Il governo dei professori, sta iniziando a fare quello che si e’ convenuto chiamare ” il teatrino della politica” in ammirevole continuità’ con i governi precedenti.
La signora Elsa Fornero, piemontese con quel che segue, sta intrattenendo i media ai quali ha già’ propinato la storiella delle lacrime – peraltro non scese – da libro cuore, ha continuato con la favoletta della laureanda che lei va a trovare alle 23 di sera, in realtà’ sottraendosi al dibattito a Ballaro’ dopo aver detto tutto quel che voleva senza essere disturbata.
Oggi si scopre che il governo e’ disposto a rinunziare a un miliardo e mezzo prelevabile dal congelamento della indicizzazione delle pensioni dei poveri e di prelevare altrettanto dai conti correnti dei cattivi, nell’assordante silenzio di Tremonti che pure – nome dello Stato – si era impegnato a non infierire sui “pentiti” che avevano rimpatriato il malloppo.
Sentiamo tutti la voce di Fantozzi che dopo il secondo schiaffo dice ” ma come e’ buono lei” al capo che rinunzia a dare il terzo colpo.
Credevamo che imbroglietti simili li facesse solo, un tempo, l’assessore Augello e credo non ci caschi più nessuno.
Anche ” Il Corriere della sera” pare essersi reso conto che la gente non abbocca e in un angolino della prima pagina mette due titoli, ciascuno su una colonna, in cui i giornalisti Sergio Rizzo e Massimo Frascaro si chiedono se le provincie saranno davvero abolite ( sono in maggioranza di sinistra) e se ora che il fisco può fare quel che vuole nei nostri conti, se la burocrazia allenterà la sua presa sulle nostre vite.
Come mai una classe dirigente tanto scadente? Che conseguenze avrà’ sul nostro futuro ?
Abbiamo precedenti cui rifarci per capire cosa accadrà’?
La ” sciura Elsa” ce lo ha lasciato capire quando – sempre a Ballaro’ – ha fatto il paragone tra la nostra situazione e quella dei paesi dell’est e in particolare della Russia.
Caduta l’Unione Sovietica, e convertiti al capitalismo i cinesi, nulla si oppone più’ alla costruzione di un nuovo ordine mondiale, secondo le idee economiche che il professor Milton Friedman – allievo del herr professor Friederich Hayek – ha diffuso per tutta la vita dalla scuola di Chicago ed applicato poi in Cile durante gli anni di Pinochet; negli USA in occasione dell’alluvione di New Orleans ; i suoi discepoli in Irak e poi in Russia dopo i crolli dei rispettivi regimi.
Il principio e’ semplice ed e’ spiegato nel suo libro- manifesto ” Capitalismo e Libertà”: salvo che l’esercito per la difesa esterna e la polizia per quella interna, lo Stato deve rinunziare ad esercitare qualsiasi altra attività’ perché’ possa realizzarsi un mercato puro, regolato dalla legge della domanda e dell’offerta.
L’applicazione del principio e’ piu’ difficile data la resistenza delle istituzioni esistenti.
Il secondo passaggio, piu’ impegnativo moralmente, e’ consistito in quello che viene chiamato il
Capitalismo catastrofico”: attendere e spiare ogni avvenimento catastrofico, per riuscire a RICOSTRUIRE SECONDO I PRINCIPI DEL LIBERO MERCATO.
Il primo caso fu il Cile di Pinochet, devastato dall’irperinflazione. La ricetta di Friedmann funziono’, se non si tiene conto del fatto che gli oppositori furono azzittiti con la tortura.
L’ultimo in cui Friedmann intervenne di persona con una lettera al ” wall street journal” fu l’alluvione di New Orleans a seguito della quale, invece di ricostruire le scuole pubbliche diedero buoni utilizzabili per studiare in scuole private in giro per il paese. Anche qui, se non si tiene conto che adesso New Orleans e’ una città’ morta rispetto a com’era prima, possiamo parlare di successo.
In Irak, il governatore L. Paul Bremer, nei primi giorni dell’occupazione delle Nazioni Unite, impose massicce privatizzazioni, libero scambio senza restrizioni, imposte a tasso unico del 15% e spettacolare riduzione dell’apparato statale, al punto che il ministro Ali Abd el Amir Allaoui, fece la dichiarazione che ” dopo tante sofferenze subite, il popolo non ha alcun desiderio di essere trattato come una cavia per esperimenti economici”.
L’alleggerimento dell’apparato statale incluse anche l’esercito – con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti- e il personale dei musei talche’ possiamo ammirare capolavori archeologici assiri negli Stati Uniti o comunque non dove si trovavano prima della guerra.
Anche li le privatizzazioni sono riuscite se non si tiene conto dell’enorme numero di morti che il conflitto ha provocato.
Insomma, questa nuova politica economica si presta bene ad essere applicata in paesi indeboliti con le buone o con le cattive, viene applicata anche in Russia e in Cina dove governi “a robusta conduzione” impongono l’osservanza delle regole del ” libero mercato” assecondate da elites economiche locali il cui nome cambia ( oligarchi, pirahnas, ecc) ma non la funzione.
Questa politica dello sfruttare le catastrofi per presentarsi con società’ private e polizie private a proporre rimedi estranei alla vita e alla cultura dei luoghi, si sono applicate anche con lo Tsunami nel Pacifico e in Africa ( con la crisi del debito che gia’ ci e’ stata e che ha privato i paesi coinvolti delle loro ricchezze) al punto che un funzionario del Fondo monetario Internazionale condenso’ nella sua lettera di dimissioni dal Fondo con lo slogan: ” privatizza o crepa” la politica che ad un certo punto si rifiuto’ di eseguire. ( Davidson L. Budhoo : “enough is enough, dear Mr. Camdessus… Open letter of resignation to the mangaging Director of The International Monetary fund,” New Horizons Press, New YORK, 1990 pag 102.)
A questo capitalismo delle catastrofi, ogni occasione e’ buona: una guerra, uno tsunami, un disastro in borsa, tutto consente di introdurre capitali e società ” libere” per sostituirsi al sistema crollato, senza incontrare resistenze per creare “la società più’ giusta e più libera , in un libero mercato”.
Anche da noi la resistenza e’ minima. Siamo tutti terrorizzati dalle prospettive – false – che ci fanno intravvedere questi imbonitori, incaricati di farci bere l’olio di ricino di questa tornata.
Ad ogni disastro – e questo lo e’ – giunge rapidissimo l’attacco alla sfera pubblica per ottenere privatizzazioni lucrative, che devono approfittare dello smarrimento psicologico delle popolazioni.
Gli argomenti sono sempre inoppugnabilmente razionali. Lo diceva anche Marcuse ( remember?)
Nell’opera DIMENSIONE ESTETICA” 1977 in cui analizzava la situazione politica e sociale dopo il ’68, ” la struttura repressiva della ragione e l’organizzazione oppressiva delle facoltà’ mentali si completano e si sostengono a vicenda”. E in questo senso la razionalissima professoressa Fornero e’ la rappresentazione fisica della situazione. sembra la matrigna di Cenerentola.
A proposito, BUON NATALE A TUTTI.
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Commenti
Se avessimo imparato dalla storia ed anche da come si comportarono i vari imperi, compreso il Romano, avremmo dovuto capire molte cose e quindi reagire o agire di conseguenza invece che oggi scoprire l’acqua calda, piangerci addosso, lamentarci, ecc…Il vecchi proverbio diceva che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e peggior cieco di colui che non vuol vedere. Il Sommo Dante ci avrebbe messo all’inizio dell’Inferno fra gli ignavi!
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