, il rispetto del diritto internazionale significa rinunzia agli insediamenti nei Territori palestinesi, esecuzione delle finora disattese risoluzioni ONU sulla Palestina ( rientro nei confini del 1967) e non riconoscimento del mutamento di equilibri mediante l’uso della forza.
Questa presa di posizione ufficiale adottata dal nuovo governo svedese – paese con una solida tradizione di equilibrio specie nel campo dei diritti umani – sembra sostanziare la prima reazione occidentale all’annunzio (avvenuto, more solito, nel pieno della visita del premier Netanyahu a Washington a cura della ONG israeliana ” Peace now” ) dell’approvazione di un ennesimo progetto di insediamento- oltretutto urbanisticamente deturpante – israeliano a Gerusalemme est.
La notizia ha praticamente fatto abortire sul nascere la visita del premier israeliano in USA ( che mirava a un miglioramento dei rapporti) e provocato un durissimo comunicato della Casa Bianca in cui , senza giri di parole, si dichiarava che questo ennesimo colpo di mano avrebbe allontanato Israele ” anche dagli alleati più vicini”.
“This development will only draw condemnation from the international community, distance Israel from even its closest allies, poison the atmosphere, not only with the Palestinians but also with the very Arab governments with which Prime Minister Netanyahu said he wanted to build relations.”
Gli eccellenti rapporti di Obama con la Svezia sono testimoniati dal Nobel anticipato ricevuto e il fatto che la Svezia sia il primo paese dell’Unione Europea a procedere al riconoscimento lascia pochi dubbi circa la provenienza e l’efficacia del colpo inferto a Netanyahu.
Israele, a parte la penosa replica di Netanyahu ( ” non posso impedire gli israeliani di comprare appartamenti, è attività privata”) paventando atti unilaterali palestinesi ( dichiarazione di esistenza dello stato) ha reagito quasi in tempo reale, convocando l’ambasciatore per spiegazioni, facendo notare la debolezza numerica del governo svedese, quasi pronosticandone la caduta e lanciando un ennesimo siluro elettorale a Obama chiedendo per il tramite di un giudice della corte suprema israeliana Elyakim Rubinstein la liberazione di Jonatahan Pollard la spia israeliana detenuta negli USA, all’ergastolo dal 1985.
Non è la prima volta che si tenta di liberare Pollard, ma la ferma decisione del procuratore Joseph Di Genova e della intelligence community manda a vuoto le iniziative, al punto che la lobby israeliana propone adesso una più vasta amnistia.
Questa decisione del riconoscimento svedese potrebbe essere seguita da altri paesi Europei , senza contare che la UE in quanto tale potrebbe procedere sulla base del famoso piano di pace in Medio Oriente approvato – Moro consule- al vertice di Venezia e mai rinnegato.
Un banco di prova per l’alto rappresentante Federica Mogherini.
Commenti
Sembra che Gèrard non approvi l’idea.
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“diritto internazionale” 2 parole troppo a lungo dimenticate…
e che proprio nei momenti in cui vengono dimenticate permettono l’inizio di conflitti.
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