Riva Sud : l’instabilità cambierà il flusso mercantile verso il mediterraneo?

 In uno dei primi articoli  su questo blog  scrissi che  il mare nostrum stava ridiventando il  centro  del commercio mondiale.  E’ l’opportunità del secolo e su questo convengono tutti.

 Questa è la ragione per cui  tanti immobilismi stanno saltando in questo periodo.  L’ instabilità rischia di diventare un  ulteriore fattore di  nostra marginalizzazione rispetto al commercio internazionale, assieme alla corruzione e alla burocrazia. Dobbiamo liberarcene e presto se vogliamo sopravvivere come Nazione senza ripiegarci  in un ghetto identitario.

superati dai greci, dai turchi e da Israele. A quando il Montenegro?Nella foto bandiera Turca e UE affiancate, ma l'avvenire è un altro.

Qualcuno attribuisce questi sommovimenti a sete di democrazia, altri alla fame di pane. C’è sempre di tutto un pò nelle motivazioni umane sottostanti alle sommosse, specie sulla riva sud. Ognuno  è disposto a battersi  per quel che gli manca di più,ma la verità è che è  semplicemente venuto a mancare,  come fattore  di stabilizzazione, l’interesse  della grandi potenze allo statu quo. Anzi.

Albania ,  Egitto, Tunisia, Algeria, Giordania, Gaza, Libano,  con Libia e Marocco in leggero ritardo sulla tabella di marcia stanno afrontando il nodo non risolto dalla UE nello scorso decennio, dello sviluppo e stanno eliminando i parassiti che li rodevano dall’interno. La possibilità è concreta e vi mostro due  esempi realizzati da due paesi mediterranei  meno strutturati di noi.

Serbia e Bosnia sono alla ricerca della  pace solo grazie alla mediazione turca e non per le truppe europee di stanza in loco .  Mi aspetto a giorni una mediazione turca anche in Albania.  L’autonomia ha tra  le sue conseguenze, quella di aguzzare l’ingegno.

La  Turchia, fatto senza precedenti, ha raggiunto una intesa per la  costruzione del muro anti immigrati sulla frontiera greca senza grandi pressioni della UE.  benché questa scelta lasci il cerino degli immigrati in mano ai turchi che hanno deciso di costruire nuovi centri profughi in casa loro invece di lasciar scorrere il flusso degli emigranti verso il nord. Una bella cambiale d incassare dalla UE.

Se a questa nuova politica verso i Balcani aggiungiamo la penetrazione economica  produttiva verso  l’ex Russia  mussulmana,  verso la Russia  ortodossa-  persino le case popolari di Mosca sono ormai appaltate quasi solo a imprese turche –  e verso il sud  arabo ( ne abbiamo trattato la scorsa settimana degli investimenti sull’Eufrate e la strategia dell’acqua)  avremo chiara la situazione: la Turchia si è ritagliata una posizione strategica vitale tra est e ovest, sta intessendo rapporti amicali con  tutti i suoi ex sudditi/nemici  ( Grecia  e Armenia comprese) e si accinge assieme all’Iran a costituire un “plateau” politico-energetico-militare capace di  incutere timore a molti,  Irak, Siria , Emirati e  Arabia Saudita compresi.

La recente scelta  della classe dirigente   di  realizzare un moderato avvicinamento   all’islam  – oltre ad assicurarle una base di consenso  popolare  ( come alla Dc anni cinquanta) e togliere aria ai fondamentalismi,  consente alla Turchia   di candidarsi in un  futuro  non lontano e non ipotetico   a custode dei luoghi santi come lo fu nel  suo passato imperiale. Se gli USA si scontreranno coi sauditi – sembra impossibile ma non lo è –  l’opzione non potrà che essere questa.

 Le  improvvise frizioni con Israele e il “protettorato morale” sui palestinesi, si inquadrano armonicamente in questa strategia suggerita  dal rifiuto della banda dei quattro ( Sarkosi;Merkel, Ratzinger e Barroso)  a riconoscerle  un posto in seno all’Unione Europea con buona pace dei 5 milioni di turchi diventati cittadini tedeschi da anni e che sono il segreto dalla dinamicità dell’industria tedesca, specie automobilistica. (Solo gli italiani si ostinano a costruire automobili usando mano d’opera italiana).

Il solo  altro paese non in crisi economica  sulla riva sud del mediterraneo è Israele la cui preoccupazione principale   attualmente è quella di non rivalutare lo Schekel. Benchè Israele  non abbia nessun  tipo di flusso economico, finanziario o di merci e tecnologie con la totalità dei paesi vicini e benchè abbia continue  e ricorrenti esigenze di coscrizione   dei cittadini e  spese militari  ingenti,  riesce a creare le condizioni dello sviluppo. Quali segreti hanno in comune  questi due popoli tanto diversi per storia, geografia e cultura?

Entrambi questi paesi hanno opinioni pubbliche libere di esprimersi , ma istituzioni  sostanzialmente autoritarie,consapevoli dell’interesse nazionale  e capaci di perseguire gli obbiettivi individuati.   Le loro classi dirigenti si combattono senza pietà, ma all’interno senza cercare appoggi stranieri. Entrambi questi Stati  hanno le  Forze Armate come supremo  bastione della Repubblica e  identificano nel servizio militare  lo strumento  base di educazione  e di formazione dei cittadini. 

Israele ha trovato  mano d’opera a basso prezzo  nei palestinesi  e la Turchia ha nei contadini anatolici  un nerbo di mano d’opera frugale e abituata a sacrifici  anche di lunga durata. I tedeschi hanno la Volkswagen che produce con tre turni giornalieri di turchi e capi operai  italiani,. Noi  avevamo una posizione di vantaggio nel mondo arabo e l’abbiamo venduta per un sorrisetto di Bush, mandando truppe in Afganistan; abbiamo cavato le castagne dal fuoco   a Israele accogliendo i suoi piloti in Sardegna a fare esercitazioni quando i turchi li hanno mandati via in nome della real politik. Abbiamo il maggior patrimonio artistico-turistico del mondo e mettiamo tasse sui visitatori;  facciamo fuggire i capitali stranieri  che non investono più nel nostro paese;  abbiamo annualmente  un numero di  nuovi brevetti inferiori alla Grecia;  protestiamo contro gli immigrati che producano a basso costo;  Anche i capitali italiani stanno fuggendo.  Il servizio militare è definito in costituzione ” sacro dovere” e lo abbiamo sospeso. Ad ogni caduto, il governo si ferma per andare a messa;  Il sindacato ignora che  se non produciamo a costi  competitivi le imprese falliscono. Le banche fanno finti piani di aiuto alle industrie che servono a incassare i crediti pregressi dati alle grandi industrie

.A forza di discutere  sulle pause per la pipì, mangeremo merda.

Antonio de Martini

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Commenti

  • Avatar di Roberto Roberto  Il gennaio 24, 2011 alle 6:57 PM

    E’ inutile: la scuola è scuola. Dagli allievi di Pacciardi a quelli di Berlusconi. Noi usiamo il cervello. Loro useranno l’…ello. A pompetta.

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