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LA GUERRA UCRAINA: QUANTO SARA’ LUNGA?

CHI VUOLE CHIUDERLA E CHI NO. I PRO E I CONTRO

Il mese di gennaio 2023 é stato particolarmente prolifico per la RAND Corporation sul tema della guerra ucraina. I temi sono sempre più delicati: ” OPERATIONAL IMPERATIVE” é un tentativo maldestro di indirizzare l’escalation dell’avversario verso una rappresaglia circoscritta e rivela il timore che – cercando di estendere il conflitto- si ottenga invece una escalation qualitativa verso un conflitto nucleare contro gli USA e l’altro, ” AVOIDING A LONG WAR” sembra una risposta a quanti insistono per far cessare lo scontro. La RAND insiste sui vantaggi di un prolungamento, evidentemente ignara , o noncurante, della frase di SUN ZU ” La guerra é simile al fuoco, quando si prolunga mette in pericolo chi l’ha provocato”. Al solito, trovate i link qui sotto per farvi una opinione personale leggendo i rapporti. spero di provvedere presto a una traduzione imperfetta.

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PEA1996-1.html

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PEA2510-1.html

La RAND CORPORATION , certamente a seguito delle pressioni papali ( oltre un miliardo di cattolici nel mondo e una crescente influenza sul mondo ortodosso – oltre 200 milioni di fedeli e la prospettiva di un concordato con un miliardo e quattrocento milioni di cinesi- che viene indicato con uno sbrigativo ” other western capitals” di certo non quelle che riforniscono armamenti) ha risposto a due importanti preoccupazioni del governo americano anche se presentate come una ricerca commissionata da enti non bene identificati.

La prima preoccupazione é riassumibile nel timore di una “unintended escalation” russa contro gli USA e il documento N1 ( Operational imperative) cerca di attirare l’attenzione suggerendo la stravagante ipotesi di un attacco a una base USA oltremare. Lontana dal territorio degli Stati Uniti.

Immagino che si sia trattato dei risultati del colloquio avvenuto in Turchia tra i capi dell’intelligence russo e quello americano: nessuno colpirà il territorio dell’altro per evitare “ uncontrolled escalation.” In realtà, si tratta di un tentativo di sviare una rappresaglia dagli USA e servirebbe solo a rinsaldare i paesi satelliti attorno alla nave ammiraglia in cerca di finanziamenti e protezione. Il documento dispensa infatti consigli vecchi di mezzo secolo sulla creazione di ostacoli passivi in cemento e hangar a orientamento variabile per evitare ad aerei attaccanti di colpire più mezzi con un solo passaggio aereo.

Poiché un blitz armato non potrebbe comunque sostanziarsi in un colpo mortale e definitivo, credo che i russi dovrebbero porsi come obbiettivo strategico non tanto la distruzione di beni materiali quanto la distruzione del prestigio degli Stati Uniti in misura uguale o maggiore dei colpi inferti alla Russia con gli attentati al ponte di Crimea o a basi interne al territorio moscovita in analogia all’attacco alle due torri di Manhattan ( World trade Center) dell’11 settembre 2001 effettuato da Osama Ben Laden con il solo sacrificio materiale di venti uomini.

Non vorrei passare per il basista di un’azione di questo tipo, ma se dipendesse da me, manderei un paio di navi mercantili e disarmate, cariche di cemento precompresso, nel canale di Panama all’altezza delle chiuse dove potrebbero scontrarsi o comunque autoaffondarsi bloccando il passaggio nevralgico tra le coste est ed ovest degli Stati Uniti per un tempo da definire, ma congruo.

Un tiro mancino del genere, inferto, senza sparare un colpo, creerebbe un ostacolo strategico tra la flotta Atlantica e quella del Pacifico, tra le basi di Norfolk e quella di San Diego, obbligherebbe gli Stati Maggiori a rivedere una montagna di calcoli.

Il baricentro strategico passerebbe nelle mani della Marina e costituirebbe un fiero colpo al prestigio politico e militare degli USA specie nei confronti del mondo latino americano e quello medio orientale, sensibili ai coups d’eclat dando una boccata di ossigeno agli alleati europei sottoposti finora a incessanti pressioni da uno stato maggiore che, oggi, ha come unico focus la questione ucraina e domani dovrebbe decidere come far riacquistare la flessibilità operativa strategica al suo strumento di dominio principale e con quali tempi.

Più articolato e interessante il secondo documento (avoiding a long war) col quale si vuole rispondere con argomentazioni strutturate al grido di dolore che da tante parti del mondo si alza ormai contro la guerra che ha già dimostrato di essere a lunga durata. Questo mia risposta serve a dimostrare che la risposta é meno strutturata, logica e realistica di quel che appare a una lettura superficiale o non competente.

Innanzitutto, quando si affronta un tema gremito da – lo riconosce anche la RAND- stakeholders, bisogna esaminare le posizioni e il peso di tutti. Errore grave, da matita blu, per chiunque abbia velleità di suggerire strategie globali, ignorare parti del problema sperando nessuno se ne accorga. Nel documento non si citano , nemmeno di sfuggita, la Cina e l’Unione Europea. Il termine “NATO” viene usato per mascherare le scelte degli Stati Uniti e la posizione subordinata della Unione Europea spesso citata come ” alleati”. Ma le posizioni dei vari alleati sono variegate e spesso contrastanti anche se, per ora, coperte da dichiarazioni ambigue e ringhi a mezza bocca. Mi viene a mente l’espressione “ Drowsy dog” termine con cui la NATO indicava esercitazioni improvvise fatte a mò di cani ancora sonnacchiosi ma già ringhianti.

Alcuni punti fermi condivisibili sono: il fatto che con la dichiarazione del 21 settembre e il richiamo alle armi di 300.000 uomini, Putin ha dato il segnale che la guerra si sarebbe prolungata, che i negoziati segreti tra le parti per fermarsi prima dell’irreparabile sono cessati a maggio e che il possibile fronte di guerra si estende per mille km.

A questi vanno aggiunti quattro dei cinque punti di valutazione che cito in inglese per evitare equivoci:

1possible Russian use of nuclear weapon

2Possible escalation to a Russia-NATO conflict

3Territorial control

4Duration

5War termination

COMMENTO PERSONALE

Il grosso dell’argomentazione americana del punto 1 si aggira attorno al possibile uso di armi nucleari ricorrendo alla distinzione tra armi nucleari strategiche e tattiche e il tema si confonde col punto 2 circa una possibile escalation del conflitto tra la Russia e la NATO.

Entrambe queste argomentazioni servono ad affermare l'”ubi consistam” degli USA nell’alleanza ( il nucleare) e a creare l’abitudine a considerare come luogo privilegiato del conflitto, il Continente Europeo, sviando l’attenzione dal più vulnerabile territorio americano.

La Russia ha oltre 17 milioni di chilometri quadrati di territorio e un maggior numero – rispetto agli USA- di città industriali con uno/due milioni di abitanti. Gli USA hanno metà superficie ( 9 milioni ) e quindici grandi città che costituiscono il nerbo finanziario e industriale del paese. Distrutte – in tutto o in parte- queste, degli Stati Uniti resterebbe, al più, una flotta imponente senza territorio in grado di chiamarsi Patria.

La teoria MAD ( mutually assured destruction)risale agli anni 80 ed é una teoria americana che mirava a proteggere proprietà, industrie, infrastrutture e banche private. Valutazioni non tutte valide per la Russia e certamente non valide per una Russia portata alla disperazione.

Il punto 3 “territorial control” non vale proprio la pena di soffermarcisi per la non necessità di territorio dei russi e la strumentalità delle argomentazioni moralistico-giuridiche. Nel 2012 o 13, fui in Russia e venni interpellato da un Think Tank con cui ero in rapporto, circa la possibilità di recuperare o vendere le industrie ucraine definite “improduttive e obsolete”. Risposi dicendo che il solo asset che potevano trarre era la popolazione acculturata, vista la decrescita demografica in atto in Russia. Mi pare che abbiano tratto le stesse conclusioni.

Sulle considerazioni umanitarie, giuridiche ed etiche, ripeto che non vale la pena soffermarsi data la strumentalità dell’argomento e dell’uso che se ne fa in questo documento.

Nel caso della crisi e successiva guerra di Serbia e la creazione del protettorato USA del Kosovo ( che peraltro quasi nessuno ancora riconosce come stato), gli USA si comportarono esattamente come russi con l’Ucraina, quindi considero le argomentazioni moralistiche come una boutade buona per i governanti di complemento raccattati per l’occasione: le varie Liz, Annalena, Giorgia, Sanna, Ursula Rishi e Guido il laureato.

Non riuscendo a sostenere decentemente “l’interesse degli USA” (lo definisce così il documento in più di un punto) senza mentire o omettere, gli estensori se la cavano citando una frase di Biden e prevedendo, invece di una lunga guerra, ” una durata media”.

Nei documenti Usa si evoca spesso la sostituzione di Putin al potere e mai il fatto che l’anno prossimo é un anno elettorale negli Usa e che i bookmaker danno Biden perdente netto e – altro fatto incontrovertibile- che gli apparati di sicurezza di matrice comunista non hanno mai subìto un colpo di stato ( Da Menghistu a Fidel Castro).

In tutta questa analisi, la Cina si fa finta che non esista ( mentre in caso di scambio nucleare sarebbe la sola vincitrice e in caso di scontro “tradizionale” sarebbe l’arbitro della partita) e sul finire appare il solo innegabile vantaggio per gli USA: ” Allies ( leggi EU) may further reduce Energy dependance on Russia and increase spending on their down Defence” con la spiegazione ” the trend appear to be well established already”. Già, ma vorrei chiedere “for how long” comprimeremo la domanda per far funzionare le Sanzioni alla Russia e riempire i forzieri dei petrolieri USA.

La guerra durerà fintanto che la popolazione europea non inizierà a dimostrare di essere stanca e fintanto che il Papa, forte di questo primo successo di opinione non deciderà di passare dalla predicazione all’azione, magari attraendo attorno a sé tutti gli amici della pace e usando la minaccia della scomunica ai cattolici guerrafondai: non si può servire ad un tempo Dio e Mammona. E molti dei 470 deputati europei citati da ” Avvenire” di avant’ieri che hanno respinto una mozione ” invitante alla ricerca ANCHE di una via diplomatica”sono cattolici. E anche Biden é come un Doroteo veneto dei bei tempi: é sotto elezioni.

La vera guerra sta per iniziare adesso ed é tra chi vuole l’allargamento della guerra europea e chi vuole il negoziato. E siamo la stragrande maggioranza.

LA NUOVA TATTICA E STRATEGIA DI BOMBARDAMENTO E’ LA SATURAZIONE DELLA DIFESA? OGNI LANCIO DI MISSILI IN UCRAINA RIMBOMBA NEL LEVANTE E DICE DI SI

L’APPROCCIO PRAGMATICO LEVANTINO METTE IN CRISI L’ELETTRONICA MILITARE AMERICANA E FARA’ PROSELITI IN ALTRI SETTORI ?

Il bombardamento russo utilizzando  missili rudimentali in grande quantità contro obbiettivi ucraini apre una prospettiva innovatrice e temibile  per le tecniche di combattimento giudicata di grande efficacia  a giudicare dalle reazioni ed i  commenti isterici dei dirigenti e dei media occidentali. Cosa succederebbe se trecento barchini esplosivi andassero incontro alla portaerei Vinson nel golfo persico con sei o sette che colpiscono il bersaglio?

Questa é la domanda cui ogni Stato Maggiore occidentale vorrebbe saper rispondere oggi.

Ecco gli elementi da cui partire.

Il missile usato é un ferrovecchio del tipo in uso nell’esercito italiano nei primi anni 50: l’honest John, o ancor prima, un razzo nazista V2.

SHAEED 138 (nella foto)) Scoperto e adattato dai “tecnici” libanesi di Hezbollah per utilizzare i missili di scarto ricevuti dai pasdaran, é diventato un ordigno letale per il tipo di utilizzo a massa che se ne può fare: dato che il sistema contraereo israeliano – il più sofisticato al mondo- era in grado di intercettare fino a 200/250 missili contemporaneamente, i libanesi, spiriti eminentemente pratici, ipotizzarono di lanciarne il doppio in contemporanea. Dato che non difetta loro nemmeno il senso politico, si limitarono all’effetto annunzio. Da quel momento, il governo USA ha messo in opera ogni sua capacità di persuasione, minaccia e ricatto, ma senza riuscire a convincere il governo libanese a disarmare l’Hezbollah. Da allora, le incursioni israeliane sul territorio libanese sono cessate e l’accordo per spartirsi l’area marina petrolifera di frontiera, approvato.

Impossibile anche individuare le basi di lancio data l’estrema semplicità del dispositivo mimetizzatile a piacere. Le modifiche apportate hanno un costo di circa 10.000 dollari usa, mentre il sistema di difesa costa decine di milioni.

E’ la guerra dei poveri. creativa e pratica, non elettronica e costosa.

Ha la velocità di un vecchio V2 tedesco della seconda guerra mondiale (800km/h) e un’ogiva con esplosivo tradizionale ( tra i 600 e i 900 kg).

Le varianti apportate, sono due per un importo approssimativo di 10.000 dollari montaggio incluso: il sistema di guida é cinese e quello di localizzazione evita il GPS americano e utilizza quello russo, GLONASS mettendosi così al riparo da dirottamenti operati elettronicamente. Abbatterli é facile, per non dire infantile.

Ogni sistema di difesa contraerea elettronica ( ad esempio l'”Iron Dome” israeliano) può abbatterne uno pochi secondi dopo averlo acquisito sul radar e può abbatterne fino a duecento/duecentocinquanta in contemporanea.

Il problema é che, date le dimensioni e l’estrema maneggevolezza, questo razzo può essere nascosto  nell’orto di una casa contadina; data la facilità d’uso può essere manovrato da un semianalfabeta  e dato il suo  basso costo e l’alto costo dei sofisticati  mezzi elettronici  usati per abbatterlo rischia di aprire nelle finanze dei difensori voragini più ampie di quelle provocate dall’esplosivo. 
E per l’insieme di queste caratteristiche, può essere lanciato contemporaneamente in quantità tali che, mentre il sistema contraereo ne abbatte o devia duecento, altri trecento colpiscono il bersaglio. E’ l’equivalente missilistico del mitra Kalashnikov facile da usare, poco costoso, niente manutenzioni.

Il dramma:  gli obbiettivi da distruggere sono quindi paradossalmente affidati al sistema di difesa che, calcolate le traiettorie, capisce dove un razzo sta andando e sceglie quale abbattere e quale accettare che giunga sul bersaglio.

Questa modalità di impiego, e  le modifiche tecniche sono frutto della ingegnosità povera dell’Hezbollah libanese  che da anni minaccia di utilizzarle contro Israele e la sola minaccia ha paralizzato l’avversario.

Il governo USA ha utilizzato ogni mezzo di coercizione – lecito e no- per spingere il governo libanese a disarmare Hezbollah senza riuscirci.

Ai russi é parsa evidentemente una buona idea  e l’hanno sperimentata sul campo offrendo ai combattenti ucraini il tragico dilemma se far colpire i posti di comando e le infrastrutture militari o quelle civili. Per poter continuare a combattere la scelta é stata dolorosa, ma ovvia.

La reazione occidentale che aveva finora ( da almeno un triennio) nascosto il problema sotto il tappeto, ha consacrato l’ingresso della nuova tattica nell’arsenale di Marte, mentre tutti si interrogano se questa manovra “ per saturazione” della difesa sia estendibile ad altri settori o declinabile in altre modalità e quali siano i suoi limiti di impiego.

In effetti, un sistema di trasferimento e attacco di pari efficacia potrebbe essere realizzato con barchini esplosivi in ambiti di mare ristretti come il golfo persico o a scopo logistico-operativo anche in aria grazie al Girocottero, un altro ferrovecchio centenario  che é, come si suol dire, “il segreto meglio custodito dell’aeronautica”.

COS’E’ E COME È’ NATO

Nel 1919 un progettista spagnolo di un trimotore vide l’aereo da lui progettato andare in stallo ed uccidere tutto l’equipaggio composto di suoi cari amici. 

Da allora si dedicò unicamente a studiare un aeromobile che non potesse andare in stallo e così nacque il girocottero.

Si presenta come un elicottero ma col rotore che gira a vento – salvo brevi momenti al decollo: Dato che gira a vento, non può bloccarsi  e quindi il mezzo non va in stallo. L’uovo di Colombo, ma inutile dal punto di vista bellico data la fragilità, la bassa velocità, la rudimentale strumentazione.

E’ dotato di radio e interfono,può andare a una velocità minima di 25km/h e di crociera di 160km/h, vola da dieci metri a quota  duemila ( il record mondiale é di una ingegnera italiana con quota ottomila), porta due passeggeri più ottanta kg di bagaglio, decolla da campi erbosi con cento metri di“pista”, atterra anche planando in cinque metri a motore spento da quota centocinquanta.

E’ spinto dal motore di una motoslitta ( oggi tutti i motori montati in Italia sono austriaci) con elica retrostante che imprime la velocità; con un pieno fa 400/450 chilometri ed é di manovrabilità elementare al punto che non é richiesto un brevetto, ma, dopo un oltre un secolo di utilizzo sportivo, si comincia a chiedere qualche ora di istruzione con un pilota già pratico.

L’ora di volo ha un costo, irrisorio rispetto ad altri aeromobili, di 18 dollari.

Negli USA il concetto é stato sviluppato ad uso sportivo e di trasferimento interno e ne esistono esemplari a sette posti, carenati ecc.

L’aeromobile, oggi prodotto in modalità non industriale, ha un costo medio di circa settantamila euro  ed é intuibile che se venisse prodotto su larga scala, sia pure con modifiche atte all’uso militare, il costo sarebbe competitivo con quello di un’auto del tipo Jeep/campagnola.

In Italia esistono due costruttori, uno dei quali ha chiuso per via della recente epidemia, ma quasi in ogni paese ne esiste almeno uno. Le aviosuperfici sono numerose nel nostro paese dove gli adepti di questo sport si radunano. Io l’ho provato sulla aviosuperficie di Nettuno che l’ha portato in pista tirandolo con una sola mano, come un tempo si faceva con un somarello.

CHE GENERE DI UTILIZZO BELLICO?

Il girocottero durante la guerra mondiale fu usato pochissimo e solo per missioni di osservazione.

In realtà, usandolo a massa come fatto in Ucraina con gli Shaeed, potrebbe trovare impiego efficacissimo in campo logistico e anche tattico.

500 girocotteri possono trasferire mille uomini equipaggiati da Roma a Firenze in un’ora e mezza, evitando ostacoli attivi e passivi, campi minati, interruzioni di ponti ecc. Potrebbero rifornirsi in normali stazioni di servizio, portare con loro cinque giorni di razioni K, munizioni di riserva, avvicinarsi all’obbiettivo in gruppi a 25km/h e a dieci metri di quota ed essere scambiati dai radar per uno stormo di uccelli migratori, possono acquattarsi in val di Chiana, mimetizzandosi per sfuggire alla caccia avversaria per ripartire verso l’obbiettivo una volta passato il pericolo. Potrebbero installare attrezzature per il pilotaggio da remoto per evacuare i feriti dal campo di battaglia o essere recuperati ove necessario. Possono realizzare un formidabile volume di fuoco col fucile mitragliatore di dotazione ( a uno dei due bersaglieri) installato su una forcella a prora, mettendosi in formazione “a scalare” o “a cuneo”  come fanno i mezzi corazzati. Sarebbero ” la cavalleria del cielo”.

I campi minati o gli IED perderebbero gran parte della loro importanza  e lo sganciamento da un imprevisto schieramento controcarro sarebbe realizzabile con immediatezza.

L’UTILIZZO TATTICO.

A parte l’utilità logistica e la rapidità di schieramento in un punto desiderato o la fulmineità di aggiramento di un ostacolo troppo ben sistemato a difesa, un attacco “ per saturazione” delle difese avversarie consentirebbe, da soli o in cooperazione con mezzi corazzati, di raggiungere l’obbiettivo previsto, sia pure a prezzo di un’aliquota di inevitabili perdite in caso di adeguata reazione dei difensori.

Nel caso di un attacco combinato terra-cielo, per il quale l’avere la superiorità aerea é un préalable, il fuoco della difesa sarebbe inevitabilmente disperso.

Un attacco di questo genere sarebbe una novità per i militari di ultima generazione, ma era normale amministrazione nella generazione del secondo conflitto mondiale, Corea, Vietnam ecc e la campagna ucraina sta dimostrando che l’idea di combattere , grazie all’elettronica, a “perdite zero” é un espediente da consolle da realizzare solo se gli avversari appartengono allo stesso tipo di cultura.