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Greek Reporter ci informa che una ricerca della CIA ha recensito le maggiori flotte mercantili del mondo. La Grecia è la quarta in classifica. La Turchia, nona. L’Italia , oltre a produrre merci poche e non innovative, non figura tra i primi dieci trasportatori via mare.
Germany: 427 ships in the national registry, 3420 in foreign registry. Total 3847 ships
Japan : 684 ships in the national registry, 3,122 in foreign registry. Total 3,806 ships
China: 2,030 ships in the national registry, 1,559 in foreign registry. Total 3,589 ships
Greece : 860 ships in the national flag, 2,459 in foreign registry. Total 3,319 ships
Hong Kong : 1,644 ships in the national registry, 341 in foreign registry. Total 1,985 ships
Singapore: 1,599 ships in the national registry, 344 in foreign registry. Total 1943 ships
Russia: 1,143 ships in the national registry, 439 in foreign registry. Total , 1,582 ships
Norway: 585 ships in the national registry, 974 in foreign registry. Total 1,559 ships
Turkey: 629 ships in the national registry, 345 in foreign registry. Total 1,274 ships
USA : 393 ships in the national registry , 794 in foreign registry. Total 1,187 ships
Commenti
In compenso saremo primi per numero di corrotti e corruttori probabilmente superiore al numero di votanti alle ultime elezioni.
20 novembre 2013
E’ una semplice questione di dinamica del potere. Se un paese, “decide di produrre merci poche e non innovative”, deve anche creare al suo interno rapporti di forza e quadri politico-istituzionali che, de facto, consentano di tenere sotto controllo gli esclusi dalla condivisione di una torta che si riduce sempre più. Questo la classe politica italiana lo ha ben compreso e lo sta scientificamente applicando. Alla faccia della “costituzione più bella del mondo” ma, soprattutto alla faccia dei poveri italiani che ancora continuano a credere – sempre molti meno ad onor del vero – che la soluzione possa avvenire senza un profondo “rivoluzionamento” del quadro politico e ideologico emerso dal secondo conflitto mondiale. Per questa rivoluzione, la dottrina politica deve, dal canto suo, dare il suo apporto abbandonando le comode accademie neoliberali e mettendo in campo analisi del potere democratico basate su una valutazione realista dei rapporti di forza all’interno delle democrazie rappresentative (il repubblicanesimo geopolitico è inteso proprio con questo programma di lavoro). I cittadini, per quanto li riguarda, oltre a dover aggiornare i loro punti di riferimento, compito per il quale la dottrina politica che svolge il compito di fornire la loro guida deve abbandonare i vecchi truffaldini mantra, devono semplicemente osservare il disastro che sta sotto i loro occhi. In questo egregiamente aiutati dalla loro poco egregia classe politica.
Massimo Morigi