ALLA CAMERA E SUI MEDIA SUCCEDE DI TUTTO TRANNE PARLARE DELL’ORO DEPOSITATO ALLA BANCA D’ITALIA. NESSUNO SI CHIEDE DI CHI SIANO 2450 TONNELLATE DI ORO . NAPOLITANO FIRMERÀ SENZA LEGGERE? Il PD SCAMBIA L’AMICIZIA DI QUATTRO BANCHIERI CON TRE MILIONI DI VOTANTI ? di Davide GIacalone

La rumorosa opposizione ortottera ha un merito: ha stanato tutti sulla sorte
di Banca d¹Italia. Il deputato Giorgio Sorial, del Movimento 5 Stelle, ha
dato il suo insperato contributo ad evitare che, anche oggi, i giornali si
soffermino sul merito della questione, che è enorme, e c¹è riuscito dando
del ³boia² al presidente della Repubblica. In più di una banca, di una
redazione e di una sede (indebitata) di partito gliene saranno grati. Ma sta
di fatto che la, pur tardiva (potevano pensarci al Senato, noi battiamo il
tasto da novembre!), determinazione nell¹opporsi all¹osceno trasloco di
patrimonio, da pubblico a privato, ha costretto tutti a uscire allo
scoperto.

Fino a ieri, su quel decreto legge, sembrava che i gruppi dominanti fossero
solo due:

a. quelli che, Partito democratico renziano in testa, votavano a
favore, ma se ne vergognavano;

b. quelli che, Forza Italia in testa,
votavano contro, ma non se ne vantavano.
Cosucce timide s¹erano viste, sia
nel gruppo di sinistra, dove non pochi senatori s¹erano rivoltati al
decretaccio, sia nella destra, dove il dubbio più grosso consisteva nel non
volere credere che si stesse consentendo lo scempio.

Ma, per vederle, ci voleva il microscopio.
Il merito della gazzarra pentastelluta è di avere
scoperchiato il formicaio.
Linguaggio inaccettabile, quello di Sorial.
Concetto volgare. Eloquio
sgrammaticato.

Ciò non toglie, però, che se il Colle lascia passare un
decreto improponibile, per la sua disomogeneità, mettendo assieme un microbo
urgente (Imu) a un elefante inquietante (Bd¹I), e se financo la discussione
viene strozzata, complice un sistema dell¹informazione che ha dimostrato
tutta la sua cointeressata e complice omertà, qualche dubbio sulla
praticabilità democratica e la linearità istituzionale è lecito.

L¹onorevole
con la barbetta intarsiata non merita alcuna comprensione. Tal quale quanti
hanno accompagnato il decreto con la penna fra le gambe, e non penzolante.
Tal quale i parlamentari che sanno benissimo quale disastro si prepari, ma
lo hanno votato per disciplina e voglia di restare dove sono.
Qui l¹unica
attenuante è l¹ignoranza, che può essere attribuita in modo vasto, ma
conduce solo a farli rincasare in fretta.
Lo scorporo poteva essere una teorica soluzione, come supposto da una delle
forze della maggioranza, Scelta civica, per bocca di Andrea Romano: da una
parte la copertura Imu, che viaggia per decreto; dall¹altra Bankitalia, che
torna in stazione.
Dario Franceschini, ministro per i rapporti con il
Parlamento, l¹ha definita impraticabile.
Ha ragione. Non sotto il profilo
tecnico, ma sostanziale: camuffata da Imu è l¹altra l¹operazione cui
tengono.
Il presidente della Camera, Laura Boldrini, e il capo gruppo del Pd, Roberto
Speranza
, hanno detto che sarebbe stato intollerabile vedere cadere il
decreto, perché ciò avrebbe comportato l¹immediato pagamento, da parte degli
italiani, della seconda rata Imu del 2013.
Vadano a fare un corso serale,
che tanto di mattina dormono: se cade il decreto manca la copertura,
comportando un problema per il governo, non per gli italiani.
Certo, se
l¹unico modo che conoscono per coprire i buchi consiste nello scavarli nelle
tasche altrui, la loro tesi assume un certo fascino.
Ma niente affatto in
modo automatico.
Visto che l¹opposizione la si faceva veramente, Forza Italia, con Renato
Brunetta
, ha ritrovato voce per dire non solo che il decreto è una
porcheria, non solo che la sua disomogeneità lo rende illegittimo, ma che
chi lo ha concepito deve essere allontanato.

Ancora non riescono a dire che
rivalutare un patrimonio non nel posto dove si trova, ma nei bilanci degli
azionisti (che poi azionisti non sono manco per niente), trasformando in
privato quel che è collettivo, è uno scandalo. Attendiamo che lo capiscano.
Intanto Fratelli d¹Italia, con Guido Crosetto, ha posto una questione,
presentando un ordine del giorno in cui si specificava che l¹oro della
patria resta dello Stato, non essendo proprietà di Bd¹I. Il governo ha
rifiutato il consenso.
Quella dell¹oro è questione complessa. Mi limito a
ricordare che la banca centrale lo inserisce nel proprio patrimonio (pagina
260 della relazione annuale), valutandolo in 99.4 miliardi di oro e crediti
in oro.
Le 2450 tonnellate di riserve auree, dunque, che fine fanno? Nel
senso: di chi sono? Perché se sono della banca ora finiscono agli azionisti.
Privati.
Se sono dello Stato, come ritengo, e colà solo depositati, allora
non dovrebbero stare a stato patrimoniale. Neanche a questo dubbio, in tutti
i sensi pesante, hanno voluto rispondere.
Il decreto è in bilico.
Per convertirlo il Pd paga il prezzo d¹intestarselo
interamente, cosa che gli procura amicizie altolocate e rabbia ampiamente
dislocata.

Per emanarlo Napolitano dovrà accettare di riceverlo e firmarlo
solo poche ore prima della scadenza ultima, fissata per la mezza notte di
oggi. Di solito lanciava moniti sia contro i decreti disomogenei che contro
gli invii senza tempo per leggere.
Che s¹ha da fa¹, pe¹ banca¹.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it <http://www.davidegiacalone.it>

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Commenti

  • ...  Il gennaio 29, 2014 alle 6:10 PM

    L’ha ribloggato su Il Blog di giornalismo economico e finanziario.

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  • sigmund  Il gennaio 30, 2014 alle 11:01 am

    Come la giri e come la volti il fine ultimo è sempre quello: l’oro. Purtroppo non sarà la prima volta che quello che è pubblico diventa privato…. ricorda molto le ricchezze dell’impero sovietico che con la rivoluzione, in men che non si dica, sono passate in mano ai privati per il proverbiale pezzo di pane, dopo aver corrotto, naturalmente, la classe politica a cui spettavano le decisioni. Niente di nuovo sotto il sole….. chissà se ci sarà anche da noi un Putin che ha ripreso in mano le redini del suo paese e ha restituito il petrolio al suo legittimo proprietario: il popolo russo.

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  • Anafesto  Il gennaio 30, 2014 alle 4:54 PM

    Concordo! Anche qui ci vorrebbe un Putin con senso dello Stato al posto delle legioni di eunuchi, lascivi, criminali lacché dei poteri forti che infestano il Parlamento Italiano.
    Ben ha fatto il M5S alzare i toni, così, pur se controvoglia, i media della disinformazione e della menzogna sono stati costretti a puntare i riflettori sulla truffa di stato; tuttavia credo che se continua così in Parlamento avranno buone probabilità di trovarsi con qualcuno che imbraccia qualche spranga invece della poveretta presa a schiaffi all’imbecille di turno.

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    • antoniochedice  Il gennaio 30, 2014 alle 6:50 PM

      Imbracciare una spranga?

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      • Anafesto  Il gennaio 31, 2014 alle 2:26 am

        Istintivamente pensavo a un AK-47, poi pensando che il buon Mikhail si era pentito di aver inventato quell’aggeggio creatore di vedove e orfani, sono ripegato sulla più semplice spranga, che può pure essere vista come la gamba di un scranno sul quale molti parlamentari sembrano incollati.

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      • antoniochedice  Il gennaio 31, 2014 alle 2:41 PM

        Sono ripiegato? Anafè….

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  • SC  Il gennaio 31, 2014 alle 9:06 am

    Questa e’ una grande vittoria di Draghi che e’ riuscito a mediare le posizioni inglesi e tedesche sempre a nostro discapito. E’ riuscito dove Prodi falli’.
    Piu’ che spranghe bisognerebbe imbracciare fucili con persone competenti…

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