SIRIA: NEGOZIATI IN CORSO A DOHA E SPUNTA IL NOME DI UN SUCCESSORE ACCETTABILE A TUTTI. SI CHIAMA RIAD SEIF. di Antonio de Martini

Nei giorni scorsi si è tenuta a DOHA, in Katar, una riunione di circa 400 dissidenti siriani mirante a rifondare in qualche modo l’opposizione a Bashar el Assad ed al regime Baathista.
La riunione é la prova più evidente del ripensamento americano che, alle prese con la situazione siriana interna ai ribelli sempre più controllata dai fanatici religiosi , sembra essersi reso conto di quel che è evidente da sempre ad ogni persona di buon senso: quando la parola passa alle armi, i fanatici hanno sempre la meglio.

La riunione è stata affiancata idealmente da un’altra riunione più ristretta

che ha coinvolto tutti gli interessati alla crisi internazionale in atto nel Medio Oriente.
Ognuno degli interessati ha scelto le proprie priorità.
I turchi hanno dovuto anteporre il controllo della ribellione curda in via di estensione alle ambizioni egemoniche sul futuro regime siriano. Le scarpe di Ataturk stanno larghe a Erdoghan.
Gli USA hanno scelto di rinunziare al completo ” regime change” accettando l’idea di officiare un successore ad Assad nell’ambito della opposizione legale al regime attualmente presente in parlamento.

L’Iran , dopo aver fatto ricomparire il moderato Ayatollah Rafsanjani ( candidato soccombente alla presidenza contro Ahmadinejad) alle cerimonie pubbliche accanto alla guida suprema Alì Khamenei, hanno proposto – prima della ripresa dei negoziati sul nucleare con gruppo dei 5+1 – di comprare dall’estero l’uranio necessario al funzionamento dei suoi cinque reattori nucleari ad uso civile ( il che implicherebbe la cessazione della produzione in proprio ed il controllo internazionale sulle quantità usate) .
I russi vedono trionfare la loro tesi che si può risolvere la crisi col negoziato e mantengono la loro posizione nel Levante, aumentando in prestigio e influenza.

Paradossalmente, quel che ha aiutato a trovare la via d’uscita è stato il riferimento a una iniziativa presa da Bush Jr che fece appello con successo a Bashar el Assad invitandolo a liberare nove , dei circa mille, prigionieri politici ed ai contatti che il senatore americano John Kerry ebbe col presidente siriano prima della fase cruenta della crisi.

Come esempio di uomo su cui tutti convergerebbero, è emerso il nome di Riad Seif, arrestato e condannato nel 2001 ” per aver richiesto il cambiamento della Costituzione” .
Liberato nel 2006 ,pur avendo rifiutato ogni compromesso per uscire di galera.
Oggi è tornato membro della ” opposizione legale” al regime assieme a Mamoun Homsi , Habib Eissa e Fawaz Tello.
Speriamo che la nuova road map delineata abbia maggior fortuna delle precedenti e che Netanyahu non ci metta lo zampino.
Al termine della riunione Lady Ashton , rappresentante europea per la politica estera, è stata chiamata per svuotare i posacenere.

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