PASQUA DI RISURREZIONE ANCHE PER LA SIRIA E L’IRAK? COMINCIAMO A PARLARE DI RICOSTRUZIONE? CHI SE NE OCCUPERA’? di Antonio de Martini

La quantità di disinformazione che viene paracadutata quotidianamente sulla pubblica opinione, specie italiana, è impressionante. La maggior parte del tempo cerco di non leggere per non scoraggiarmi e lasciar perdere.

Oggi, Pasqua, ho deciso di leggere i giornali sperando in una tregua, ma – tranne un pezzo del “Corriere della sera”che pettegolava su Auun Su Ky  o come cavolo si chiama quella che definisco da sempre ” l’Arpia Birmana”, per il resto mal me ne incolse.

Guido Olimpo è impegnato a ragguagliare dal salotto di casa i lettori e raccoglie, spero in buona fede, una serie di amenità sulla Siria.

Intanto riprende una notizia fasulla pubblicata parecchie settimane fa dal Washington post che – per avvallare l’esistenza dell’ISIS come entità statuale – parla di riduzione degli stipendi ai combattenti appartenenti alle truppe ribelli.  La decina di sigle che si contendono i favori e i finanziamenti americani e francesi ( gli inglesi amministrano abitualmente soldi altrui) hanno tutte differenti retribuzioni e tutte integrabili col bottino eventuale e con donazioni in natura.

Ricorderete la storiella di “Varo, Varo rendimi le mie legioni” del povero Augusto? Bene la pantomima si ripete: visto che tra poco il bluff si sgonfierà, occorre far sgonfiare il numero dei combattenti cui l’erario USA dava lo stipendio: statistiche di fonte USA annunziano che in questa ultima tornata di tempo sono morti sotto le bombe ben 28.000 combattenti islamisti.

L’avanzata dell’esercito regolare siriano è contrastata e “avanza lentamente”. Immaginiamo tutti  grandi e tenaci combattimenti? niente di tutto questo.: i ribelli hanno costellato di mine tutta l’area e quindi bisogna procedere con grande cautela. Il solo segno di presenza avversaria, sono automobili che esplodono costringendo la truppa a raddoppiare le precauzioni e riordinare le fila.

Le mine sono un caso a parte su cui indagare. Un accordo internazionale le aveva messe al bando dal consorzio civile e la convenzione era stata firmata anche dall’Italia e dagli Stati Uniti. L’Italia era leader mondiale nella fabbricazione e distribuzione delle mine antiuomo e il leader di mercato era BORLETTI ( Società al 50% con il gruppo Agnelli).

Di che origine e  fabbricazione sono le mine in mano ai ribelli ?  Bulgaria?  Se si di chi è il brevetto?  Con la ripresa di Palmira e quella irachena di Mossul , il possesso di Deir el Zohr diviene inutile e la fase di guerra guerreggiata potra dirsi conclusa con l’inevitabile  sgombero di Aleppo che rimarrebbe senza più speranze di rinforzi da parte di altri che non sia il confine turco, ma mi sembra che ormai Erdogan abbia altre gatte da pelare in casa….

I vari gruppi di ” amici della Siria” che si sono periodicamente incontrati e quotati per miliardi di dollari ( ricordate le riunioni di Amman e Roma in cui l’Italia , rappresentata dalla Mogherini si assumeva un ruolo di leadership’) , adesso si troveranno a dover dichiarare la loro disponibilità alla ricostruzione del paese che hanno devastato portando la devastazione anche in occidente.

Sul tappeto ci sono, gli attentati  in occidente – destinati a scemare a mano a mano che i fuochi di ISIS non saranno più alimentati – , ma con possibili vendette contro gli ex finanziatori ( UK, USA, Francia) che saranno certamente avari di liquidazioni.

Il ritorno dei migranti: Se l’Unione Europea si è detta disposta a versare entro il 2018 sei miliardi di euro per respingere alla frontiera  i profughi e farli pascolare in Turchia, quanto sarebbe disposta a sborsare  per vederli ritornare nel recinto di Assad?

Calcolando diecimila dollari a persona per sei milioni di profughi da sistemare, fanno 60 milioni di dollari, ovvero cinquanta milioni di euro. Si tratta di meno della metà delle cifre preventivate come costo della UE per accoglierli e sistemarli ( 133 miliardi).

Vediamo chi dovrebbe-potrebbe accuparsene e – soprattutto – chi non dovrebbe.

Francia e Inghilterra sono le ex potenze coloniali  della zona. L’Inghilterra in Irak ha in particolare combattuto per tutti gli ultimi cento anni ( iniziando nel 1919). La Francia, sempre dimenticando gli ultimi dieci anni di patimenti, oltre ad essere la potenza coloniale ha anche represso nel sangue la rivolta del 1925 ed e vista male anche dai cristiani che le rimproverano di essere passata da protettrice dei cristiani a quella diei mussulmani. Bocciati.

Gli Stati Uniti, nei paesi arabi sono ormai il paese  con un indice di popolarità inferiore a Israele, il che è tutto dire.

Restano Italia, Grecia, Spagna, Germania, Olanda e Russia, oltre alla neutrale Svizzera.

Classificando i legami  commerciali, quelli culturali, la posizione geografica,l’assenza di mire egemoniche, la capacità industriale e costruttiva e la capacità di adattamento collaborativo, noi italiani siamo i primi della classifica, seguiti a ruota dalla Grecia e dagli spagnoli.

La Germania, prima assoluta dal punto di vista industriale e finanziario ha un grado minimo di compatibilità adattativa e una sfavorevole posizione geografica, oltre ad avere i suoi 4 milioni di mussulmani di etnia turca ( e/o Curda)e quindi difficilmente utilizzabili in un ambiente ancora in attrito con le minoranze curde presenti in entrambi i paesi.

La Spagna ha buone chances di introdursi, come la Grecia, ma entrambe sono carenti a livello di finanza e capacità progettuale. Potrebbero partecipare a uno sforzo integrato con l’Italia.

La Russia ha avuto un ruolo politico importantissimo nell’avvio della crisi verso la soluzione, ma deve occuparsi in via prioritaria dello sviluppo di casa sua – dove ha nominato  Yury Petrovic Treetsev , già ministro per le risorse naturali, plenipotenziario per lo sviluppo economico dell’Estremo Oriente con pieni poteri – e deve ancora affrontare la stabilizzazione della crisi ucraina che sarà definitivamente superata se la Crimea  riuscirà ad affrontare una fase di sviluppo da far invidia alla Ucraina occidentale che versa in condizioni economiche spaventose.

Se Matteo Renzi avesse ambizioni di risolvere il problema italiano di occupazione, rilancio economico e ruolo nella Unione Europea, ecco che ha piazzato ottimamente i suoi uomini nei punti chiave: un ex sottosegretario del suo governo come Ambasciatore a Bruxelles e la responsabile della politica estera dei 29 paesi UE , Federica Mogherini.

Serve solo un po di coraggio nell’essere il prmo a ristabilire la ripresa dei rapporti diplomatici con Damasco,  offrirsi nell’opera di organizzazione della transizione e riprendere quello che fu per anni il ruolo italiano di “spiegatore della realtà del Levante”.

Per risorgere, come per l’amore,  bisogna essere in due.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Commenti

  • luigiza  Il marzo 28, 2016 alle 8:55 am

    COMINCIAMO A PARLARE DI RICOSTRUZIONE? CHI SE NE OCCUPERA’?

    Però parliamo anche di chi pagherà perchè a naso direi che la Siria di soldi da investire ne abbia pochini dal momento che, da quanto lessi in rete, la ‘crisi’ siriana cominciò con la ribellione di provincie quando il governo centrale si trovò in difficoltà nel distribuire aiuti causa raggiunto e superato il picco del petrolio locale. Insomma non c’era più sufficiente trippa per tutti i gatti, il tutto complicato da una siccità.

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    • antoniochedice  Il marzo 28, 2016 alle 9:00 am

      Non ha letto il post come fa di consueto…. Ho iniziato citando i paesi ” amici della Siria” che si sono ripetutamente quotati per contribuire….

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  • evenstar@libero.it  Il aprile 9, 2016 alle 7:35 PM

    In verità, anche se la notizia non è quasi girata, Franceschini manderà la Sovrintendenza per ricostruire i beni archeologici danneggiati.

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    • antoniochedice  Il aprile 9, 2016 alle 8:52 PM

      Sono quaranta anni che le missioni archeologiche in Siria sono prevalentemente italiane, guidate dal prof Matthiae e
      La moglie di Assad ha avuto la laurea honoris causa da ” La Sapienza” per il sostegno dato alle missioni archeologiche italiane.

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