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IL DODICI DICEMBRE DATA IMPORTANTE PER I RAPPORTI USA IRAK

Il 12 dicembre prossimo, Nouri Al Maliki, il premier irakeno che e’ riuscito a incastrare Iyad Allawi in una posizione secondaria, andrà’ negli Stati Uniti a farsi consacrare , come un tempo Erode da Cesare Augusto.
L’ agenda dei lavori ha due voci molto importanti per la sopravvivenza del governo irakeno e la sua credibilità’ futura.
Entrambi i dossier riguardano il rapporto con gli Stati Uniti e la misura dell’ indipendenza effettiva che l’Irak avrà’ nel futuro.
La sopravvivenza, anche fisica , di Al Maliki, dipende dalle risposte che riceverà.
Al primo punto la questione della permanenza o meno di significative forze americane sul territorio irakeno.
Dei 500 campi militari che ospitavano 177mila uomini e mezzi, ne sono rimasti 15 e entro capodanno dovranno essere restituiti al nuovo esercito.
Gli USA hanno cercato invano di far rimanere 20.000 dei 39.000 militari che sono ancora sul posto, con il compito di difendere ” l’ambasciata ed i consolati americani in Irak” ma in realtà tutti gli interessi USA e sopratutto per non dare un esempio negativo ai sauditi che si chiederebbero come mai le truppe USA giunte in Arabia Saudita nel 1991 ( prima guerra con l’Irak) stiano ancora sul posto, mentre quelle giunte in occasione del secondo conflitto irakeno ( 2001) se ne siano andate.
Il paragone non sarebbe lusinghiero per i governanti sauditi, e gli americani non vogliono lo sfratto.
L’ ambasciatore USA a Bagdad, Jeffrey , sta cercando da un anno di spaventare i dirigenti irakeni – sciiti- con lo spauracchio della crescente influenza iraniana ( sciita) .
Probabilmente viene dal Kansas e conosce solo la differenza tra mucche e tori.
Alle necessita’ addestrative del nuovo esercito, gli irakeni si sono detti sensibili, indicando pero’ come luogo ideale per il training , il vicino territorio kuwaitiano .
La vera ragione del contendere e’ che le infinite sofferenze subite dagli irakeni per via del pressappochismo omicida delle truppe americane, sconsiglia chiunque desideri vivere, dal firmare l’accordo in forza del quale le truppe USA non sono sottoponibili alla giurisdizione dei magistrati locali. Una inchiesta dell’amministrazione USA recentemente pubblicata rivela come il 20% dei militari proviene dalle gang giovanili che infestano le metropoli d’America. Altri 90mila ( in tutte le FFAA) sono fisicamente o psichicamente inidonei al servizio militare.
Questo accordo di pre amnistia e’ stato firmato senza fiatare dai governanti italiani ed e’ per questo che i piloti della tragedia della funivia del monte Cermis non sono stati processati in Italia, ma in un campo militare americano in USA.
Il secondo dossier sul tavolo, e’ quello degli archivi dello stato ( specie dei servizi di intelligence) che le truppe USA hanno portato via per intero e si rifiutano di restituirli al governo legittimo succeduto a Saddam Hussein.
Dopo innumerevoli richieste, il governo irakeno ha minacciato di adire la magistratura americana.
Ora Obama il 12 dicembre dovra’ rispondere o cercare presto un nuovo premier fantoccio.
Due esempi di dignità’ nazionale non negoziabile che il mondo arabo ci da. Noi italiani abbiamo gli stessi problemi, ma nessuno Che condos a questa strana parola tronca.
Qui in Italia , i militari americani non sono giudicabili dalla magistratura italiana ( ma il primo ministro, si) e gli USA hanno buona parte dell’oro della Banca d’Italia alla Federal Reserve e non ce lo restituiscono da anni.
Nessuno coglie l’ esempio di dignita’ di Al Maliki. E’ come se parlasse arabo.

Antonio de Martini