Il comando americano ha comunicato le perdite ISAF da gennaio a oggi: 243 morti. 128 americani. 28 britannici. 33 ” altri”. I nostri morti sono lì, tra gli ” altri”.
Siamo alla vigilia del rifinanziamento della guerra in Afganistan da parte di un governo che ha ridotto gli asili nido in Patria e nega le indennità dovute ai familiari delle vittime col pretesto che non essendo una guerra dichiarata, ma ” una operazione di polizia” internazionale , le indennità di guerra non possono essere corrisposte.
La conferenza internazionale sull’Afghanistan ha deciso per il 2014 l’inizio del graduale ritiro delle forze militari impegnate nel paese .
Pur trattandosi dello sforzo italiano più importante intrapreso dalla fine della seconda guerra mondiale, sull’ammontare della spesa complessiva e sulle modalità di stanziamento delle risorse aleggiano ancora troppi dubbi.
Secondo una ricerca presentata alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa nel 2011, tra l’ottobre del 2001 e il primo semestre del 2011 l’Italia avrebbe speso circa 4,07 miliardi di euro, di cui il 13% per spese civili e l’87% per quelle militari.
Dal punto di vista militare l’Italia ha partecipato sia all’Operation enduring freedom (Oef) sia all’International security assistance force (Isaf). La prima è la missione a guida statunitense. Il contributo italiano, in questo caso, è costato circa 583 milioni di euro ed è consistito nel supporto navale e aereo fornito tra il 2001 ed il 2006 e, soprattutto, nella partecipazione della Task Force Nibbio alle operazioni militari terrestri svoltesi tra il marzo ed il settembre del 2003. ( prima fase).
La seconda fase invece, è l’operazione multinazionale di peace-keeping istituita in seguito agli accordi di Bonn del dicembre 2001 dopo la risoluzione 1386 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, passata sotto il comando della Nato a partire dall’agosto del 2003 e tuttora in corso. A noi sono toccate le quattro province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah.
Lontani da ogni centro decisionale.
In Afganistan, non abbiamo alcun interesse politico o strategico da difendere.
La tesi dell’avvocato Larussa, legale di fiducia di Ligresti e coautore del pasticcio dei maró, che impedivamo ai terroristi di venire dalle nostre parti, è stata smentita dai fatti di Bulgaria, di Siria, del Mali , di Algeria e speriamo non di Londra .
Se inizialmente poteva esserci un qualche interesse a mostrarsi leali all’alleato americano e a collaudare uomini e mezzi, nella seconda fase e dopo i negoziati diretti USA-Talebani – da cui siamo esclusi – il ritiro spagnolo e l’annunzio australiano e francese di ritiro anticipato, la presenza occidentale in genere e italiana in particolare, è diventata grottesca .
Alle spese vive dichiarate, inoltre, andrebbero aggiunte le spese indirette inserite sotto altre voci di miglioramento dell’efficenza combattiva ( nuovi veicoli trasporto truppa, corazzature aggiuntive, automatizzazione della mitragliatrice di torretta ecc).
Si tratta di sei miliardi di euro, o se preferite, di due punti di IVA. A questi vanno aggiunti 15 miliardi per nuovi aerei F35 di cui sentono il bisogno solo Finmeccanica e il neo ministro Di Paola che , come molti, spera di sbarcare in Finmeccanica a fine mandato e fa il ricattuccio occupazionale sulla stampa. Il capo di S M dell’aeronautica non ha aperto bocca.
Che senso ha risparmiare sui bambini e spremere i cittadini per poi spendere 21 miliardi a pera?
Quando tratto temi economici le visite al blog si impennano. Quando parlo di argomenti militari, crollano. Possibile che non si capisca che si tratta dello stesso vostro portafoglio?
Commenti
Parole sante!
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E’ la nostra partecipazione alla spedizione in Afganistan che non trova spiegazione. La strategia è sbagliata perchè anzichè mettere sotto tiro i talebani, ci hanno messo gli italiani. Chi ha deciso questa strategia fallimentare?
Perchè non l’abbiamo messa in discussione minacciando il ritiro?
Spero che almeno abbiamo avuto delle contropartite: ma siamo un paese democratico ed avremmo il diritto di sapere quali.
Quanto poi alle spese militari, poichè in qualsiasi paese devono essere in linea con le possibilità economiche, per i prossimi venti anni non possiamo che ridurle drasticamente puntando più sul capitale umano, che è prezioso e crea occupazione, che sulla tecnologia, che invece è molto costosa ed in possesso dei paesi più ricchi. Esattamente il contrario di quello che è stato fatto!!!
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