PERCHE’ L’ORO DI BANKITALIA APPARTIENE AL POPOLO ITALIANO E NON ALLE “BANCHE PARTECIPANTI”. ( seconda parte) di Mario Esposito

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continua dal post di ieri col medesimo titolo.

 L’ORO E’ ANCHE UNA GARANZIA PER RECEDERE DALL’ EUROSISTEMA

L’oro rappresentava – e rappresenta oggi ancora , se è vero, come pare non possa smentirsi, che l’Italia potrebbe recedere dall’ Eurosistema ( diversamente, il conferimento della funzione monetaria  nel SEBC non sarebbe tale, trattandosi, pur a dispetto di ogni evidenza normativa di una cessione definitiva) –  un bene strumentale  all’esercizio di un ufficio sovrano, delegato alla Banca mediante la sua stessa istituzione e, poi,  ulteriormente regolato con le modifiche successivamente intervenute.

Le riserve auree dovevano pertanto qualificarsi – almeno fino a quando l’Italia ha direttamente emesso la propria moneta – come beni assimilabili a quelli demaniali e, pertanto,  siccome ” pertinenze della sovranità”, appartenenti al popolo,  anche se affidati, per la gestione, allo stato o ad altri enti pubblici: esse garantivano infatti  la sovranità interna ed esterna, quanto rispettivamente ai biglietti emessi e agli eventuali squilibri della bilancia dei pagamenti.

Con l’ingresso del nostro paese nel SEBC , cessa l’esercizio diretto ed in proprio ( non però la titolarità finale) della funzione suddetta in proprio  da parte dello Stato e, quindi, della Banca d’Italia.

Essa viene infatti affidata alla gestione della BCE: non a caso – la circostanza assume valore probante della loro natura demaniale –  la nostra Banca centrale ha dovuto conferire nell’istituto di Francoforte  una parte delle riserve italiane. E si è trattato dell’ultimo atto lecito di disposizione.

DA QUANDO SIAMO ENTRATI NELLA BCE  BANKITALIA HA CESSATO DI POTER DISPORRE DELL’ORO ITALIANO

Ne consegue che, successivamente a tale momento, la detenzione delle riserve auree da parte della Banca d’Italia non corrisponde ad alcun titolo, tantomeno di appartenenza.

Esse devono pertanto essere restituite alla collettività e per essa allo Stato, anche in ragione del permanere della loro funzione di garanzia dell’Italia  nei rapporti economici e finanziari comunitari e internazionali ( potendo fornire alla collettività data l’attuale consistenza delle riserve medesime, la capacità autonoma di emettere circolante assicurato, appunto, dall’oro) e , in ogni caso, per legittima spettanza, agli italiani, ai quali soltanto – ovviamente nelle forme costituzionali  all’uopo predisposte – compete l’assunzione di ogni determinazione in proposito, che trova, quale controlimite di legittimità, l’articolo 47 della Costituzione.

Peraltro, come dimostra l’art. 19 comma 10 legge n. 262/2005 , l’istituto di via nazionale non ha più i requisiti minimi per continuare  nella custodia e meno ancora ha idoneità ad esercitare poteri di carattere dispositivo, almeno sino a quando non sia perfezionato il procedimento volto a rendere il capitale dell’istituto a totale partecipazione pubblica.

E a quel punto, sia detto per inciso, non si capirà a che serva avere un capitale e non già un fondo di dotazione, come era tipico degli enti pubblici economici.

CON CHE DIRITTO POCHE BANCHE PRIVATE HANNO MESSO IL NOSTRO ORO NEI LORO BILANCI ?

Frattanto –  vi si faceva cenno prima –  è concreto il rischio che, pur avendo autorevoli fonti affermato che l’oro dell’Istituto centrale non può  considerarsi afferente  al patrimonio netto della Banca d’Italia, si giunga,  avendo i quotisti già provveduto  a rivalutare le proprie partecipazioni  facendo espresso riferimento  al valore delle riserve auree, alla approvazione di una disciplina che espressamente consenta il ricorso a tale metodo di valutazione, facendo così rientrare le quote nel patrimonio dei soggetti partecipanti anche ai sensi del c. d. CORE TIER 1  con conseguente disponibilità delle medesime sul mercato.

Qualora a tanto si dovesse giungere – e ” le campagne di stampa”  lo lasciano presagire –   si otterrà che delle riserve auree potrà disporsi in sede di negoziazione privata tra privati delle azioni delle Banche partecipanti  al capitale di Bankitalia che abbiano, in sede di determinazione  del patrimonio netto, attribuito alle proprie quote un valore ragguagliato  anche alle riserve auree di questa.

Tale prospettiva si porrebbe in contrasto con le funzioni attualmente proprie dell’Istituto di via nazionale: è molto dubbio, infatti,  che Esso possa provvedere ad operazioni che abbiano quale effetto predeterminato l’ausilio di alcuni soggetti, in violazione del principio di uguaglianza nel settore dell’esercizio del credito.

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Commenti

  • Francesco Venanzi  Il gennaio 13, 2014 alle 2:30 PM

    E’ molto chiaro. Si sta perpretando un furto a danno della collettività. Chi sono i furbi che l’hanno pensato e attuato? Vanno denunciati.

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  • Francesco Venanzi  Il gennaio 13, 2014 alle 2:32 PM

    E chi sono i conniventi che lo stanno favorendo? Vanno denunciati anche loro.

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    • antoniochedice  Il gennaio 13, 2014 alle 3:00 PM

      Potresti incominciare dal ministro proponente ( Saccomanni) se vuoi saltare il Consiglio dei ministri) poi potresti passare al capo dell’ufficio legislativo del Ministero dell’economia, alla commissione affari costituzionali del Parlamento.
      Tra i fiancheggiatori Quadrio Curzio e il suo compare che hanno scritto sul sole24ore.
      E il relatore della legge. I nomi li trovi nei post di questi giorni.

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  • sergio  Il gennaio 15, 2014 alle 8:04 PM

    dovrebbe essre inserito il reato di “traditori dello stato”

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  • antoniochedice  Il gennaio 10, 2015 alle 8:22 am

    L’ha ribloggato su IL CORRIERE DELLA COLLERAe ha commentato:

    L’ORO DEPOSITATO PRESSO BANKITALIA NON È PRIVATO. È DI TUTTI GLI ITALIANI. NESSUNO PUÒ APPROPRIARSENE. NON DIMENTICARE MAI.

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