Al Pentagono cominciano a sentire il peso ( economico) della guerra. A seguito della nuova disposizione emanata dall’amministrazione del Presidente Obama che obbliga
i consulenti della Difesa a dichiarare tutte le altre fonti di guadagno estranee all’amministrazione, ben 158 tra generali e ammiragli a riposo che svolgevano attività consulenziale per le FFAA, hanno preferito dare le dimissioni piuttosto che rivelare da chi e quanto fossero pagati.
Tra quando il Presidente Eisenhower denunziò nel suo discorso di addio le collusioni tra industria della difesa e militari , ” il complesso militar-industriale”, sono passati cinquanta anni e il costo di queste consulenze di “smazzettati” era ormai giunto a 440 dollari all’ora !
Se in tanti hanno rinunziato a cuor leggero a un emolumento così significativo, è facile dedurre che il guiderdone incassato in contemporanea dalle industrie per promuovere i loro prodotti o immaginare tattiche compatibili con questi, fosse ben più importante. Anche da noi in Italia, tutti i vertici della FFAA , appena cessano dal servizio,vengono ingaggiati per consulenze dai due colossi che si spartiscono le commesse della Difesa italiana: Fiat e Finmeccanica.
Ma più che di conflitto di interesse, si tratta di una buonuscita gratificante, che però tutti si aspettano e questo può creare un condizionamento mentre gli interessati sono ancora in servizio. Il sistema più usato in Italia è invece di marca prettamente statalista e forse eticamente meno discutibile : farsi trattenere in servizio oltre i limiti di età per continuare a percepire lo stipendio intero e non marcire ai giardinetti, visto che i militari ( tranne i marinai) hanno scarsa attitudine ad entrare nel mondo borghese ad onta della preparazione professionale che maturano.
In Italia non siamo mai riusciti ad impedire queste pratiche, anche perché la regola dovrebbe essere imposta proprio dai beneficiati e i limiti di età imposti ai militari sono troppo bassi.
E’ vero che un comandante di battaglione a 55 anni sarebbe incongruo in combattimento, ma è anche vero che potrebbe utilmente essere impiegato nell’amministrazione civile con eccellenti risultati fin verso i settanta. Proposi l’idea di trasferire gli ufficiali superiori in soprannumero alla promozione a colonnello , nelle USL ( ora ASL) dove avrebbero portato più senso dell’organizzazione e correttezza amministrativa.
Il sottocapo di Stato Maggiore Mario Buscemi accolse l’idea con interesse e mi mise in contatto col capo del personale ufficiali. Un Alpino a nome Zordan ( o Zoldan). I numeri fortunatamente coincidevano. Si poteva contare su circa 500 ufficiali: tanti quante le USL. Se si fosse realizzata l’operazione molte doppie fatture sono si sarebbero pagate di certo.
Appena Buscemi passò al comando militare della Sicilia, il capo del personale, non rispose più al telefono.
