IL CORRIERE DELLA COLLERA

La guardia del corpo ha sparato. Senza colpire. L’attentatore si è dileguato e nessuno l’ha visto. Belpietro è salvo. Stesso episodio – e stessa guardia del corpo – nel 1995 a difesa del magistrato D’Ambrosio, oggi in parlamento. Tra le piste ce ne sono due da non trascurare:

la prima è che ignoriamo se  il racconto della guardia del corpo la volta scorsa fu verificato e credo che questa volta vada analizzato attentamente.  C’erano vie di fuga non note? Come mai questo solerte polizziotto non mette mai un colpo a segno? Perché non è stato addestrato ad inseguire gli attentatori e non perdere il contatto, una volta stabilito, con un potenziale assassino? 

La seconda pista da seguire è se esistano ambizioni elettorali in Belpietro.  Visto che è così  strategicamente indispensabile alla causa della libertà di stampa, sarebbe bene non allontanarlo dal mestiere che fa tanto brillantemente.

La pista dell’attentatore scemo, francamente non mi convince. Se è stato tanto svelto da infilarsi in un condominio ben guardato e poi sparire come Fantomas, come mai l’ingenuità di andare per le scale con la pistola in mano? Perchè non attendere cinque minuti  prima di “attaccare la preda”. Possibile che non abbia mai visto un film in cui l’assassino aspetta al piano superiore proprio per non incontrare la guardia del corpo?

La ragione del mio scetticismo è semplice. Durante il periodo BR, a Roma, un giovane carabiniere ausiliario fu trovato con una pallottola nella coscia. La stampa gridò all’attentato. L’analisi balistica provò che la pallottola era uscita dalla canna della pistola d’ordinanza. Per ragioni di opportunità,  fu messa  la sordina e il martire rimase tale.  A riprova, l’attentatore non fu mai trovato.