In principio fu la ” tregua di Dio” . La Chiesa medioevale, istituì’ particolari giornate in cui era vietato combattere per dare ai non combattenti una chance di sopravvivenza nei confronti delle bande armate che infestavano i territori orfani della Lex Romana.
Quando nacquero i singoli armati di corazza e cavallo – praticamente invincibili – la Chiesa invento’ la Cavalleria ed il codice cavalleresco, assieme al rito religioso dell’investitura, che spinse quegli uomini a un codice di autoregolamentazione che ancora oggi esplica una sua efficacia, quando definiamo ” cavalleresco” un comportamento rispettoso nei confronti di donne o bambini.
L’avvento di una altra arma assoluta, la bomba atomica, spinse il mondo civile ad un movimento – cui la Chiesa partecipo’ in parte e non con funzione di guida – tendente a mettere al bando qualsiasi tipo di guerra. All’arma assoluta, bando assoluto fino all’irrazionalità e all’isteria.
Il Drone , un aereo senza pilota nato inizialmente per scopi di ricognizione ed ora inevitabilmente usato come arma a distanza, sembra non suscitare nessun interesse etico.
Intanto perché’ sembra e funziona come un videogioco. L’ assassino non vede il sangue ne il terrore sul volto delle vittime e non vede nemmeno i cadaveri a fine dell’ azione.
Forse appare sullo schermo un ” flash” o altra interiezione con punti esclamativi atta a congratularsi per il bersaglio colpito.
Questa disumanizzazione del nemico contribuisce, a mio avviso, a ridurre le remore di carattere morale all’idea di togliere la vita ad una persona.
A questa nuova arma, si e’ aggiunto anche il robot militare in dotazione alle forze di terra: oltre a disinnescare esplosivi, può’ far saltare ostacoli o sparare su una folla. Può’ evitare perdite umane se messo a guidare il primo camion di una colonna in Afganistan o soccorrere un ferito sul campo di battaglia.
Insomma chi guida un Robot o un Drone si trova di fronte a scelte morali come se fosse lui a vedere e uccidere, solo che si sente innocente in una qualche forma. La decisione l’ha presa il comandante, lui ha solo premuto un bottone e guardato uno schermo che mostrava una scena da telefilm.
Il sistema di uccidere a distanza e’ sempre stato visto come ideale da alcuni e come vile da altri.
L’insulto che Omero mette in bocca ai suoi eroi ” guerriero da balestra”, che ho sentito in seconda media, mi risuona ancora nelle orecchie.
Il problema e’ tornato di attualità’ con i bombardamenti sulla Libia, anche se avremmo potuto iniziare a porcelo alla fine della guerra mondiale sulle ceneri degli oltre sessantamila civili italiani morti sotto i bombardamenti.
Con opinioni pubbliche indifferenti a cinquemila morti annui per incidenti automobilistici (Italia) ma che piangono per giorni se un “alpino napoletano” muore in un incidente in zona di guerra e chiedono il ritiro delle truppe, il poter disporre di robot consente la prosecuzione della guerra , specie asimmetrica, anche indefinitamente. ( G. Orwell di 1984 era un profeta!).
Ci stiamo dotando di Drone e di Robot, ma non di un’etica per queste nuove forme di combattimento.
La disumanizzazione della guerra può’ trasformarla in un fenomeno endemico e l’uso a distanza può renderla universale.
Per colpire un terrorista e’ lecito uccidere la sua famiglia? Per far saltare una stazione radar e’ permesso distruggere un villaggio? Si puo’ sparare sulla folla che assale un Robot?
La scorsa settimana in Afganistan ci sono stati i primi due Marines uccisi da un “Drone amico”. Ci sarà’ un’inchiesta?
Immagino che , dopo una imprecazione, l’operatore della consolle sia andato allo spaccio ed abbia ordinato una Coca Cola light. Forse il joystick si era “impallato”.
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