IMMIGRATI: COME FARLI RESTARE IN AFRICA E RISPARMIARE DENARO PUBBLICO di Antonio de Martini

Nel link sottostante troverete un pre-progetto che ho predisposto qualche anno fa’. Per il progetto l’Unione Europea si dichiarò pronta a stanziare due miliardi di lire.

Un detenuto costa alla D.A.P. (Amministrazione Penitenziaria) 123 Euro al giorno. Quando feci il progetto costava 125.

Il secondo elemento costitutivo del progetto è che esiste nel Sud della Tunisia una depressione ( territorio sotto il livello del mare) – in Arabo Chott – grande quanto metà del Lazio: Chott el Djarid.

Esiste una legge che consente ad un detenuto di scontare la sua pena in patria.

Utilizzando questi tre elementi e basandosi su una vecchia idea di un geografo dell’Esercito Francese, avallata da Ferdinando Lesseps, si potrebbe creare nel Sud della Tunisia un progetto di sviluppo, da realizzarsi a bassa intensità tecnologica (pala e carriola), che consente di strappare duemila chilometri quadrati di territorio sfruttabile turisticamente al deserto, creare un mare interno di 5.000 kmq con al centro la terra di riporto che creerebbe un’isola grande il doppi dell’Elba ed un’altra minore da adibire a zona faunistica per gli stormi che al cambio di stagione sostano in quelle zone.  oltre a zone propizie per l’itticultura etc.

Il criterio strategico è che con il costo giornaliero di un detenuto in Italia, si remunerano 5 lavoratori in Tunisia a salario sindacale.

Non vi voglio rovinare la sorpresa. Leggete il testo e qualcuno lo passi a Matteo (Renzi e/o Salvini). Per il pre-progetto qualche

tunisia FINALE (copyright Antonio de Martini 2015)

nota:

In Libia esiste la Depressione di Al Kantara, dove si potrebbe applicare lo stesso concetto di un cantiere a bassa intensità tecnologica capace di calamitare svariate decine di migliaia di persone, senza contare l’indotto…

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Commenti

  • raymond issa  Il febbraio 23, 2015 alle 3:21 PM

    Vedo che le idee ci sono. Manca la volonta politica di realizzarle

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    • luigiza (@luigiza1)  Il febbraio 23, 2015 alle 5:24 PM

      Ed anche la capacità tecnica dei nativi.
      Chissà perchè idee, progetti e realizzazioni necessitano sempre dell’uomo bianco caucasico.
      Poi però c’è anche il fesso, sempre caucasico, che va in giro per il mondo a chiedere scusa.

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  • Francesco Venanzi  Il febbraio 23, 2015 alle 4:07 PM

    giusto fare uno studio di fattibilità su un progetto così grandioso e aaffascinante. Ma fin d’ora sorgono dubbi: occorre scavare un canale di circa 100 km superando elevazioni di 20-40 metri. Credo che il Canale di Suez fu realizzato con movimenti di terra molto inferiori.

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    • antoniochedice  Il febbraio 23, 2015 alle 5:06 PM

      La distanza dal mare è di 24 Km. Il dislivello consente la messa in funzione di turbine.

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  • bipolare30551  Il febbraio 23, 2015 alle 4:18 PM

    personalmente, lo trovo solo splendido……

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  • Raphael Pallavicini  Il febbraio 24, 2015 alle 1:23 am

    L’ha ribloggato su Buseca ن!.

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  • enzo  Il febbraio 25, 2015 alle 8:39 am

    “non si può fare”……. perché si dimentica il bussness di caritas e cooperative colorate varie che attualmente ingrassano sui disperati che arrivano sulle coste italiane.

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  • antoniochedice  Il giugno 27, 2018 alle 5:06 am

    L’ha ribloggato su IL CORRIERE DELLA COLLERAe ha commentato:

    il 23 febbraio 2015, facevo la mia prima , timida, proposta.

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