Cito letteralmente da “La Stampa” nella rubrichetta di prima pagina BUONGIORNO a cura di Massimo Gramellini, un esempio di giornalismo che adoro e spero che apprezzerete. Possibile che ogni assassino chieda scusa e se la cavi ?
” Il ragazzo romano che con un cazzotto ha mandato in coma un’infermiera romena sotto l’occhio delle telecamere sarà sicuramente un bravo figliolo, solo
un pò nervoso e suscettibile: capita, di questi tempi.
E la lettera che ha indirizzato alla vittima – senza più darle dell’attaccabrighe, ma chiedendole “umilmente scusa” e chiamandola per cognome e nome, come nei certificati penali – sarà sicuramente farina del suo sacco e non dell’avvocato che cerca di evitargli il carcere. La cultura in cui siamo cresciuti è costellata di pecorelle smarrite, figlioli prodighi, simpatici manigoldi che fatta la marachella si nascondono dietro le gonne della mamma singhizzando i loro “chiedo scusa, non lo farò più”. Siamo un popolo di impuniti, per il quale il lieto fine giustifica i mezzi.
Eppure certi ravvedimenti provvidenziali si lasciano dietro una strana scia. Per dire: secondo i carabinieri, il ragazzo aveva già dato prova in passato delle sue arti pugilistiche, colpendo un passante che si era arrabbiato con lui, dopo che il nostro, a cavallo di uno scooter, gli aveva quasi arrotato il cagnolino. Chissà se, sbollita la tensione, il boxeur si era premurato di mandare una lettera di scuse anche al passante. E al cagnolino. Di sicuro, la prossima volta che mi troverò coinvolto in una disfida isterica, resisterò alla tentazione di reagire, ricordandomi che la persona che mi sta davanti freme dalla voglia di venirmi a trovare in ospedale con un mazzo di scuse.
