La grande contraddizione che rende difficile il governo del continente è che i politici si pongono problematiche a livello europeo, mentre gli elettori votano in ottica nazionale.
Noi italiani – paradosso nel paradosso – abbiamo un elettorato europeista, ma una classe politica provinciale, eletta nazionalmente, che non si rende nemmeno conto di quali siano i problemi, al punto che, quando “vola alto” parla della legge elettorale.
In Europa non siamo riusciti a unificare nemmeno l’ambasciata a Damasco, tanto per dirne una.
Non abbiamo un esercito comune e nemmeno uno stato maggiore ( alla NATO ci sono gli USA e altri , tra cui la Georgia nel 2014) .
Non riusciamo a costruire assieme un aereo da combattimento o ( Concorde) commerciale.
La stessa vicenda dei Bond dimostra che siamo noi stessi a dilaniarci in lotte intestine.
Siamo arrivati al punto che il paese presidente della Unione Europea , va altrove a cercare credito.
È necessario invece trovare una intesa politica su almeno un paio di cose e cominciare da quelle, l’assetto istituzionale verrà poi, come è successo per il Consiglio d’Europa nel dopoguerra.
Il primo punto politico dirimente su cui convergere, è quello di riconoscere ufficialmente il patto fondante del prestito sovrano fissato da Carlo III d’Inghilterra quando vi fece ricorso per la prima volta: UNO STATO NON PUO’ MORIRE, QUINDI IL RIMBORSO È SOLO QUESTIONE DI TEMPO.
Su questo assunto, conquistò il credito necessario alla sua guerra con la Francia, dai Banchieri di Lombard Street. Così dobbiamo imporci.
Il secondo accordo politico da adottare è che I CRITERI DI FORMAZIONE DEI BILANCI PUBBLICI DEVONO ESSERE IDENTICI.
Il primo assunto politico collettivo sgonfierebbe le differenze tra gli spreads e il secondo accorcerebbe le distanze tra i paesi contraenti e la Germania che vedrebbe il suo rapporto deficit-Pil salire di parecchi punti, dato che attualmente non calcola nella contabilita di Stato la sua cassa depositi e prestiti. E anche questo farebbe un gran bene all’Europa.