Commentiamo episodi di rapimenti di minori e le tecniche investigative che vengono usate. Un magistrato
intervistato in TV diceva che l’ipotesi di lavoro era che la giovane rapita fosse ancora in vita e un ricercatore , un minuto dopo, elencava ” roggie, fognature e canali” in cui la si stava cercando.
Nessuno che abbia indicato nei “soliti sospetti” di un tempo un ambiente da investigare. Codificare le abitudini sessuali è proibito dalla legge sulla privacy….
Questo al Nord la scorsa settimana. Al sud ( puglia, Sicilia, Campania) è andata anche peggio. Un padre fu messo in galera, mentre i due figlioletti, caduti in un fosso in centro città morirono di fame, Una piccola sparì sul Monte Faito , Una a Mazara del Vallo, una quindicenne nel foggiano, un’altra a Roma a due passi dal Vaticano e così via.
Perché mai nemmeno un successo investigativo, magari per caso? Intanto perché nessuno vuole responsabilità. Chi non se le assume ha la carriera assicurata. Chi se le assume prima o poi sbaglia e addio carriera.
Le tecniche investigative italiane, si limitano ormai quasi solo alle intercettazioni e al bussolotto dei pentiti.
Quando si tratta di investigare, le forze dell’ordine sembrano gattini ciechi: non distinguono le mammelle di mamma gatta dai calzini del padrone. L’epoca in cui i marescialli dei CC sapevano tutto sui concittadini – specie nei piccoli centri – è ormai finita. I nuovi marescialli ( o funzionari di PS) fanno corsi di Kung Fu, seminari antiterrorismo e partecipano a “tavoli di contrasto alla mafia”. Manca la capacità di concentrazione, la penetrazione psicologica, la tenacia investigativa, l’apertura mentale, le fonti non di malavita che sole consentono di capire cosa è successo, ipotizzare uno scenario e cercare le prove dell’ipotesi investigativa. O c’è un pentito o niente. O c’è una intercettazione, o il nulla.
Ecco perché se scompare una minorenne si annaspa nel buio. Il questore o il prefetto non possono più dare una licenza di giornalaio o una pompa di benzina a un cittadino meritevole piazzandolio davanti alla scuola ( lo fa il sindacato…) in maniera che avverta le autorità se qualcuno si apposta nei dintorni. ( aiuterebbe anche a fermare la droga).
Di servizi di sorveglianza , nemmeno a parlarne: gli uomini servono ai sevizi essenziali di un regime agli stremi:manganellare manifestanti, difendere le ambasciate e per le scorte ai potenti : i poliziotti ci vanno volentieri. Se si è servizievoli, ci scappa il posto di lavoro per il figlio o per la figlia e qualche volta per entrambi. Il presidio del territorio è assicurato solo da improbabili cooperative di disoccupati armati a presidio delle banche. Montano, smontano , ma difendono i soldi, non i cittadini. L’insicurezza aumenta per la presenza di armi che spesso non sanno nemmeno usare.
Questo è quel che accade quando invece di presidiare il territorio si difendono singole persone. Il male colpisce i piccoli indifesi e le forze dell’ordine giocano a mosca cieca davanti alle telecamere acuendo il senso di insicurezza dei cittadini.
La militarizzazione delle forze di polizia – inquadrate in reparti invece che “embedded” tra la popolazione – ha prodotto effetti perversi. Un tempo il singolo graduato carabiniere o funzionario viveva nella zona da controllare e contava su una rete di familiari, amici e portieri di stabili, spesso ex appartenenti alle forze dell’ordine. Gli bastava vivere nel quartiere per sapere molto. Chi voleva parlare sapeva a chi rivolgersi.
Il costo elevatissimo degli affitti ha scacciato questi sottoproletari nelle estreme periferie e , in casi di metropoli come Roma o Milano, addirittura nei paesi del circondario. So di un carabiniere che viene ogni giorno da Salerno. Monta in servizio dopo oltre due ore di treno (e ne ha altre due per smontare) . Ovviamente non conosce nessuno in città. Per circolare deve chiedere indicazioni ai passanti. Non si tratta di un caso isolato.
I condominii, tentati dagli alti prezzi e non impediti dalle leggi,hanno venduto gli alloggi destinati ai portieri riducendo il servizio a un volenteroso filippino per le pulizie delle scale. Poi quandi gli rubano i figli, potranno consolarsi con le ridotte quote condominiali. Anche i consorzi di villette hanno telecamere invece di difensori attivi. Se li rapinano possono contare su una foto ricordo.
Ecco perché polizia e magistrato, intanto, per non far salire l’insicurezza sociale chiamano un interprete dall’arabo nella speranza di identificare uno sfigato che faccia da capro espiatorio.
Eppure i casi scoperti per caso , Dutroux in Belgio e il più recente caso Kempush in Austria , dovrebbero aver insegnato che i reati contro i minori sono merce da benestanti spesso consumata in famiglia e dintorni.
Se non si ricostruisce il tessuto sociale di base e quello informativo, se non non si schedano gli esibizionisti dei giardinetti, si finisce per perdere il controllo del territorio. Il poliziotto di quartiere che non abita nel quartiere e le ronde di borghesucci nottambuli non salveranno i nostri figli. Serve senso civico di condominio, più ex poliziotti inseriti nel tessuto sociale che poliziotti militarizzati . Quando non si può contare sulla collaborazione dei cittadini, bisogna accontentarsi di quella ( lucrosa) dei pentiti. E anche le rotture di coglioni in aeroporto, procureranno elogi dall’FBI ma non sicurezza ai contrinuenti.
