LA QUESTIONE ARMENA. di Antonio de Martini

L’Armenia e’ una delle due isole cristiane del Caucaso ( l’altra e’ la Georgia).
Per resistere millenni, bisogna avere una forte identità etnico-religiosa ed essere disposti a morire per difenderla, a est dagli Azerbagiani, a sud dagli sciiti dell’Iran e tutt’intorno dai sunniti della Turchia.
Ai nostri fini. – capire meglio la Questione d’Oriente dei giorni nostri – ci limiteremo ad un sorvolo degli ultimi cento anni.
Nel ventennio precedente la prima guerra mondiale, l’impero Ottomano morente fu ripetutamente attaccato e la serie di attacchi culmino’ , nel 1912/13

nell’ennesima guerra da parte dei quattro stati balcanici sorti dall’arretrare dell’impero e che inevitabilmente porto’ a forti migrazioni forzate di popolazioni ormai islamizzate e invise agli indipendentisti.
Si calcola che circa ottocentomila mussulmani lasciarono i Balcani rifugiandosi in Anatolia in un decennio.
Possiamo cominciare dalla guerra greco- turca per Creta, in cui i massacri divennero interconfessionali e questa interconfessionalita’ coinvolse anche i cristiani armeni che vivevano nell’Anatolia orientale.
Lo scoppio della guerra mondiale, inevitabilmente mantenne , nel Levante, il suo carattere interconfessionale, coinvolgendo cristiani ed ebrei in un sospetto di slealtà , anche a causa di una serie di atti di sabotaggio e di irredentismo nazionale, spesso incoraggiati dalla potenza protettrice dei Cristiani d’Oriente, la Russia zarista. ( ruolo cui la Francia ha sempre aspirato).
Per capire bene la situazione all’inizio della guerra, bisognerebbe leggere ” German Secret Service” scritto dal colonnello NICOLAI ( ad onta del nome, capo del servizio informazioni germanico nella prima guerra mondiale) scritto ed edito in inglese, in cui spiega ( 1928) che il reclutamento nelle zone di frontiera russe privilegiava gli ebrei in quanto conoscitori di lingue e con parenti dai due lati.
E’ verosimile che al sud , alla frontiera tra Turchia e Russia , la situazione fosse la stessa.
Organizzazioni irredentiste e/o nazionaliste si erano già sparse per l’impero.
Tra quelle armene, i Dashnaks ( Federazione dei rivoluzionari armeni) con base a Tiflis, avevano una struttura tipo ETA basca, con un braccio armato e uno semi legale o comunque tollerato specie a Istanbul dove gli Armeni non erano numericamente pericolosi e probabilmente erano infiltrati dalla polizia.
Fino agli albori delle guerre balcaniche, paradossalmente, i Dashnaks collaborarono coi giovani turchi contro il Sultano, comune nemico, per opposte ragioni, ottenendo anche il ripristino della costituzione, per lunghi anni sospesa.
Lo scoppio della guerra mondiale creo’ una situazione ben diversa.
I Dashnaks vennero posti fuori legge.
Molti coscritti armeni iniziarono a disertare dalle truppe ottomane e molti si unirono agli Armeni del Caucaso che combattevano nelle armate dello Zar, creando spesso reparti di volontari motivati dalla liberazione delle provincie armene ancora sotto dominio ottomano.
Nel 1915, la sublime porta decise di por fine allo stillicidio, disarmando gli armeni ed organizzandoli in battaglioni del lavoro.

La guerra sul fronte dei monti del Caucaso, condotta da un regime fiacco e inefficiente , provoco’ , anche senza combattimenti, una vera voragine nell’organico , con oltre tre quarti delle truppe crollate sotto la sferza del freddo, della fame e della mancanza di equipaggiamento.
L’avanzata russa verso Erzurum , che fu conquistata nel febbraio ( 1916) diede la stura ad una azione coordinata dei Dashnaks, che contribuirono a liberare vaste zone delle provincie di Van, Bitlis e Sivas. Il fronte si frammento’ e gli scontri ripresero ad assumere aspetto locale ed etnico- religiosi.

La città di Van si ribello’ al Sultano in Aprile, proprio mentre un corpo di spedizione anglo-indiano risaliva l’ Eufrate e Churchill ( primo lord dell’ammiragliato) lanciava una offensiva di sbarco nei Dardanelli.
Gli ottomani ( dovrei ormai dire i mussulmani) dovettero evacuare la città ed inizio l’esodo, ma già il 26 maggio i turchi decisero di ” spostare ” gli armeni dalla zona di frontiera .
I massacri degli uni prima e degli altri poi. Ai massacri di massa fecero seguito le vendette private.
Van fu ripresa e ripersa, fino alla riconquista definitiva dei turchi nell’aprile del 1918.
Il grande esodo prese il via: gli armeni dovevano essere ricollocati altrove. Dalle province di Van , Bitlis e Erzurum, furono ” spostati” – immaginiamo con quanta gentilezza visto che non assistevano nemmeno i loro combattenti – nei pressi ( non nelle città ) di Maras, Mersin, Antiochia, Adana, Alessandretta, a patto che non costituissero più del 10% della popolazione.

Temendo ulteriori intese con la marina inglese, furono ancora spostati nella zona di Deir EL Zhor nell’interno della Siria ( dove erano stati confinati gli italiani durante la guerra di Libia del 1911-12.).
Tifo, dissenteria, fame e freddo, fecero il grosso del lavoro che fu poi finito dai Jandarma arabi, turchi e circassi che vivevano da oltre un anno in una situazione di carestia avanzata, al punto che i pochi beni degli armeni costituirono ghiotta preda.
I massacri suscitarono una tale eco ( i tedeschi non erano ancora comparsi con la loro mentalità industriale) che il governo intervenne ordinando di punire i responsabili .
Furono istruiti circa mille processi ed emesse alcune condanne capitali, ma il grosso furono provvedimenti restrittivi e disciplinari per non aver saputo organizzare i trasferimenti o impedire i massacri.
I dati del Patriarcato armeno che mi sembrano i più attendibili, censirono circa 2 milioni di armeni
I morti vengono stimati a circa ottocentomila.
Il grosso mori’ di stenti nell’asiatica indifferenza dei burocrati di un impero in disfacimento che aveva sperato di rivitalizzarsi entrando in guerra.
Gli armeni pagarono per il crollo della Russia Zarista che li aveva sostenuti e per il loro sogno di rinascita del regno cristiano di Armenia.
Il premier turco Talat , rifugiatosi dopo la guerra a Berlino, fu ucciso nel 1921 da un giovane irredentista armeno.
Le colonie armene d’Oriente in Siria, negli scontri dell’ultimo ventennio, si sono schierati pro Assad e quelle in Libano, all’epoca si schierarono a favore di Bashir Gemayel .
Molti profughi, ( leggere Franz Werfel, ” i 40 giorni del Mussa Dagh”) giunsero in Europa ( Italia e Francia), non Germania.
In Italia, i profughi fecero capo alla preesistente colonia veneziana che tuttora vive sull’isola di S Lazzaro, dove e’ custodita una delle più antiche Bibbie in Greco in una delle più importanti biblioteche di cultura armena.
Ogni famiglia armeno- europea adotto’ un orfano facendolo studiare.
Oggi, la Francia , per il titolo – autoattribuitosi – di protettrice dei cristiani d’Oriente e contro il parere espresso della assemblea degli armeni di Turchia, che richiedono un colloquio diretto e discreto con le autorità turche per procedere, verso una inevitabile riconciliazione,( Erdogan aveva autorizzato la commemorazione del rastrellamento di Istanbul dell’aprile 1915, adesso che farà)?continua nella politica filo-germanica di allontanamento della Turchia dall’Europa con ogni mezzo , senza nemmeno chiedersi verso dove la geopolitica indirizzerà quei quasi ottanta milioni di uomini. l’Iran? Il mondo arabo? La Russia?
Non interessa, importante e’ che i quattro milioni di turchi di Germania non diventino cittadini europei ” ipso facto”.
Per fortuna i francesi stanno per liberarsi di un presidente che non ne ha azzeccata una e spero che Francois Hollande , presunto successore, usi più la testa e meno l’istinto, liberando la Francia dall’ipoteca tedesca.

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