Archivi del giorno: dicembre 7, 2011

IL GOVERNO AFFRONTA IL PROBLEMA DEI ROM. LI FARA’ EMIGRARE A COLPI DI BOLLO AUTO.

Peccato che il prof Mario Monti non abbia mai conosciuto il colonnello Vittorio Galiano ( capo del terzo reparto all’epoca) e il ten col Quartarone capo del servizio organizzazione della Guardia di Finanza, coi quali mi intrattenni quando volevo organizzare un servizio di comunicazione e incentivi che spingesse i contribuenti a comportamenti virtuosi. Volevo salvare il bilancio dello stato.

Non se ne fece niente , ma debbo a loro un anneddoto spassoso che vi giro, perché istruttivo alla luce del decreto Monti.

Se il Presidente del Consiglio avesse avuto la fortuna di conoscere questi egregi servitori dello stato, avrebbe dato maggior attenzione a un dettaglio che – forse anche a lui digiuno di motoristica come me – potrebbe tornare utile.

Ogni anno la GdF ha il problema di identificare le fasce di popolazione in cui indagare. Naturalmente il ministero delle finanze ritiene – trattandosi di autorità politica democratica – di voler avere l’ultima parola. ( mi pare che il ministro fosse l’assertivo Rino Formica del PSI). Il ministro decise di attuare l’equità e di attaccare il nemico di classe sul punto debole: le auto di lusso.

I tecnici della Guardia di Finanza , che di motoristica, anche marina, se ne intendono , fecero per obbiettare, ma furono rumorosamente zittiti. Questa volta non avrebbero potuto difendere i loro amici cicale. Vegliava Formica.

Detto, fatto. La Guardia di Finanza passò l’annata a spulciare le dichiarazioni dei redditti di – cito a memoria – circa quattromila zingari.

I nomadi , infatti, posseggono vecchie auto dotate di motori con molti cavalli vapore. Non gli si può dare torto, devono trainare le loro roulottes.

Chissà se il professor Mario Monti si è cautelato dai pregiudizi alimentati da una vita di studi teorici o se l’Agenzia delle Entrate passerà il suo tempo a confiscare baracche nelle biidonville delle periferie per incassare i seimila euro che costa il bollo per una Mercedes vecchia , ma con tremila e passa di cilindrata.

I professori universitari che fanno i tecnici: la casta della casta. Ecco il curriculum del cattedratico tipo.

Non vorrei sembrare prevenuto. Sono favorevole alla stretta fiscale , ma” il modo ancor m’offende”.

Da studente, assieme a un signore che attualmente fa il giudice costituzionale, facevamo un giornale che distribuivamo a Roma nella città universitaria.

Avevamo anche le strip con le vignette.

Una in particolare si chiamava ” Siro l’assistente”. Erano le disavventure di Siro, un assistente universitario, schiavo del professore, servile e viscido, pronto a prendersela con gli studenti, meglio se innocui ” fuori sede”. Sospetto che il modello fosse Giuliano Amato che all’epoca faceva l’assistente a Scienze politiche.

Questa strip mi viene a mente ogni volta che vedo in TV un giornalista prostrato nei confronti di uno dei professori che da ormai diciannove giorni imperversano sui nostri schermi.

Per cominciare, il nostro Siro – chiamiamolo così anche oggi – per fare l’assistente deve scegliere una materia che studia con zelo maggiore del solito: per aver diritto ad essere bistrattato dal professore, deve anzitutto prendere un bel voto all’esame.

Evita le ragazze ( si rifarà quando avranno da fare gli esami), sgobba, ottiene la tesi nella materia che dice di prediligere ed infine si laurea.

Qui inizia a sgomitare: i candidati a portare la cartella del professore – senza essere pagati – sono numerosi. Inizia così la carriera dell’aspirante scienziato, anche se la tesi di laurea è dedicata al “bollo”.

A volte invece della cartella, ti da da portare il cappotto o un pacco da mettere in auto. Alcuni considerano un privilegio poter portare il soprabito dalla cattedra all’attaccapanni. Altre volte si consolida tanto la familiarità, che sposa la figlia ( è accaduto, ad esempio, all’on D’Onofrio con la figlia del prof Sandulli. Questo spiega, a mio sommesso avviso, anche una carriera altrimenti inesplicabile.).

Anni di gavetta basata sul servilismo, danno oggi la possibilità di diventare “ricercatore”, cioè di ottenere finalmente uno stipendio e l’autorizzazione a poter sfruttare a sua volta qualche aspirante assistente. Questo spiega anche come mai in altri paesi si vedono ricercatori di venti anni mentre da noi i cinquantenni sono la norma.

Naturalmente, a memoria d’uomo, non risulta che un concorso universitario non sia stato “arrangiato”. Si treasmettono le cattedre di padre in figlio – anche nipote – come fosse un feudo. In casi di maggiore modernità, si ricorre alle “partecipazioni incrociate”: io faccio vincere la tua amante nella mia Università e tu prendi mio figlio.

Passato attraverso questo pesante calvario, quando il nostro Siro arriva alla cattedra, ha perso ogni gusto alla libertà ed ha imparato a conoscere ed apprezzare le opportunità offerte dal compromesso. L’ultima tappa del cirsus honorum consiste nel “far fuori” il professore per farsi trasferire nella propria città.

Un pò come i bambini violentati diventano da grandi violentatori, ecco che – una volta “arrivato” Siro si rifà a sua volta con i giovani che gli si avvicinano, in un “loop” di snobismo, spocchia e coazione.

Al consolidamento del fascismo, quando si trattò di giurare fedeltà al regime, IN TUTTA ITALIA CINQUE PROFESSORI SOLTANTO RINUNZIARONO ALLA CATTEDRA PUR DI NON PIEGARSI AL REGIME. Gli altri aderirono al PNF che, come noto, significò “per necessità familiari”.

Per i militari, ci fu un tale rifiuto che FU PROMULGATA UNA LEGGE – ancora oggi in vigore – CHE VIETA DI DARE DIMISSIONI MOTIVATE.

Ci si può dimettere, ma non si può spiegare le ragioni del gesto.

E’ intuitivo che questo regime, questa prima repubblica morente, dovendo dare un esempio di “sobrietà e rigore morale”, ricorresse alla categoria dei professori universitari.

Questi signori sono della Università cattolica: oltre alle doti che sappiamo, hanno anche dovuto fare il giuramento antimodernista richiesto dal fondatore Agostino Gemelli. Il Don Verzé del fascismo.

IL REGIME DEI PROFESSORI ABBANDONA IL DIRITTO ROMANO PER QUELLO ANGLOSASSONE

A mano a mano che il tempo passa e si avvicina il confronto col Parlamento, si delineano i contorni della manovra e le ambizioni dei nuovi governanti.
Tra le perle offerte alla pubblica meditazione ieri a Ballaro’ , la signora Fornero ha lasciato capire che il regime dei professori e’ in grado di fare bene a condizione di avere più’ tempo. Per chi non avesse capito, il regime ha ambizioni Salazariane. Vuole durare. Sbarazzarsene non sarà’ facile.
La signora ha infatti detto che in poco più di diciotto giorni si poteva solo fare cassa.
Se vogliamo sapere quanto sono bravi, dobbiamo dar loro tempo. Il passaggio successivo sara’ che dato che i problemi sono tanti si renderà’ necessario un piano quinquennale.
La seconda perla – rossa – e’ consistita nel paragone che la signora ha fatto – non ostacolata da nessuno – tra la situazione presente e quella dei paesi dell’est Europeo alla caduta dei regimi comunisti.
La paladina dei mercati ritiene che il sistema capitalista occidentale abbia prodotto le stesse rovine materiali e morali prodotte da settanta anni di bolscevismo e nessuno apre bocca.
La notizia comunque l’ha fornita il sottosegretario Catricala’ , tornato di recente dalla luna, che per far capire quanto il governo facesse sul serio, ha annunziato che nel decreto c’e anche la scelta di trasformare in reato il mentire al fisco.
In pratica , dopo questo decreto, un assassino avrà’ il diritto di mentire, mentre un evasore fiscale verra’ condannato per aver tentato di difendersi. Bella mossa.
Si tratta di un indirizzo giuridico di carattere anglosassone che cozza frontalmente col l’intera impostazione del nostro ordinamento – basato sul diritto romano- che riconosce al colpevole il diritto di difendersi anche con la menzogna.
Pare che questi signori siano stati scelti perché’ sono dei pozzi di cultura allevati nelle università’ e nei centri di sapienza che adesso rinnegano per scegliere il diritto anglosassone, negando la cultura ( millantata) in base alla quale sono stati scelti per governare.
Comincio a pensare che anche loro – come i Berluscones – si siano fatti una cultura sui telefilm di Perry Mason e per sfangarsela contano che in corte costituzionale hanno una maggioranza amica.
Comunque la migliore della serata l’ha detta Mario Monti a ” porta a porta” con un Vespa piu’ strisciante del solito: ” vedo che devo essere piu’ sincero”. Buona idea.

Hilary Clinton ha vissuto il ridisegno del Vicino Oriente sulla sua pelle.

Avrete forse notato anche voi una sorta di pausa nelle apparizioni della signora Hilary Rodham Clinton in televisione nel corso della prima meta’ di ottobre.
Poi, in coincidenza con il tour in Asia centrale, attorno al 21-22 ottobre, sono state diffuse un paio di fotografie in cui era vista solo di profilo, ma niente video.
Il passaggio successivo e’ stato quello delle foto assieme al Nobel cambogiano , signora Aung sang suu kyi ? Questa volta, la foto era di fronte.
Come forse avrete notato anche voi, amici lettori, la signora Clinton e’ parsa col volto più levigato e priva della mandibola cascante che la caratterizzava. Il confronto con la signorile cambogiana dalla pelle di bambina e’ risultato un po’ più’ equilibrato.
Evidentemente, mentre ridisegnava i contorni dei paesi arabi, la signora ha trovato il tempo per ridisegnare i propri, magari proprio in vista dell’incontro col suo mito: una donna che ha oscurato il marito che, infatti, nessuno conosce.
Sono stato colpito dalla duplice similitudine con la sua politica estera e la sua comunicazione: molti sforzi per eliminare un paio di rughe e ben figurare in Asia, mentre il resto e’ rimasto tale e quale ed e’ destinato inevitabilmente a deteriorarsi.
Anche l’addetto stampa dovrà’ arrendersi all’evidenza e finirà’ per ammettere che gli “interventi chirurgici” lasciano il tempo che trovano. Specie in politica.